Ghepardo: il mammifero più veloce al mondo che rischia l’estinzione

Un articolo di Alessandro Nicoletti, fondatore di Keep the Planet, sul ghepardo, il mammifero più veloce al mondo.

Persi negli immensi spazi della savana, un fulmine maculato a 93 chilometri orari cattura il vostro sguardo: nessuno strano fenomeno atmosferico, a viaggiare a una velocità pari a quella di un’auto moderna è il ghepardo.

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E’ la specie più specializzata della famiglia dei felini, l’unico appartenente al genere Acinonyx ed è anche la più controversa anche dal punto di vista morfologico avendo anche alcuni tratti che li rendono simili ai canidi.

Un tempo diffuso in gran parte dell’Africa e dell’Asia, questo animale vive in popolazioni poco numerose e frammentate, spesso minacciate dalla pressione demografica della popolazione circostante.

Il suo un areale era vastissimo e ricopriva gran parte del continente africano e buona parte di quello asiatico, purtroppo come molte altre specie, il ghepardo ha subito una drammatica riduzione numerica nel corso del XIX secolo causata da una riduzione del proprio spazio vitale a causa della caccia e della distruzione dell’habitat.

Oggi il ghepardo sopravvive solo in aree separate tra loro: i problemi ambientali fanno da contorno al fatto che naturalmente il ghepardo è un animale poco abbondante in natura, mentre i problemi riproduttivi legati alla scarsa variabilità genetica mette in pericolo la sopravvivenza della specie.

Animale simbolo del continente africano, noi di Keep the Planet siamo attivi nella conservazione del ghepardo attraverso la promozione di pratiche conservazionistiche come l’ecoturismo e il volontariato naturalistico sul campo.

Il ghepardo è un animale incredibile e meraviglioso che ha bisogno di tutto il nostro aiuto per sopravvivere.

Se vuoi diventare parte attiva della conservazione dei ghepardi, diventa socio dell’associazione, scarica il database e parti come volontario.

Contenuti dell'articolo

Ghepardo: cenni generali

ghepardoConsiderato l’animale più veloce del pianeta, l’Acinonyx jubatus, così viene chiamato scientificamente, è un vero e proprio felino velocista famoso per le sue doti da cacciatore e per la sua vista strabiliante.

Nonostante la sua merita fama, ciò che rende veramente unica la “scheggia” africana è la sua straordinaria capacità di accelerazione: con un solo salto, il ghepardo può accelerare fino a 3 metri al secondo (oltre che decelerare di 4 metri al secondo).

Da questa eccezionale facoltà derivano i suoi successi senza rivali nella caccia, il controllo di manovra e dello scatto rendono il felino implacabile nel raggiungere le sue prede, ma, nonostante ciò, la sua velocità media non super i 54 chilometri orari.

Attenzione a non confonderlo con leopardi e giaguari, i ghepardi hanno caratteristiche morfologiche tutte loro: hanno le zampe lunghe, le estremità strette, il muso tondo e corto, le unghie solo parzialmente retrattili (da qui prende origine il nome Acinonyx che combina, in greco antico, “immobile” con “artiglio) e una coda di 75 cm circa, tutti tratti che li avvicinano di più ai canidi che ai felidi.

Il vero colpo d’occhio è la splendida pelliccia color ocra, ruvida, fittamente maculata e caratterizzata da una piccola criniera che spunta a metà del collo dell’animale, visibile soprattutto nei giovani esemplari maschi e cha ha contribuito al nome scientifico della specie: jubatus in latino, infatti, significa proprio “portatore di criniera”.

Il ghepardo è formato da ben otto sottospecie riconosciute tradizionalmente, di cui sei africane e due asiatiche:

  • Acinonyx jubatus hecki – il ghepardo nordafricano, diffuso in Africa settentrionale e centrale;
  • Acinonyx jubatus jubatus – la sottospecie nominale, diffusa in Africa meridionale;
  • Acinonyx jubatus ngorongorensis – come intuibile dal nome, alla sottospecie viene ascritta la popolazione residente nel cratere di Ngorongoro, ma anche nel resto dell’Africa orientale, in quanto nel cratere non risiedono stabilmente ghepardi a causa dell’elevata competizione con gli altri grandi predatori;
  • Acinonyx jubatus raddei – il ghepardo del Turkestan, diffuso un tempo in Asia Centrale;
  • Acinonyx jubatus raineyii – sottospecie diffusa in Kenya e nel Corno d’Africa;
  • Acinonyx jubatus soemmeringii – il ghepardo centrafricano, diffuso dall’Etiopia al Camerun;
  • Acinonyx jubatus velox – diffuso nelle savane di Kenya e Tanzania;
  • Acinonyx jubatus venaticus – il ghepardo asiatico, un tempo diffuso in un vasto areale che andava dal Medio Oriente al Subcontinente Indiano e attualmente confinato in Iran, sulle sponde del Mar Caspio;

Dove vive e come si comporta il ghepardo

dove vive il ghepardoL’habitat del ghepardo è piuttosto vario: deserti, steppa, boscaglia rada, tutte zone non umide o con fitte vegetazioni che potrebbero intralciare la sua formidabile corsa.

Solo nel momento del parto e dell’allevamento femmine tendono a rintanarsi in spazi cespugliosi, così come i maschi per riposarsi tra una battuta di caccia e l’altra.

Per quanto riguarda il comportamento sociale, i ghepardi si differenziano dagli altri felidi, comunemente solitari: essi si muovono infatti tra le distese erbose della savana in piccoli gruppi (2-3 individui) di esemplari adulti, soprattutto se maschi e figli della stessa madre.

Difficilmente il maschio si muove da solo, questo accade solo se le zone confinanti sono abitate da sole femmine o altri esemplari solitari.

Più comunemente, il ghepardo maschio occupa interi territori che difende caparbiamente, con anche lunghi combattimenti, da esemplari dello stesso sesso.

Più pacifiche sono le femmine, che tendono a ignorarsi o comunque a non aggredirsi a vicenda, per questo gli spazi da loro occupati non vengono considerati “territori”, anche se raggiungono dimensioni più grandi di quelle degli individui maschi (da 34 a 1500 chilometri quadrati).

I ghepardi sono felini principalmente diurni, preferiscono cacciare alle prime ore del mattino o nel tardo pomeriggio, anche se talvolta la fame li porta a essere attivi anche nelle notti di luna visibile.

Ma la notte è pericolosa per il ghepardo, perché è quando aumenta il rischio di imbattersi in leoni o iene, nemici abili nello spostarsi al buio, che invece durante il giorno riesce a confondere mimetizzandosi con il suo manto tra le zone ombreggiata da cespugli e termitai.

Il leone, la iena, il licaone e anche il leopardo sono i veri rivali del ghepardo, soprattutto perché riescono spesso a sottrargli le prede a fatica guadagnate, non lasciandogli né il tempo né la forza per procurarsi altro cibo in breve tempo; questa problematica ha contribuito a limitare la presenza del ghepardo in determinate aree.

Gli altri animali della savana non sono in genere intimoriti dal ghepardo, proprio a causa delle sue dimensioni ridotte, come invece appaiono nei confronti degli altri grandi predatori.

Il ghepardo non può competere infatti con un leone o una iena in termini di forza fisica e questo lo costringe a una tecnica di caccia diversa dall’agguato tipico dei felidi: rimane sempre ben visibile, non si nasconde, ma resta calmo e pazientemente aspetta di iniziare il suo balzo fulmineo verso le prede.

Inizia così un inseguimento che spesso lascia gli obbiettivi del ghepardo senza via di scampo; le prede predilette, attaccate da una zampata e un morso alla gola, sono essenzialmente gazzelle di piccola taglia e giovani facoceri che vivono nella savana aperta.

Ma, una volta uccisa la prede, non c’è tempo di riposarsi per il ghepardo, c’è sempre il rischio che arrivino avvoltoi e sciacalli a tentare di rubare il cibo.

Molto meno aggressivo degli altri fratelli felini di pari dimensioni, il ghepardo ha avuto da sempre un rapporto pacifico con l’uomo, che tende a non infastidire (a parte qualche rara uccisione di bestiame).

Venerato da tribù del passato, e anche del presente, il felino viene molto rispettato in alcune culture religiose africane per la sua velocità e la difficoltà nel catturarlo.

Si pensi che nell’antico Egitto il ghepardo, simbolo di eleganza e potere, accompagnava i regnanti durante le battute di caccia alle antilopi.

Ma ciò che rende così meraviglioso quest’animale maestoso, oltre la sua velocità, ha rischiato di portarlo all’estinzione: la sua bellissima pelliccia maculata, infatti, lo ha fatto entrare nel mirino del mondo della moda, che, soprattutto negli anni Sessanta e Settanta, continuamente aumentava la sua domanda per capi preziosi.

Solo il cambio di rotta del mercato tessile occidentale ha permesso la fine di quest’atroce caccia alla pelliccia del ghepardo.

Stato di conservazione del ghepardo

ecologia del ghepardoDiscendente dal puma americano, oggi il ghepardo si trova principalmente nell’Africa subsahariana in piccole popolazioni isolate e in piccole zone dell’Iran, dove ha a disposizione ampi spazi aperti e pianeggianti, oltre che a un clima semidesertico con qualche copertura erbosa tra la quale mimetizzarsi.

Oggi l’IUCN classifica i ghepardi come “vulnerabili” e, in particolare, la specie asiatica e nordafricana è considerata “in pericolo critico”.

Oggi si contano infatti circa 7.000 esemplari che sono costantemente minacciati dal bracconaggio e dal disintegrarsi del loro habitat, oltre che dalla presenza pericolosa nelle riserve naturali dei predatori competitori: i leoni e le iene.

Questo numero è drammatico se si considera che nel 1975 le popolazioni selvatiche di ghepardo contavano ben il doppio e cioè 15.000 esemplari.

In pochi decenni, il ghepardo ha perso oltre il 90% del suo habitat originario, trend che si è rallentato, ma che non risolve il problema di una specie con pochi individui.

La loro popolazione è ora limitata principalmente a sei paesi africani: Angola, Namibia, Zimbabwe, Botswana, Sudafrica e Mozambico. La specie è già quasi estinta in Asia, con meno di 50 individui rimasti in una tasca isolata dell’Iran.

La drastica riduzione del numero di ghepardi presenti rispetto al passato rappresenta appieno i problemi della fauna selvatica più sensibile alle attività umane che modificano irrimediabilmente il territorio e le condizioni climatiche.

In aggiunta a ciò, il ghepardo è stato oggetto di una caccia massiva proprio per alimentare il triste mercato delle pellicce richiestissime in tutto il mondo.

Viaggio volontariato per la conservazione del ghepardo

viaggio volontariato con i ghepardiData la fragilità della specie, sono nate moltissime fondazioni e associazioni che si dedicano esclusivamente alla conservazione dei ghepardi.

Questi gruppi offrono la straordinaria opportunità ai volontari di partecipare attivamente alla conservazione del ghepardo attraverso campi di lavoro specifici.

Di sicuro non sorprende che gli umani siano la ragione principale per cui i ghepardi sono in pericolo di estinzione.

Come altri grandi carnivori, i ghepardi affrontano la perdita di habitat causata dalla conversione delle aree selvagge in terra gestita dedicata all’agricoltura o al bestiame.

Anche se i ghepardi raramente prendono animali domestici, gli allevatori  inoltre uccidono i ghepardi se percepiscono gli animali come una minaccia per il loro bestiame.

E sono proprio queste le cause che le associazioni cercano di fermare grazie all’aiuto dei volontari.

Alcuni ghepardi vivono già in aree protette come i parchi nazionali, ma gli ultimi studi hanno inoltre evidenziato che i due terzi della popolazione del ghepardo vivono al di fuori di queste zone protette, in parte perché gli animali hanno bisogno di spazio per vagare e cacciare.

Per partecipare ad un periodo di volontariato nei centri di conservazione per i ghepardi è importante conoscere l’inglese.

Non è necessaria alcuna preparazione specifica, ma avranno priorità tutti coloro che hanno una formazione di tipo veterinario o zoologico.

Per diventare un volontario per i ghepardi, diventa socio di Keep the Planet e scarica il database con i contatti diretti delle associazioni coinvolte.

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