Un articolo di Alessandro Nicoletti sull’elefante pigmeo del Borneo, sottospecie dell’elefante asiatico che rischia di sparire per l’ormai noto problema delle coltivazioni di palma da olio.
Continua la serie di articoli sulle specie in pericolo di estinzione qui sul portale di Keep the Planet, associazione ambientalista italiana che cerca di contribuire alla salvaguardia del pianeta anche grazie alla condivisione delle conoscenze scientifiche e non solo.
Oggi voglio parlare dell’elefante pigmeo del Borneo, specie in pericolo critico di estinzione endemica del Borneo, una delle isole più grandi che compongono lo stato arcipelago dell’Indonesia.
Amministrativamente il Borneo è suddiviso tra tre nazioni, la Malesia, l’Indonesia e il piccolo stato del Brunei, tuttavia, nonostante la suddivisione dei confini fatta agli umani, la flora e la fauna dell’intera isola condivide stesse origini destini e ovviamente problemi.
Tutta la flora e la fauna del Borneo è infatti minacciata dalle attività umane, specialmente la massiva espansione delle coltivazioni di palme da olio che per soddisfare una domanda sempre crescente sta distruggendo le foreste a ritmi mai visti prima.
Nel Borneo la situazione risulta ancora più drammatica perché è qui che troviamo le foreste primarie tra le più antiche al mondo, veri e propri tesori naturalistici con tassi di biodiversità altissimi e introvabili altrove, biodiversità che trova la loro massima espressione in specie simbolo come l’orango tango, la scimmia nausica e l’elefante pigmeo del Borneo appunto.
Elefante pigmeo del Borneo: cenni generali
L’elefante pigmeo del Borneo (Elephas maximus borneensis) rappresenta una delle 4 sottospecie ancora viventi dell’elefante asiatico.
Rispetto all’elefante africano, nonostante siano specie molto simili dal punto di vista strutturale, quello asiatico è più piccolo ed ha la forma del cranio differente.
Se l’elefante asiatico è diffuso dall’India al sud est asiatico, l’elefante pigmeo del Borneo, come suggerito anche dal nome, è presente solamente in Borneo.
Le origini della sottospecie sono piuttosto controverse esistendo diverse teorie al riguardo: la prima suggerisce come la specie sia indigena dell’isola, mentre un’altra indica come siano stati importati qui nel 15º secolo.
Una recente indagine genetica ha invece evidenziato come l’elefante pigmeo del Borneo sia in realtà un discendente dell’ormai estinto elefante di Giava dal quale si è suddiviso circa 300.000 anni fa.
Nonostante ciò, il dibattito rimane ancora aperto nella comunità scientifica e pertanto non c’è una definizione valida per tutti della specie.
Aspetto e caratteristiche fisiche
L’isolamento isolano portò gli elefanti del Borneo a ridurre sempre più la propria taglia corporea; questo comporta le maggiori dimensioni di orecchie e coda rispetto al corpo.
Questi elefanti hanno inoltre zanne relativamente poco curve rispetto alle altre sottospecie.
Gli elefanti del Borneo sono detti “pigmei”, in realtà recentemente sono stati fatti degli studi confrontando le dimensioni degli elefanti del Borneo con quelle degli elefanti provenienti dalla Malesia peninsulare e non sono state riscontrate differenze significative.
Sono più paffuti, ma hanno code e orecchie più grandi; le loro code infatti raggiungono spesso il suolo.
Questi elefanti hanno le zanne che si proiettano direttamente dal cranio invece di avvolgersi verso l’esterno come nelle altre varietà di elefanti.
L’elefante pigmeo maschio medio cresce fino a un massimo di 3 metri ed hanno un colore da marrone a grigio scuro come gli altri elefanti asiatici.
Ecologia e riproduzione
Gli elefanti del Borneo, come tutti gli elefanti del resto, sono animali erbivori, cioè mangiano solo le piante e le sostanze vegetali per ottenere tutti i nutrienti di cui hanno bisogno per sopravvivere.
Mangiano una grande varietà di vegetazione tra cui erbe, foglie, germogli, cortecce, frutta, noci e semi. Gli elefanti pigmei del Borneo usano spesso la loro caratteristica proboscide per la raccolta del cibo.
La specie segue rigide rotte migratorie che sono determinate dalla stagione dei monsoni.
L’elefante più anziano del branco è il responsabile del ricordo della rotta migratoria: la migrazione si svolge tra la stagione umida e quella secca.
A causa delle loro grandi dimensioni (non fatevi ingannare dalla parola pigmeo che viene utilizzata più che altro per paragone con le altre specie di elefanti), gli elefanti pigmei del Borneo hanno pochissimi predatori naturali nel loro ambiente naturale.
Oltre agli umani, le tigri sono il principale predatore degli elefanti che comunque non ci sono più in Borneo, ma resistono in Sumatra.
Il loro carattere è straordinariamente docile e timido; questa caratteristica fece sì che si ipotizzasse una loro discendenza da popolazioni domestiche di elefante asiatico.
Le femmine sono generalmente in grado di riprodursi quando hanno 10 anni di vita e danno alla luce un singolo cucciolo dopo un periodo di gestazione di 22 mesi.
Quando il cucciolo nasce pesa circa 100 kg, ed è allevato solo dalla madre e dalle altre femmine del branco.
Il piccolo rimane con sua madre fino a quando non ha circa 5 anni, periodo durante il quale impara le dure leggi della giungla.
Alcune curiosità sull’elefante del Borneo:
- sono più gentili degli altri elefanti;
- ha il cervello è il più grande tra tutti i mammiferi terrestri;
- la frequenza cardiaca di questo animale è 27;
- possiedono un acuto senso dell’olfatto;
- per profumare, agitano la proboscide da un lato all’altro;
- la proboscide è uno “strumento multifunzionale”, viene usato per imparare le dimensioni, la forma e la temperatura di un oggetto, serve a sollevare il cibo e ad aspirare l’acqua e poi a versarla in bocca per bere.
- sono in grado di mostrare emozioni come ridere e piangere. Inoltre, possono giocare e avere una memoria altamente sviluppata;
- sono in grado di “ascoltare” attraverso i loro piedi: i rumori sub-sonici, prodotti dagli elefanti, causano vibrazioni nel terreno e sono percepiti da altri elefanti;
- sono in grado di provare dolore e compassione;
- dimostrano autocoscienza, altruismo e comportamento giocoso;
- le orecchie di questi animali consistono in un complesso sistema di vasi sanguigni che controllano la loro temperatura corporea;
- quando fa caldo, gli elefanti sono in grado di rinfrescarsi grazie alla circolazione nelle orecchie.
Dove vive il piccolo elefante del Borneo
Fino a pochi decenni fa, quando il Borneo era una distesa ininterrotta di foresta pluviale, l’aerale dell’elefante era sicuramente più ampio dell’attuale.
Ad oggi infatti, gli elefanti sono confinati nella parte settentrionale e nordorientale dell’isola, nella regione del Sabah malese della parte indonesiana del Kalimatan settentrionale.
Nonostante la migliore situazione ambientale nel passato, si pensa che le popolazioni non abbiano mai occupato l’intera isola in quanto gli scienziati indicano alcune necessità per gli elefanti come la presenza di sorgenti minerali naturali per potersi rinfrescare e la presenza di alcune specie vegetali per il fabbisogno di cibo.
Negli anni ’80 furono individuate due distinte popolazioni nel Sabah che si estendevano oltre la riserva naturale di Tabin e nell’adiacente foresta.
In Kalimantan, il loro habitat è limitato a una piccola area contigua del fiume Sembakung.
Nel 1992, la dimensione della popolazione stimata per gli elefanti a Sabah variava da 500-2000 individui, mentre un censimento condotto in Sabah tra luglio 2007 e dicembre 2008 stimò una popolazione di circa 1.184 a 3.652 individui
Status di conservazione
L’elefante asiatico (Elephas maximus) è elencato nell’appendice I. della CITES. Tra le sottospecie dell’elefante asiatico, quella del Borneo è una di quelle più a rischio in quanto il suo areale è ridotto e minacciato dalla costante crescita delle coltivazioni di palma da olio.
Alcune stime recenti indicano la popolazione in calo rispetto al 2008, anno dell’ultimo censimento, stabilendo un numero variabile tra i 1000 e i 16000 individui.
Le minacce all’elefante pigmeo
L’habitat sempre più frammentato e degradato sta portando velocemente le popolazioni selvatiche di elefanti pigmei del Borneo sull’orlo dell’estinzione.
Le coltivazioni di palme da olio, le miniere e la crescita demografica stanno purtroppo riducendo le foreste primarie del Borneo, habitat degli elefanti.
Fortunatamente alcune delle aree principali sono ormai protette sotto forma di parchi nazionali, tuttavia questi territori sono limitati e non possono da soli sostenere una popolazione in riduzione.
Quando una specie regredisce in numero infatti, subisce le conseguenze della riduzione del pool genico.
Le popolazioni piccole e isolate presentano maggiore incrocio e perdita della diversità genetica che determina: una diminuzione della fitness riproduttiva e una ridotta capacità di evolvere in risposta ai cambiamenti ambientali.
La riduzione dell’habitat si associa al bracconaggio per l’avorio, gli elefanti di tutto il mondo sono vittima della spietata caccia per le loro parti in avorio che sono vendute a caro prezzo sui mercati asiatici.
Alcuni passi positivi sono stati compiuti per la messa illegale del commerio di avorio, tuttavia il bracconaggio continua lasciando vittime sul campo.
In Borneo gli elefanti vengono uccisi anche per conflitti con l’uomo, qui infatti gli animali entrano nelle coltivazioni e mangiano i prodotti dell’agricoltura, ovviamente cosa non gradita dai contadini che rispondono uccidendo gli elefanti.
Come proteggere il piccolo ma grande elefante
Salvare gli elefanti del Borneo è un dovere morale per l’umanità così come per il resto della fauna selvatica mondiale.
Le istituzioni si stanno muovendo dichiarando illegale la caccia all’elefante, proteggendolo con leggi internazionali e con l’istituzione di parchi nazionali.
Tuttavia, questi sono provvedimenti sulla carta che non si associano quasi mai ad azioni sul campo atte ad impedire nel concreto la diminuzione dell’habitat e la repressione del bracconaggio.
Questo avviene ovviamente per soldi, non è possibile infatti pattugliare larghe zone di foresta dai bracconieri che sono spesso dotati di tecnologie superiori a quelle dei ranger.
Come privati cittadini possiamo forse far poco per aiutare gli elefanti del Borneo, ma sicuramente anche se piccola, possiamo fare la nostra parte.
- Evitiamo i prodotti contenenti l’olio di palma: le coltivazioni sono la prima causa di deforestazione in Borneo;
- Non compriamo avorio: il motivo è ovvio, non alimentiamo il mercato;
- Evitiamo le attrazioni come passeggiate a dorso di elefante: per accontentare il turista vengono catturati esemplari selvatici;
- Aiutiamo i santuari e le associazioni: fanno un lavoro eccellente;
- Ecoturismo: visitando i parchi nazionali, dimostriamo ai locali che un elefante vivo vale più di uno morto;
Elefante pigmeo: considerazioni finali
Abbiamo visto come gli elefanti del Borneo provino emozioni e sentimenti, sono docili e affettuosi, ma purtroppo li stiamo cancellando dalla faccia della terra.
Come per moltissime altre specie animali e vegetali, la follia umana che attacca il suo stesso ambiente che lo sostiene sta provocando danni irreparabili di cui dovremmo rendere conto presto o tardi.
Certe azioni sono causa del danno in paesi lontani come il Borneo, ma noi possiamo fare qualcosa, specialmente quando siamo al supermercato.
Compra sempre e comunque cibo locale della zona, è la migliore freccia al nostro arco.
Alessandro.
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