Simbolo di un continente intero, da sempre, sin da piccolo la zebra è uno dei miei animali preferiti. Non so bene il motivo, ma sono affascinato dalle unicità, da chi va contro corrente, chi decide di esprimere la sua diversità in maniera fiera.
La zebra è il simbolo di questa diversità con le sue strisce bianche e nere si differenzia immediatamente dai suoi simili. A lei non importa che gli altri erbivori siano marroni per nascondersi meglio tra la savana, no, lei è diversa e preferisce confondere i predatori in maniera completamente diversa.
Questa diversità che la rende unica nel mondo degli animali rischia però di perdersi per sempre.
Se vuoi sapere tutto quello che dovresti sapere sullo stato di conservazione della zebra, beh, non devi far altro che guardare questo video qui sotto o continuare con la lettura dell’articolo. Io sono Alessandro e questo è Keep the Planet.
https://www.youtube.com/watch?v=r4hFIlSHwwk
Chi è la zebra
La zebra è un mammifero perissodattilo erbivoro, appartenente, come il cavallo, alla famiglia degli Equidi.
Le zebre sono animali sociali che vivono in grandi gruppi chiamati harem. Al suo interno troviamo una gerarchia ben consolidata con un maschio dominante, un numero variabile di femmine e i loro cuccioli. Durante le migrazioni gli harem si uniscono tra loro formando grandi gruppi di diverse centinaia di esemplari, dando vita ad uno degli spettacoli naturali più belli al mondo.
Queste migrazioni di massa avvengono in paesi come Kenya e Tanzania in cerca di pascoli ricchi e acque abbondanti.
All’interno di queste migrazioni di massa, ognuno ha il suo ruolo per aumentare la sopravvivenza del gruppo. Proprio come i cavalli, le zebre hanno la capacità di dormire in piedi, mentre parte del gruppo dorme, le zebre guardiane rimangono vigili in guardia contro l’eventuale presenza di predatori come leoni, leopardi e ghepardi.
Se una zebra viene attaccata, la sua famiglia interverrà in sua difesa sfruttando le loro forti zampe che possono ferire seriamente i predatori. Quando pensiamo che determinati sentimenti siano esclusiva degli umani, possiamo star certi che ci stiamo sbagliando.
Ma perché le zebre vanno contro ogni logica di mimetismo nella savana dove il marrone e il verde sono i colori dominanti e hanno queste caratteristiche strisce biance e nere?
Gli esperti non sono concordi in un’unica teoria, ma si pensa che siano una sorta di strategia per ingannare i predatori: quando sono in gruppo le migliaia di strisce colorate confondono i predatori che non riescono ad individuare un singolo esemplare da attaccare. Questa strategia potrebbe rappresentare un successo evolutivo in quanto non sono dei grandi corridori. Hanno una grande resistenza, ma non superano i 55 km orari.
Una teoria alternativa suggerisce che i colori del mantello possano disincentivare la presenza di parassiti come i tafani portatori di malattie.
Un’altra teoria ancora suggerisce le strisce come una protezione contro i forti raggi solari africani.
Una neonata zebra ha bisogno di solo un paio di ore prima di essere capace di camminare e saltare, i piccoli stanno vicino alla madre per i primi giorni dopo la nascita prima di essere accettato dall’intero gruppo. Le zebre necessitano dai 3 ai 6 anni di età per diventare maturi e procreare a loro volta. La vita media di un esemplare è di circa 25 anni in natura. Le femmine partoriscono un singolo puledro all’anno. Sono animali esclusivamente erbivori, mangiando prevalentemente arbusti, foglie ed erbe.
Le diverse specie di zebra e il loro stato di conservazione
Nonostante ci siano ancora dei dibattiti scientifici in corso, esistono 3 specie di zebra, la zebra delle steppe o di pianura, la zebra di montagna e la zebra di Grevy o imperiale. A loro volta queste 3 specie sono composte da varie sottospecie diverse tra loro.
La zebra di pianura è costituita da ben 5 sottospecie ancora viventi, la zebra di montagna da 2, la zebra imperiale nessuna.
Lo status di conservazione delle zebre cambia a seconda della specie che prendiamo in considerazione.
Con una popolazione stimata in circa 500.000 individui, la zebra di pianura nonostante sia considerata prossima alla minaccia, è quella più abbondante.
Da questa immagine possiamo vedere come l’areale della zebra di pianura spazia dai confini meridionali del Sahara, passando lungo l’Africa orientale, fino allo Zambia, al Mozambico e al Malawi, prima di diffondersi nella maggior parte dei paesi dell’Africa meridionale.
Le zebre delle pianure generalmente vivono nelle praterie senza alberi e nei boschi della savana, ma possono essere trovate in una varietà di habitat, sia tropicali che temperati.
Nonostante sia la specie che preoccupa meno i conservazionisti, la zebra di pianura così come tutte le grandi specie africane soffre per la perdita di habitat e per il bracconaggio.
La seconda specie di zebra per abbondanza è la zebra di montagna, la più piccola tra le zebre.
Composta da sue sottospecie, la zebra di montagna del capo e la zebra di montagna di Hartmann, con circa 12.000 individui stimati è considerata una specie minacciata secondo i canoni internazionali.
Da questa immagine possiamo vedere come il suo areale confinato solamente in due paesi, Sudafrica e Namibia, sia nettamente inferiore rispetto alla zebra di pianura.
La storia recente della zebra di montagna del capo ci dimostra come la conservazione quando ben fatta porta risultati concreti.
Cacciata fino all’estinzione, nel 1930 rimanevano solamente 100 individui di questa sottospecie. Con la sospensione immediata della caccia e la tutela dell’habitat oggi contiamo oltre 2700 individui
Ancora più preoccupante è la situazione della zebra di Grevy che con circa 2000 individui stimati, è la specie di zebra più minacciata al mondo.
E’ la più grande tra le zebre, con strisce più strette rispetto alla zebra di pianura, si distingue anche dal fatto che sono più alte e hanno orecchie più grandi.
Da questa immagine vediamo come l’areale sia limitato a sole due zone nel mondo, Kenya e Etiopia. Come per tutte le specie di zebra, le minaccie maggiori arrivano dalla perdita di habitat naturale e dal bracconaggio.
Le minacce per la sopravvivenza della zebra
Le zebre necessitano di grandi spazi verdi per il loro sostentamento, per garantire la loro diversità genetica e sostenere le grandi migrazioni tra i diversi habitat naturali.
Il bracconaggio illegale è un altro serio problema per le zebre che sono richieste sia per le loro carni prelibate e sia ovviamente per la loro caratteristica pelle a strisce.
La perdita di habitat dovuta all’invasione umana, alle pratiche agricole e al pascolo del bestiame rimane un problema nella conservazione di tutte le specie animali simbolo dell’Africa. Non solo zebre, ma anche elefanti, rinoceronti, giraffe, leoni.
Se non agiamo con decisione rischiamo di perdere queste fantastiche creature per sempre.
Come proteggere le zebre
Se vuoi diventare parte attiva della conservazione delle zebre ci sono diverse strade da percorrere. Dal semplice, ma importante ecoturismo, a veri e propri progetti di volontariato ambientale.
La strategia di conservazione delle zebre passa infatti non solo dai grandi e importanti progetti scientifici, ma anche dalla partecipazione attiva delle persone comuni.
Grazie alla nostra presenza in Africa come ecoturisti o volontari è possibile dare un’alternativa economica alle popolazioni locali, fondamentali per la tutela della fauna.
Più persone lavorano nei settori sostenibili della conservazione e più saranno i controllori e i difensori di questi fantastici animali.
I nemici degli animali sono infatti forti e agguerriti, pochi forse sanno che l’industria illegale del commercio di parti di animali è il quarto più grande al mondo dopo droga, armi e prostituzione.
I bracconieri sono finanziati dal ricco mercato nero, non si fanno scrupoli a sterminare tutto quello che vedono per un guadagno veloce e immediato.
Per contrastarli efficacemente serve personale preparato, equipaggiamenti e risorse economiche.
Stesso discorso per l’avanzamento inevitabile dell’agricoltura e degli allevamenti.
Chi protegge la fauna africana deve finanziarsi anche grazie all’ecoturismo e alla presenza di volontari, senza soldi la conservazione in Africa purtroppo non può esistere.