Volontariato ambientale sulla barriera corallina: salviamo il patrimonio marino

lavorare sulla barriera corallina

Le prime vittime del cambiamento climatico sono uno degli ecosistemi più belli del pianeta, mi riferisco alle barriere coralline.

Le barriere coralline sono formazioni rocciose sottomarine, costituite e accresciute dalla sedimentazione degli scheletri calcarei dei coralli.

Le caratteristiche uniche dell’habitat che si crea a ridosso di queste barriere, sono dovute alla presenza dei coralli stessi, che oltre ad essere bellissimi per i variopinti colori che si riflettono nell’acqua, sono anche la casa di migliaia di pesci, crostacei, molluschi, ecc.

Purtroppo questo ecosistema è in pericolo per via dei cambiamenti climatici. L’innalzamento delle temperature degli oceani e l’aumento di anidride carbonica nelle acque provoca infatti lo sbiancamento dei coralli e quindi la morte della barriera.

Lo sbiancamento dei coralli è un fenomeno distruttivo che colpisce le barriere coralline e i loro ecosistemi, in particolare la simbiosi tra i polipi del corallo e alcune alghe unicellulari fotosintetizzanti della famiglia delle Zooxanthellae.

Il colore caratteristico di ogni specie di corallo è dato dall’alga sotto i polipi e diventa vivido in proporzione alla concentrazione di questo microorganismo; la sua funzione principale è quella di eseguire la fotosintesi e produrre nutrimento per i polipi.

Quando sussiste un aumento della temperatura (anche di solo 2 gradi Celsius), l’intera struttura entra in una sorta di “febbre” e i microorganismi non sono più in grado di produrre nutrimento, pertanto dopo pochi giorni i polipi del corallo espellono l’alga simbiotica, facendo assumere alla struttura calcarea una colorazione più pallida o lasciandola completamente bianca. In assenza dell’unica fonte di nutrimento, i polipi sono destinati a morire di fame.

Per ovviare ai danni causati dall’uomo, molte associazioni organizzano dei campi di volontariato per ripristinare i coralli morti attraverso la ricostruzione del reef in zone adatte alla ricrescita.

Per farlo vengono utilizzati dei reef artificiali che verranno utilizzati come supporto per la ricrescita della barriera.

Fare un’esperienza di volontariato per la salvaguardia della barriera corallina è un’esperienza molto affascinante e utile per la conservazione di questi meravigliosi ecosistemi.

I Paesi principali dove fare volontariato sulla barriera corallina

I volontari che hanno a cure la salvaguardia dell’ecosistema marino, sono perfetti per un programma di volontariato sulla salvaguardia della barriera corallina. Le destinazioni in cui è possibile partecipare ad un progetto di volontariato di questo tipo sono numerose. Le barriere coralline infatti si trovano lunghe le coste e a largo di molti mari e oceani tropicali.

Madagascar

Il Madagascar è uno stato insulare situato nell’oceano indiano, al largo della costa orientale dell’Africa. Le isole che compongono questo stato sono uniche per la loro biodiversità e per il loro ecosistema, e ospitano un gran numero di specie endemiche sia vegetali che animali.

In questo luogo è attivo un progetto per la salvaguardia della barriera corallina del Madagascar, in cui sono ospitate centinaia di specie di pesci, razze, ricci di mare, stelle marine, coralli e tartarughe.

Cambogia

Un progetto di volontariato per la salvaguardia della barriera corallina si svolge poi a Sihanoukville, in Cambogia.

I volontari provenienti da tutto il mondo possono prendere al progetto per proteggere le barriere coralline locali, attraverso l’agricoltura corallina sostenibile, ed avendo la possibilità di immergersi nelle splendide acque cambogiane.

Indonesia

Ad Ampalura, in Indonesia, è possibile partecipare ad un progetto di volontariato per la conservazione della flora e della fauna marina indonesiana.

Qui è infatti attivo un progetto che permette ai partecipanti di prendere parte ad attività culturali, di conservazione, di lavoro con la comunità, e che prevedono immersioni.

Sulle spiagge del villaggio sono costruite barriere coralline artificiali, situate all’ombra di alte palme. Tianyar si trova nella regione del Karangasem e dista poche ore dalla capitale dell’Indonesia, Bali. Visitare quest’isola è un’esperienza unica, poiché è una delle poche rimaste in cui il turismo non è dilagato in modo invadente, contaminandone la cultura.

In questa esperienza i volontari hanno la possibilità di imparare a immergersi, essendo presenti gli istruttori del centro, e di conoscere il mondo marino. In particolare, il progetto attivo ad Ampalura ha come obiettivo la costruzione e la distribuzione di scogliere artificiali, su un’area di scogliera precedentemente distrutta.

I volontari che prendono parte al progetto lavorano a fianco di altri partecipanti provenienti da tutto il mondo, ma anche dei pescatori locali, per costruire strutture personalizzate di scogliere artificiali, che vengono poi dispiegate in mare usando le tradizionali barche da pesca. Una volta immerse le strutture coralline, sono i volontari a sistemarle in acqua a circa 6 – 8 metri di profondità, al fine di farle diventare la casa di diverse specie marine.

Tipologia di attività di volontariato sulla barriera corallina

volontariato ambientale barriera corallinaLe attività che possono svolgersi in un campo di volontariato che realizza progetti per la salvaguardia della barriera corallina, possono essere diverse.

Chi vuole fare una di queste esperienze deve tenere conto, in primo luogo, che molti progetti di volontariato richiedono ai candidati il possesso di determinati requisiti, soprattutto perché le attività previste dai programmi possono essere molto tecniche.

In particolare, spesso viene richiesto ai volontari di saper nuotare e di essere in grado di immergersi, o di avere un brevetto da sub. Comunque sono molte le associazioni di volontariato che prevedono dei corsi formativi da far svolgere ai partecipanti prima dell’avvio dei progetti, e alla fine dei quali, tra l’altro, viene rilasciato il brevetto da sub.

Ci sono comunque numerosi progetti che non richiedono ai candidati requisiti particolari, se non, ad esempio, di avere l’età minima di 18 anni alla data di inizio del programma, la conoscenza del livello base d’inglese, o di essere in possesso di abilità sociali e di una mente aperta.

Figure molto ricercate sono poi gli studiosi, o coloro che già operano nel campo della biologia ad esempio. Per le persone qualificate d’altra parte queste esperienze possono essere estremamente formative, in considerazione del fatto che i volontari sono generalmente seguiti in tutte le attività dai ricercatori e dagli staff dei diversi centri, che ogni giorno provvedono a proteggere e salvaguardare le barriere coralline.

Ad esempio, nei programmi di volontariato che prevedono immersioni subacquee per la conservazione della flora e della fauna marina, i volontari vengono spesso coinvolti in attività acquatiche supervisionate dallo staff dei centri ospitanti, come l’allevamento dei coralli, le pulizie della barriera corallina, il rilevamento e l’osservazione di cavallucci marini e altre specie di pesci, la cui presenza è essenziale per la sopravvivenza della barriera corallina. Una attività fondamentale compiuta dai volontari consiste poi nella pulizia della barriera corallina dalla spazzatura e da vecchie reti da pesca che si impigliano nelle barriere, danneggiandole.

Inoltre i volontari vengono coinvolti in attività da fare sulla terra ferma, soprattutto negli allevamenti di coralli di cui alcuni centri sono dotati, ed in cui è necessaria una pulizia continua dei coralli, tendenti a ricoprirsi di alghe nocive. Nei centri di allevamento si provvede anche a rivitalizzare i pezzi di corallo rotti che, una volta sani, vengono trapiantati nuovamente nella barriera corallina danneggiata da cui provengono.

La pulizia della spiaggia, dei villaggi e il riciclaggio sono una parte importante dei progetti sulla barriera corallina, perché garantiscono che i rifiuti non finiscano nell’oceano.

I volontari possono essere poi impiegati in attività culturali ed educative, insegnando nelle scuole locali, ideando o dirigendo workshop e seminari diretti alla popolazione locale e ai turisti, sull’importanza della prevenzione dell’inquinamento o sul riciclaggio ad esempio, che sono essenziali per la sopravvivenza della barriera corallina.

Keep the Planet ha selezionato oltre 100 associazioni sparse in tutti i continenti che offrono opportunità di inserimento sia per volontari che lavoratori. Per scaricare la lista, associati alla nostra associazione.

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