Questa guida su come organizzare un trekking in Uganda alla ricerca del gorilla di montagna è stata scritta a quattro mani da Alessandro Nicoletti, il fondatore di Keep the Planet, e Lorenzo Langini, viaggiatore e collaboratore dell’associazione. Buona lettura.
Schiacciati dai problemi quotidiani, ci dimentichiamo troppo spesso quanto bella e affascinante sia la nostra tanto bistrattata Terra che attraverso la natura ci ricorda ogni giorno chi siamo e da dove veniamo.
Ed è proprio questo amore per la natura che mi ha ispirato ad aprire la mia associazione di conservazione ambientale che attraverso la divulgazione scientifica cerca di comunicare quanto sia importante proteggere l’ambiente.
E tra le strategie di conservazione ambientale, quella dell’ecoturismo è una delle più efficace perché grazie alla presenza internazionale di turisti si riesce a finanziare progetti di conservazione altrimenti impossibili da realizzare.
Uno degli esempi più importanti è certamente l’economia nata grazie al trekking per avvistare i gorilla di montagna.
I gorilla di montagna sono una specie di primati in pericolo critico di estinzione che solo pochi anni fa erano sull’orlo dell’estinzione per i motivi di sempre: bracconaggio, deforestazione, malattie.
Nonostante il gorilla di montagna sia ancora una specie in pericolo di estinzione, grazie agli sforzi internazionali il loro numero è in crescita.
Questo è stato possibile anche grazie al fatto che intorno ai gorilla si è creato un business turistico di safari fotografico che ha dato un’alternativa economica alle persone locali.
I gorilla di montagna, così come altre specie selvatiche in pericolo, sono situate infatti in paesi poveri dove spesso la deforestazione e il bracconaggio sono la sola possibilità di guadagnare e il solo modo per evitare la distruzione dell’habitat è quello di dare avvio a progetti di conservazione legati all’ecoturismo.
Il caso Uganda è un caso di successo che se paragonato alla Repubblica Democratica del Congo ci indica la strada da percorrere per il futuro.
I gorilla di montagna infatti vivono a cavallo tra tre paesi molto diversi tra loro: Uganda, Ruanda e Repubblica Democratica del Congo (RDC).
Se Uganda e Ruanda sono riusciti a far crescere una fiorente industria legata all’avvistamento dei gorilla, in RDC l’instabilità politica ha portato al rapimento e uccisione di due turisti britannici che di fatto hanno chiuso il paese ai visitatori stranieri per motivi di sicurezza.
Questo ha portato il RDC ad essere il solo paese dove al momento i gorilla di montagna sono minacciati da perdita di habitat e bracconaggio.
Solo uno sviluppo sostenibile dell’area legata anche all’ecoturismo possono infatti garantire la conservazione della foresta e quindi del gorilla.
Chi è il gorilla di montagna
I gorilla sono un genere di primati appartenenti alla famiglia degli ominidi composto da 2 specie a loro volta composte da 2 sottospecie ciascuna:
- Gorilla occidentale che comprende il gorilla di Cross River e il gorilla di pianura occidentale;
- Gorilla orientale che comprende il gorilla di pianura orientale e il gorilla di montagna.
Il gorilla di montagna si distingue dagli altri gorilla per il pelo più lungo e più scuro, che sulla schiena dei maschi adulti assume un colore grigio argenteo. I maschi pesano tra 140 e 180 kg, le femmine tra 70 e 110 kg.
I gorilla di montagna sono animali diurni e terrestri; anche se sono in grado di arrampicarsi sugli alberi, sono i primati meglio adattati alla vita al suolo. La locomozione è quadrupede, ma possono percorrere anche brevi tratti in posizione bipede.
Sono erbivori, si nutrono soprattutto di foglie, gambi, germogli, cortecce, radici e fiori. Tuttavia, così come altri primati, possono aggiungere alla dieta piccole quantità di insetti come formiche, larve e lumache.
Un maschio adulto può mangiare in un giorno anche 34 kg di vegetali, mentre una femmina poco più della metà.
Sono purtroppo una specie di primati altamente a rischio di estinzione nonostante le istituzioni internazionali si impegnano nella loro tutela e salvaguardia ogni giorno.
La peculiarità di questa specie è che ormai si trovano esclusivamente in alcune foreste tropicali pluviale di questa regione dell’Africa equatoriale e sono quindi in pericolo.
La popolazione complessiva di questa sottospecie è di circa 1000 esemplari, in crescita rispetto al passato e suddivisi in due subpopolazioni isolate: la prima nella regione dei Monti Virunga, un’area di 440 km² al confine tra Uganda, Ruanda e Repubblica Democratica del Congo, e la seconda confinata in un’area di 330 km² all’interno del Parco nazionale impenetrabile di Bwindi, nell’Uganda sud-occidentale.
I gorilla di montagna sono stati studiati e avvicinati dalla scienza solo negli ultimi decenni grazie all’opera di alcuni primatologi come Diane Fossey la quale per questa causa ha purtroppo perso anche la vita.
Dian Fossey purtroppo fu brutalmente assassinata dai bracconieri e i colpevoli sono ancora sconosciuti.
Probabilmente gli autori dell’assassinio furono delle persone che non avevano affatto interesse nelle opere di conservazione della zoologa americana nei confronti dei gorilla.
Dopo la sua morte, fu creato il “Dian Fossey Gorilla Fund International” che ha lo scopo di trovare fondi da destinare alla salvaguardia dei primati africani.
Dove partecipare ad un gorilla trekking in Uganda
Al momento della scrittura di questa guida, è possibile partecipare al gorilla trekking solamente in Uganda e Ruanda , mentre la RDC per motivi di sicurezza al momento non permette questa esperienza naturalistica.
In questa guida ci focalizzeremo sul viaggio in Uganda in quanto è più economico rispetto al Ruanda.
Le autorità nazionali per la protezione dei parchi naturalistici hanno avviato un processo di familiarizzazione di alcune famiglie di gorilla in modo da abituarle alla presenza dell’uomo.
Queste attività detta “gorilla trekking” vanno prenotate con largo anticipo per assicurarsi il permesso individuale necessario (costo permesso Uganda 650 dollari), si svolge con piccoli gruppi di massimo 8 persone al giorno per ciascuna famiglia ed è permesso avvicinarsi ai gorilla al massimo per un’ora per non interferire troppo nella tranquillità degli animali.
Il limitato rilascio di permessi e il limitato tempo di questi trekking sono di vitale importanza per non impattare eccessivamente nell’etologia delle famiglie di gorilla abituate alla presenza dei turisti.
Dei circa 1100 gorilla di montagna, circa 420 individui si trovano in Uganda nel parco nazionale di BWINDI IMPENETRABILE.
Circa il 40% di questo numero sono stati familiarizzati per ricevere la visita dei visitatori corrispondenti a 13 famiglie totali.
Il Bwindi Impenetrable National Park è un’area naturale protetta situato nell’Uganda sudoccidentale ed è stato dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 1994.
Il parco è caratterizzato da una fitta foresta tropicale o giungla e zone montuose.
La “foresta impenetrabile” deve il suo nome al fatto che gran parte del territorio è raggiungibile con difficoltà e solo a piedi.
Complessivamente, quello di Bwindi è uno degli ecosistemi più ricchi d’Africa, e fornisce l’habitat per oltre 120 specie di mammiferi, 346 specie di uccelli, 202 specie di farfalle, 163 specie di alberi, 100 specie di felci, 27 specie di rane, camaleonti, gechi ed altre specie a rischio.
Oltre al gorilla di montagna, qui si ha la possibilità di avvistare colobi, scimpanzé, cercopiteco barbuto e tante altre specie uniche al mondo.
Cosa vedere in Uganda oltre al gorilla trekking
Partecipare al gorilla trekking significa innanzitutto organizzare un viaggio naturalistico completo dell’Uganda in quanto, nonostante vedere i gorilla è un’esperienza unica e irripetibile, certamente non è l’unica dell’Uganda.
Generalmente l’arrivo avviene all’aeroporto internazionale di Entebbe, una delle città più importanti del paese insieme a Kampala, la capitale.
Da qui si può partire all’avventura o da soli, oppure direttamente con un tour organizzato. Se infatti è imprescindibile la presenza di una guida nel gorilla trekking, gli spostamenti tra i parchi nazionale possono essere effettuati anche in maniera indipendente.
Tuttavia, è sempre consigliabile per ottimizzare i tempi di affidarsi ad un tour organizzato così anche da evitare problemi lungo la strada.
Nonostante ci sia copertura telefonica e l’Uganda sia un paese sicuro, molte aree naturali sono raggiungibili solamente da autisti esperti che conoscono i luoghi.
Un posto da non perdere è il Ziwa Rhino Sanctuary, un’area naturale protetta in Uganda entrata in attività nel 2005 e gestita dalla ONG Rhino Fund Uganda dove è possibile con un po’ di fortuna vedere il rinoceronte bianco.
Altra tappa consigliata è la visita al Murchison Falls National Park, il più vasto parco nazionale dell’Uganda, istituito nel 1952.
Qui ci sono moltissimi animali africani tra cui giraffe, leoni, leopardi, ippopotami, coccodrilli, elefanti, scimpanzé e bufali.
L’Uganda dimostra tutta la sua meraviglia anche e soprattutto nel Kibale National Park, parco nazionale famoso perché ospita la più alta varietà e concentrazione di scimmie dell’Africa orientale, ben 13 specie, tra cui Red-tail monkey, il Black-and-White Colobus, il babbuino verde e lo Scimpanzè.
Come se tutto quello appena citato non bastasse, una perla naturalistica unica è il Queen Elizabeth National Park, parco istituito nel 1954 che prende il nome dalla regina Elisabetta II del Regno Unito.
Una sua peculiarità è il fatto che qui i leoni hanno l’abitudine di arrampicarsi sugli alberi.
Come partecipare ad un gorilla trekking in Uganda
Eccoci arrivati al momento più importante del viaggio in Uganda e cioè l’avvistamento dei gorilla.
Come già accennato in precedenza, all’accesso al parco e al gorilla trekking è limitato e pertanto è necessario prenotare con largo anticipo attraverso un’agenzia specializzata capace di risolvere ogni problema.
Non è infatti possibile prenotare all’ultimo minuto e ovviamente non è ammesso entrare nel parco senza essere accompagnati dalle guide del parco.
Nonostante sia possibile ricevere il permesso del parco direttamente dal governo, è consigliabile sempre e comunque affidarsi ad un tour operatore specializzato.
Generalmente si pernotta in uno dei vari lodge intorno ai confini del parco, per poi partire la mattina presto dopo un’abbondante colazione.
A ogni gruppo, composto al massimo da otto partecipanti, viene affidata una famiglia di primati. Una volta trovata la famiglia è possibile trascorrere con lei un’ora di tempo, cercando di essere il più discreti possibile.
Il safari dei gorilla è un trekking nella foresta tropicale di montagna situata intorno ai 2000 metri di altitudine, per questo motivo bisogna aspettarsi notti abbastanza fredde con temperatura basse, ma ad alto tasso di umidità.
La pioggia qui è un fenomeno comune tutto l’anno, e i tour possono essere rimandati a seconda delle condizioni climatiche.
E’ impossibile stimare il tempo necessario di camminata per raggiungere la famiglia di gorilla assegnata dato che questo dipende dai loro spostamenti che ad ogni modo saranno monitorati in base alle tracce lasciate dal gruppo il giorno precedente.
Tuttavia, come minimo bisognerà essere preparati ad un trekking di circa 5/7 ore lungo sentieri ardui e ripidi di montagna e farsi largo tra la fitta vegetazione.
Il tour inizia a seguito di un piccolo briefing da parte dei Ranger sul comportamento e regole da adottare al momento dell’incontro stimato in un’ora circa per evitare di disturbare eccessivamente gli animali.
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Come prepararsi al trekking dedicato all’osservazione dei gorilla
Ci sono rigide regole cui bisognerà seguire fornite dall’Uganda Wildlife Authority e dai ranger che sul posto spiegheranno attraverso un briefing prima di iniziare la spedizione.
Rispettare le regole durante il gorilla trekking è di vitale importanza, il rispetto per gli animali e l’ambiente è particolarmente importante quando ci si approccia ad animali in pericolo come i gorilla.
1. Non avvicinarsi o lasciarsi avvicinare dai gorilla a meno di sette metri.
2. Non partecipare al gorilla trekking se raffreddati o con qualsiasi altra infezione trasmissibile.
3. Non mostrare ai gorilla cibi e bevande, non fumare e non abbandonare nulla per terra. Anche per i nostri bisogni, scavare una piccola buca di almeno 30 cm e ricoprirla alla fine.
4. Non usare assolutamente flash e non creare rumori fastidiosi.
5. Seguire le indicazioni dei rangers-guida e non allontanarsi mai dal gruppo.
6. Mantenere un tono di voce basso.
7. Non guardare direttamente negli occhi il capobranco (il “silverback” il maschio dominante dalla schiena argentata), poiché potrebbe essere inteso come atto di sfida.
8. Nel caso di una carica da parte del gorilla dominante, sarà necessario mantenere la calma e non scappare, accovacciarsi e tenere lo sguardo basso e tutto si risolverà in una dimostrazione di forza da parte del silverback.
9. Il tempo concesso per l’incontro con i gorilla è di un’ora al massimo, ma nel caso di condizioni particolari come segnali di nervosismo da parte dei primati il tempo potrebbe essere più breve anticipando il rientro.
10. Se durante la visita venisse da starnutire o tossire è necessario allontanarsi o voltarsi dalla parte opposta rispetto agli animali.
Detto ciò, sarà un esperienza molto forte e intensa che lascerà sicuramente un segno indelebile nella propria vita e scolpito nel cuore!!!
Avvistare i gorilla di montagna è un’esperienza da fare almeno una volta nella vita e nonostante non sia economico, considera i soldi che sprechiamo ogni giorno in cose inutili che invece potrebbero essere risparmiati per un viaggio indimenticabile in Uganda.
Per chi desidera partecipare direttamente alla conservazione dei gorilla di montagna in Uganda, noi di Keep the Planet siamo lieti di offrirvi un aiuto concreto per partecipare ad un volontariato in Uganda.
Per gli associati di Keep the Planet infatti abbiamo realizzato un database completo dove accedere a tutte le informazioni necessarie per partire volontari in Uganda.
Per associarti, clicca qui e accedi ora al database di associazioni per fare volontariato per la natura.