Proteggere la Tigre: la conoscenza è la chiave per la conservazione

Un articolo di Alessandro Nicoletti, fondatore di Keep the Planet, sulla tigre, il più grande felino esistente.

Voglio parlarti proprio di lei perché, oltre ad essere uno degli animali più belli del pianeta, purtroppo corre un gran rischio, il rischio di sparire dal nostro pianeta.

Come ambientalista convinto, farò di tutto per aiutare questo splendido felino a resistere e sopravvivere per le generazioni future.

Per farlo, inizierò dall’azione più importante di tutte, la condivisione della conoscenza.

Per salvare qualcosa bisogna prima conoscerlo.

Senza conoscenza e divulgazione questi animali rischiano di sparire per sempre perché senza l’attenzione del grande pubblico gli habitat naturali vengono distrutti dall’avidità umana.

La storia moderna della tigre è infatti piuttosto tragica, negli ultimi 100 anni infatti si è verificato il crollo drammatico delle popolazioni selvagge: dai 100.000 esemplari del 1900 oggi ne contiamo appena 3800.

Questo tracollo è avvenuto essenzialmente per due cause principali: riduzione del territorio e caccia.

La prima ragione, quella della riduzione del habitat naturale è certamente la più drammatica.

La continua ed esponenziale crescita della popolazione umana è sostenuta da un continuo bisogno di nuovi spazi per sostenere le attività umane incompatibili con la presenza di animali selvatici.

La seconda ragione, la caccia, non è da meno: nelle culture orientali i prodotti derivanti dalle tigri hanno un forte valore economico che ha veicolato la caccia sfrenata senza controllo. Le due cause insieme hanno decimato le popolazione selvatiche.

Anche se la situazione potrebbe sembrare disperata, un piccolo barlume di speranza è ancora presente: la costante diminuzione della popolazione selvatica di tigri sembrerebbe essersi fermata grazie agli immensi sforzi degli ambientalisti.

Nel 2010 infatti rimanevano solamente 3200 esemplari allo stato brado, il numero più basso di sempre, però un recente censimento del 2016 ha evidenziato che la popolazione è ritornata a crescere per assestarsi sui 3800 individui.

Numeri esigui ma che rivelano un dato di fatto: salvare la tigre è possibile se lo vogliamo.

Ma come possiamo salvare la tigre da morte certa?

Sostenendo le associazione che lottano per la sua conservazione. 

Per farlo, puoi partire per una delle tante destinazioni dove è possibile partecipare alla conservazione della tigre. Noi di Keep the Planet abbiamo selezionato le migliori associazioni ed enti impegnate nella conservazione della tigre.

Per diventare parte attiva del cambiamento, diventa socio di Keep the Planet e accedi al database riservato.

Tigre selvatica: cenni generali

tigreLa tigre (Panthera Tigris Linneus 1758) è un mammifero appartenente al genere Panthera della famiglia dei felidi dell’ordine dei carnivori. E’ il più grande felino presente al mondo e terzo predatore per dimensioni dopo l’orso bruno e l’orso polare.

Il gruppo dei Felidi al quale la Tigre appartiene include anche animali come il Leone Africano, il Giaguaro, il Leopardo e la Lince.

Predatore prettamente carnivoro, le tigri sono animali solitari che ricoprono i vertici della catena alimentare essendo dei predatori alpha. In natura infatti non esiste animale in grado di predare una tigre eccezione fatta per l’uomo.

Le dimensioni della tigre sono variabili tra le sei sottospecie, si passa dai 300 Kg e 3 metri di lunghezza per la Tigre Siberiana ai 140 Kg e 2 metri di lunghezza per la sottospecie di Sumatra.

I due sensi più sviluppati sono la vista e l’olfatto, grazie ai quali caccia le sue prede con efficienza e rapidità.

La Tigre è un animale molto popolare perché da sempre icona di natura selvaggia e intatta. Questo suo status di animale speciale è dovuto anche alla sua innegabile bellezza dovuta al suo magnifico mantello colorato.

Specie di tigre

Il vasto areale occupato in passato dalla tigre ha portato alla creazione di diverse sottospecie evidenziate da analisi morfologiche e molecolari.

Le sottospecie si sono evolute da un forma comune per poi differenziarsi a seconda dell’habitat.

In totale abbiamo 9 sottospecie, 3 estinte e 6 ancora esistenti.

Tigre del Caspio (estinta)

La Tigre del Caspio è una sottospecie estinta dagli anni ’70 del 1900 che occupava l’areale più ad occidente, l’area formata dalle antiche foreste intorno al Mar Caspio, l’Iran e Turchia.

Purtroppo il felino subì una pesante e insostenibile caccia sin dal 19° secolo, dopo l’avanzata russa nelle regioni caucasiche, che si associò inoltre alla perdita di habitat e alla diffusione della peste suina che decimò cinghiali e altre prede naturali della tigre.

In quegli anni di inizio Novecento si utilizza addirittura l’esercito per la caccia alla tigre perché era vista come un nemico da eliminare in quanto attaccava il bestiame.

Una delle cause dell’estinzione fu anche quella della frammentazione dell’habitat in queste regioni: le tigri infatti vivevano in piccole aree separate tra loro da vaste regioni desertiche.

A partire dal 1950 vennero intraprese alcune attività di conservazione, ma lo scarso interesse e la poca applicazione delle regole portò questo magnifico felino all’estinzione.

Tigre di Giava (estinta)

Dichiarata estinta nel 1979, la Tigre di Giava era la sottospecie che viveva appunto nell’isola indonesiana di Giava.

La sottospecie era caratterizzata da dimensioni inferiori rispetto alle altre specie continentali, ma più grande di quella della vicina isola di Bali.

La riduzione di specie insulari avviene sia per le dimensioni più piccole delle prede sia per un processo conosciuto come “Regola di Bergmann” dove la massa corporea di una specie è direttamente proporzionale alla latitudine e inversamente proporzionale alle temperature.

La Tigre di Giava rappresenta il fallimento degli sforzi di conservazione che arrivano troppo tardi, quando ormai la situazione è diventata irreversibile.

La storia della Tigre di Giava a contatto con l’uomo inizia intorno al 1850 quando la presenza del felino era considerata una vera e propria calamità dalle popolazioni locali.

A quel tempo le foreste ricoprivano ampie zone dell’isola di Giava che garantivano la sopravvivenza di numerosi esemplari di tigre.

La sempre più crescente crescita demografica iniziata dal Novecento in poi ha portato alla sparizione di sempre più ampie aree di foreste arrivando alla quasi scomparsa di habitat adatti alla sopravvivenza della Tigre di Giava.

Gli ultimi esemplari avvistati durante gli anni ’70 avvennero in tre aree protette dell’isola: in questo periodo si capì che le popolazioni selvatiche di tigri erano quasi del tutto scomparse e pertanto vennero intraprese le prime azioni per la salvaguardia della tigre.

Purtroppo questi tentativi non ebbero buon esito perché ormai tardi. Ad oggi continuano ad arrivare alcune segnalazioni di avvistamento, ma nessuna confermata.

Tigre di Bali (estinta)

La Tigre di Bali viveva nell’isola omonima fino al 1937, data dell’ultimo abbattimento. La sottospecie era la più piccola di tutte raggiungendo a malapena un 1/3 degli esemplari  di Tigre Siberiana, la sottospecie più grande.

Le piccole dimensioni dell’isola non hanno mai permesso la presenza di popolazioni abbondanti in quanto la tigre necessita di ampie aree di caccia.

La costante crescita demografica, la caccia incontrollata e la costante diminuzione del manto forestale ha inevitabilmente portato la piccola Tigre di Bali all’estinzione.

Tigre del Bengala

Finalmente passiamo alla descrizione di una specie ancora in vita, la Tigre del Bengala è infatti la più comune e diffusa delle sei sottospecie ancora esistenti.

Insieme alla sottospecie siberiana, la Tigre del Bengala è la più grande delle tigri raggiungendo i 3 metri di lunghezza e un peso di oltre 300 Kg.

Il suo areale storico si estendeva a tutto il continenti indiano, dal Pakistan al Myanmar, per arrivare fino al versante sud del Tibet.

Purtroppo, come per tutte le specie selvatiche ancora esistenti, la sua presenza è ormai limitata ai parchi e alle riserve protette per via dei noti problemi come la crescita demografica umana e il bracconaggio.

Ad oggi si stima una popolazione selvatica di circa 2000 esemplari. Attualmente in India esistono 21 aree protette create per la salvaguardia della Tigre del Bengala.

Tigre Siberiana

La Tigre dell’Amur o Siberiana è da molti considerata la sottospecie più grande ancora esistente, anche se ultime stime hanno svelato che l’esemplare più grande mai individuato è appartenente alla sottospecie Bengala.

Caratterizzata da un mantello più chiaro, la Tigre Siberiana è una specie endemica della parte sudorientale della Siberia, tra il confine tra Russia e Cina lungo il corso del fiume Amur e i monti del complesso montuoso del Sichote Alin.

La popolazione attuale, dopo un declino impressionante, è stimata in circa 400 esemplari. Gli sforzi conservativi hanno finalmente interrotto il trend negativo confermando che il numero di individui sia stabile e in lieve crescita.

Tigre della Cina meridionale

Tra le sottospecie ancora in vita, la Tigre della Cina Meridionale è quella che più di tutti rischia l’estinzione nel futuro prossimo.

Considerata la specie basale dal quale le altre si sono differenziate, la sua presenza è limitata ormai a soli 30 esemplari facendo intendere agli esperti che la sua scomparsa sia ormai certa nel prossimo decennio.

Attualmente la sottospecie è inclusa nella triste classifica dei 10 animali a più alto rischio di estinzione.

Tigre di Sumatra

La sottospecie più piccola ancora esistente, la Tigre di Sumatra vive nell’isola omonima all’interno di aree protette con circa 400-500 esemplari.

Recenti ricerche hanno evidenziato geni unici nel suo DNA che stanno ad indicare come la sottospecie si avvii verso la creazione di una specie a sé.

Questo comporta degli sforzi di protezione ulteriori.

Nonostante gli sforzi di conservazione, nell’isola di Sumatra la tigre viene ancora cacciata e uccisa per alimentare il triste e vergognoso mercato illegale di pelli e ossa verso il mercato cinese.

Tigre indocinese

Detta anche Tigre di Corbet, questa sottospecie è la sottospecie che vive in Thailandia, Cambogia, Laos, Myanmar e Vietnam.

La scarsa conoscenza sul suo status di conservazione preoccupa gli esperti che stimano la sua popolazione totale in circa 300 esemplari, numero che minaccia la sua sopravvivenza.

Le foreste dell’Indocina sono di fatto inaccessibili dagli studiosi che solo negli ultimi anni hanno ricevuto permessi per esplorare le zone interessate.

Tigre malese

Sottospecie presente esclusivamente nella penisola di Malacca, ha lungo è stata associata alla sottospecie di Corbet, tuttavia recenti studi hanno determinato l’attuale classificazione a sé stante.

Minacciata dalla caccia e dalla deforestazione incessante, la sottospecie è presente con circa 500 esemplari, mentre la Malesia sta creando delle aree protette che possano garantire la sopravvivenza della specie.

Habitat ed ecologia della tigre

I resti fossili più antichi di un felino simile alla tigre moderna risalgono a 2 milioni di anni fa, mentre i resti di tigri come le conosciamo oggi risalgono a circa 1,5 milioni di anni fa.

mappa area habitat tigreIn antichità, prima dello sviluppo demografico umano, le tigri vivevano in una vasta area che ricopriva la quasi totalità del continente asiatico, dalla Turchia fino alle coste orientali della Cina e della Russia.

A partire dal XX secolo, la popolazione di tigri allo stato selvatico ha visto ridursi notevolmente il proprio areale fino alla perdita del 93% del loro habitat originale.

Le cause sono molteplici: da una parte l’impossibile convivenza con la società umana in espansione, e dall’altra una caccia spietata avviata per la vendita di prodotti derivanti dall’animale e non solo.

Soprattutto nella società cinese, i prodotti derivanti dall’animale sono considerati di grande valore economico perché erroneamente considerati curativi dalla medicina tradizionale cinese. Ancora oggi purtroppo è possibile acquistare prodotti con ossa di tigre in Cina.

Questo commercio, dichiarato illegale, continua sostenuto dal bracconaggio e da una certa tolleranza delle istituzioni atte al controllo.

Questo fenomeno si associato alla caccia sportiva sostenuta per decenni: la Tigre infatti era considerata il trofeo di caccia per eccellenza.

Ad oggi la Tigre è una specie protetta dai trattati internazionali essendo considerata una specie in via d’estinzione.

A giocare a sfavore delle popolazioni selvatiche è stata anche e soprattutto la riduzione dell’habitat naturale per via della costante deforestazione che ha colpito e sta colpendo l’intero pianeta.

L’ecologia della Tigre prevede infatti che l’animale debba vivere all’interno di un’ampia area di vegetazione dove poter cacciare liberamente. La riduzione delle foreste per colpa dell’uomo non permette il normale sviluppo e sopravvivenza dell’animale.

Questo fatto si contrappone alla grande adattabilità del felino, la Tigre infatti riesce a vivere in habitat molti differenti tra loro come le calde foreste tropicali indonesiane e i freddi boschi di conifere della Siberia russa.

Quello che comunque non può mancare è l’abbondante presenza di fonti d’acqua, vegetazione fitta e presenza di prede da cacciare.

Questo è ovviamente possibile solo in ambienti naturali pristini dove la presenza dell’uomo è minima o nulla.

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Dove vive la tigre oggi

Attualmente le popolazioni di tigri allo stato brado sono confinate all’interno di parchi e riserve nazionali di tredici stati: India, Cina, Russia, Bangladesh, Bhutan, Myanmar, Nepal, Indonesia, Malesia, Laos, Cambogia, Thailandia e Vietnam.

Ad oggi si contano 3800 esemplari (numero lievemente in crescita rispetto al passato prossimo dove si toccò il numero minimo di 3200), mentre un numero imprecisato di esemplari è tenuto in cattività.

Una stima parla di circa 10.000 esemplari che tuttavia non sarebbero capaci di vivere in natura perché dipendenti dall’intervento umano.

In Cina esiste un allevamento di circa 6000 tigri con lo scopo di ucciderle per poi produrre liquori e altri derivati.

La nazione che ospita il più alto numero di tigri in libertà è l’India che sin dal 1972 ha avviato un programma di monitoraggio del felino rivelando al tempo una drastica diminuzione degli esemplari e la scomparsa di alcune sottospecie.

Questa scoperta avviò il lungo e difficile progetto di conservazione nel 1973 da parte delle autorità indiane chiamato Progetto Tigre che ancora oggi lavora per preservare la tigre per le popolazioni future.

Nel 1973 venne vietata la caccia e il commercio di pelli e si diede avviò all’istituzione di aree protette per preservare l’habitat naturale.

Il governo indiano ricevette e riceve supporto dalle più grandi associazioni ambientali come il WWF che annualmente lavora alla raccolta fondi per la conservazione.

Oggi contiamo ben 24 aree protette in India, 3 in Indonesia, 3 in Nepal, 3 in Russia, 2 in Vietnam, 1 in Cina e 1 in Bhutan.

Nel 2010 si è avviato il progetto Tx2: Double or nothing che ha l’ambizioso scopo di raddoppiare il numero di esemplari presenti in natura entro il 2022.

Come proteggere le tigri

Se come me hai a cuore il destino futuro delle tigri, immagino ti starai chiedendo come supportare la conservazione di questa specie meravigliosa.

Esistono diversi modi per apportare il proprio contributo.

Il primo è quello di effettuare una donazione alle associazioni che lottano sul campo per la preservazione della specie.

Questa via è la più facile ma probabilmente anche la meno efficace.

Quello che ho capito durante i miei viaggi è che la conservazione vera va fatta sul campo partecipando attivamente alle attività.

Se hai tempo e possibilità, partecipa ad un progetto di volontariato in Thailandia o in India, oppure visita i parchi nazionali dove poter vedere le tigri.

Quest’ultimo è il miglior modo per aiutare le tigri direttamente perché nei paesi poveri dove la tigre vive la popolazione locale ha bisogno di lavorare e guadagnare per il sostentamento delle proprie famiglie.

Se non esistono fonti di reddito come ad esempio lecoturismo, la terra viene utilizzata per le attività umane come l’agricoltura e l’allevamento con l’inevitabile deforestazione che ne consegue.

Con la nostra semplice presenza come turisti, inneschiamo un’economia alternativa sostenibile che riesce a smuovere anche le menti più dure.

Nella nostra società tutto ha un valore economico, dobbiamo solo far capire che una tigre vale più da viva che da morta.

I governi locali non sempre riescono a far fronte a fenomeni come il bracconaggio e il taglio illegale di legna, se la presenza di turisti è ampia, i fondi economici da dedicare alla protezione del territorio aumenta e con essi anche la possibilità della tigre di sopravvivere.

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Considerazioni finali di Keep the Planet

Come ambientalista non riesco ad immaginare un mondo senza più tigri, più ci penso e più mi convinco che non abbiamo scuse, dobbiamo fare tutto il possibile per proteggere questo felino simbolo della lotta alla conservazione delle specie in pericolo di estinzione.

Gli ultimi dati, seppur minimi, devono farci sperare che il destino della tigre sia ancora salvabile, non dobbiamo rassegnarci alla scomparsa, dobbiamo lottare.

Se ti stai domandando cosa potresti fare, io ti rispondo che il miglior modo è visitare i parchi e le aree dove la tigre vive per creare quella economia alternativa necessaria e vitale per la sopravvivenza della tigre.

La tigre vive in paesi poveri dall’altissima natalità umana come India e Indonesia, senza il circolo virtuoso dell’eco turismo la foresta scompare e con essa anche le ultime popolazioni di tigre.

Noi di Keep the Planet faremo tutto il possibile per dare risalto a qui progetti di conservazione in grado di creare queste situazioni di economia alternativa.

Continua a seguirci, non perdere gli aggiornamenti, iscriviti alla newsletter e partecipa attivamente alla protezione delle specie in via d’estinzione.

Se condividi l’approccio di Keep the Planet nei confronti dei problemi ambientali, diventa un amico dell’associazione iscrivendoti al gruppo Facebook.

Grazie, Alessandro Nicoletti di Keep the Planet

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1 commento su “Proteggere la Tigre: la conoscenza è la chiave per la conservazione”

  1. articolo bellissimo ma potreste allegare anche le fonti dei dati che mettete, come ad esempio da dove avete preso l’immagine con la riduzione dell’areale, grazie.

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