Un articolo di Alessandro Nicoletti sulle tartarughe marine, un gruppo di rettili adattato alla vita marina che sono dei componenti fondamentali degli ecosistemi marini.
Appartenenti all’ordine dei Testudines, le tartarughe si dividono in due sotto ordini: le Cryptodira e le Pleurodira.
Le Cryptodira sono il gruppo più numeroso e includono le tartarughe marine, le tartarughe terrestri e la maggior parte delle tartarughe d’acqua dolce.
Le Pleurodira sono per lo più tartarughe d’acqua dolce.
Le Cryptodira sono a loro volta suddivise in 14 famiglie tra cui la famiglia Chelonidi che racchiude 6 delle 7 specie esistenti di tartarughe marine.
Le tartarughe sono dei fossili viventi, si ritiene infatti che le prime proto-tartarughe siano comparse nel periodo tardo Triassico dell’era mesozoica, circa 220 milioni di anni fa, rendendole più antiche rispetto a coccodrilli e serpenti.
L’ analisi tassonomica è ancora oggetto di dibattito scientifico, dove di volta in volta le innovative tecniche di analisi genetiche rimettono in discussione le precedenti filogenesi proposte.
In totale oggi esistono nel complesso ben 356 specie differenti di tartarughe, di cui solamente 7 vivono in ambiente marino.
Una delle caratteristiche principali di tutte le specie di tartarughe esistenti è la tipica forma del corpo contenuta per la maggior parte all’interno di un guscio molto resistente: la parte superiore di questa “corazza” prende il nome di “carapace”, mentre la parte inferiore prende il nome di “piastrone”.
Tale guscio ha la funzione di proteggere il corpo dell’animale, agisce infatti come un vero e proprio scudo di difesa contro predatori e condizioni ambientali avverse.
La forma e la consistenza del guscio di tartaruga è il risultato di una lunga evoluzione dipendente dall’ambiente: ad esempio le tartarughe di terra hanno una corazza più sottile che rende meno faticosa la locomozione rispetto a quelle di acqua dolce e marina.
La particolarità del guscio è la sua evoluzione, è infatti costituito da circa 50 ossa attraverso la fusione di costole e vertebre.
Tartarughe marine: cenni generali
Si sente sempre più spesso parlare di tartarughe marine perché di tutte le 7 specie adattate alla vita marina, nessuna è esente dal pericolo di estinzione.
Oltre alla ormai famosa Caretta caretta, conosciuta anche con il termine tartaruga comune ormai molto famosa in Italia, le altre specie di tartarughe marine sono:
- Tartaruga verde (Chelonia mydas);
- Tartaruga embricata (Eretmochelys imbricata);
- Tartaruga di Kemp (Lepidochelys kempii);
- Tartaruga bastarda olivacea (Lepidochelys olivacea);
- Tartaruga a dorso piatto (Natator depressus);
- Tartaruga liuto (Dermochelys coriacea);
Sono rettili perfettamente adattati alla vita marina, grazie alla forma allungata del corpo, ricoperto da un robusto guscio o carapace: le tartarughe marine sono degli animali straordinari, nel corso dell’evoluzione hanno infatti trasformato le zampe anteriori in pinne, un adattamento essenziale per la loro sopravvivenza in mare,
Hanno guscio piatto, affusolato e coperto di scudi, arti simili a pinne e cranio completamente ricoperto, non retrattile nel guscio.
Dove vivono le tartarughe marine
La vita delle tartarughe marine è composta da due parti, quella iniziale legata strettamente alle coste sabbiose, e la vita adulta in mare.
Questi rettili trascorrono tutta la vita in mare, tranne quando le femmine adulte appunto vengono a riva per deporre le uova più volte a stagione ogni 2-5 anni.
Dopo circa sessanta giorni, le piccole tartarughe marine emergono dai loro nidi sabbiosi e si dirigono verso l’oceano, attratte dalla luce lunare. Una particolarità infatti è che la schiusa avviene di notte, quando la presenza di predatori è inferiore.
Le tartarughe giovani trascorrono i loro primi anni negli oceani aperti, trasferendosi infine in baie protette, estuari e altre acque costiere durante la loro vita adulta.
Un’altra peculiarità molto curiosa è il fatto che le femmine depongono le uova nell’esatto punto in cui sono nate: grazie al magnetismo terrestre, gli adulti infatti riescono a ritrovare l’esatto punto della loro nascita.
Le tartarughe marine vivono in quasi tutti i bacini oceanici di tutto il mondo, nidificando su spiagge tropicali e subtropicali di tutti i continenti.
Possono nuotare a grandi profondità, raggiungendo anche i 1000 metri. Essendo rettili, hanno polmoni e respirano aria, ma la loro capacità di trattenere il respiro è straordinaria: possono infatti rimanere in immersione fino a 4-7 ore nelle fasi di riposo, mentre alcune specie possono addirittura ibernarsi andando in letargo sott’acqua.
Migrano a lunghe distanze per nutrirsi, spesso attraversando l’intero oceano.
La Caretta ad esempio può nidificare sulle coste del Giappone, per poi migrare verso la Baja California in Messico in cerca di cibo., per cercare un foraggio prima di tornare di nuovo a casa.
La tartaruga liuto invece riesce a resistere anche alle fredde acque nuotando dal sud del Cile, fino al nord dell’Alaska.
Delle 7 specie di tartarughe marine, solo tre vivono nel Mediterraneo: oltre alla Caretta caretta, troviamo la tartaruga verde e la tartaruga liuto.
Quante uova depongono le tartarughe marine e come avviene la deposizione
La quantità di uova che vengono deposte, varia molto a seconda dell’età, delle dimensioni, e soprattutto della specie.
Le tartarughe marine sono quelle che depongono il maggior numero di uova in assoluto: anche più di 200 a esemplare per le tartarughe liuto ed embricata.
In media, le tartarughe marine depongono in media circa 110 uova in un nido, tra i 2 e gli 8 nidi a stagione a seconda della specie e dell’età della femmina.
Le deposizioni più piccole sono deposte dalle tartarughe a dorso piatto con circa 50 uova per nido.
Le deposizioni più numerose sono deposte dalla tartaruga embricata, che possono deporre oltre 200 uova in un nido.
Una particolarità degna di nota è il fatto che le tartarughe marine, dopo aver nuotato per migliaia di chilometri attraverso gli oceani, ritornano nel punto esatto dove sono nate per deporre le uova.
Una delle teorie più accreditate è che le tartarughe riescano a ritrovare la spiaggia dove sono nate grazie al campo magnetico terrestre.
Il processo di nidificazione è composto da varie fasi.
La tartaruga femmina esce dal mare durante la notte e risale lungo la spiaggia, alla ricerca di un’area di nidificazione adatta (un luogo buio e silenzioso).
Una volta arrivata nel punto prescelto, la futura madre inizia a pulire l’area con le quattro pinne.
Elimina tutta la sabbia superficiale che la circonda che userà in seguito per ricoprire il nido.
Una volta che l’area è pulita, inizia a scavare un buco, la camera dove deporrà le uova, usando le sue pinne posteriori in maniera alternata
Quando non riesce più a scavare, si ferma e iniziano le contrazioni e inizierà a deporre le uova.
Per ogni contrazione la tartaruga rilascia tra 1 e 4 uova: le uova riempiranno praticamente l’intera cavità.
Una volta completata la deposizione delle uova, la femmina ricoprirà il nido usando le sue pinne posteriori in un modo simile a come era stato scavato fino a quando non saranno completamente coperte dalla sabbia.
Compatterà la sabbia rimanente nella parte superiore del nido, usando la parte inferiore del suo guscio iniziando il processo di mimetizzazione per camuffare il nido da possibili predatori. Una volta terminato, la femmina torna in mare.
La temperatura del nido determinerà il futuro sesso delle tartarughine: temperature superiori generano femmine, temperature più fresche maschi. Esistono delle temperature di equilibrio dove gli esemplari saranno metà femmine, metà maschi, temperature che sono diverse tra le varie specie.
Le madri non effettuano cure parentali, i piccoli quando sbucheranno dal nido dovranno correre verso il mare e iniziare la loro vita in maniera autonoma. La schiusa avviene dopo circa 60 giorni dalla deposizione che avviene in ore notturne in maniera simultanea: i piccoli sono guidati dal chiarore della luna per trovare la giusta direzione verso il mare.
Cosa mangiano le tartarughe marine
Ogni specie di tartaruga marina si nutre di una dieta specifica.
Generalmente, quando sono piccole si nutrono di zooplancton in particolare di meduse, durante la loro crescita cominciano a prediligere cibi più sostanziosi, come piccoli pesci, crostacei e calamari.
La caretta caretta con le sue forti mascelle predilige prede con gusci duri come aragoste, crostacei e pesci. La tartaruga verde al contrario con la bocca seghettata predilige le alghe marine, mentre le tartarughe liuto preferiscono le meduse.
Le tartarughe marine infatti sono delle grandi mangiatrici di meduse ricoprendo un ruolo ecologico fondamentale per il controllo numerico di questi animali.
La tartaruga embricata ha una mascella a forma di becco che usa per mangiare coralli duri, spugne e anemoni. I falchi hanno una mascella a forma di becco che usano per sfamare coralli duri, spugne e anemoni.
La tartaruga bastarda olivacea è onnivora avendo molte prede come coralli, meduse, crostacei, pesci, e occasionalmente alghe.
Nessuna specie di tartaruga marina ha i denti.
Le tartarughe a loro volta sono le prede di molti organismi marini, specialmente durante la fase giovanile, mentre nella fase adulta oltre all’uomo devono temere solamente gli squali.
Quanto vive una tartaruga di mare
Le tartarughe marine vivono in genere tra 30 e 50 anni, con alcuni casi documentati di tartarughe marine che vivono fino a 150 anni.
Mentre sappiamo che tutte le specie di tartarughe marine hanno una durata della vita lunga, il limite superiore della loro potenziale durata della vita naturale rimane un mistero per gli scienziati.
Delle sette specie di tartarughe marine sul globo, la tartaruga embricata ha la durata di vita più breve da 30 a 50 anni, mentre la tartaruga verde ha la più lunga a 80 anni o più.
Le altre tartarughe marine hanno una durata media di 45-50 anni.
Stato di conservazione delle tartarughe marine
Lo stato di conservazione delle tartarughe marine è sotto osservazione perché sono delle specie vulnerabili alle attività umane.
Uno dei problemi maggiori per la conservazione delle tartarughe è il consumo delle coste da parte dell’uomo che converte spiagge sabbiose in attività economiche riducendo i siti di nidificazione.
Anche la pesca industriale è una minaccia per le tartarughe che sempre più spesso si ritrovano catturate dalle reti da pesca. Un problema inoltre sono le eliche delle imbarcazioni che possono colpire le tartarughe quando nuotano vicino la superficie.
Tra le 7 specie, quella più in pericolo di estinzione è la tartaruga di Kemp, gravemente minacciata sia per la raccolta delle uova, sia per il ridotto areale: la quasi totalità della specie infatti depone le uova in una sola spiaggia.
Al contrario, la specie più abbondante è la bastarda olivacea che tuttavia negli ultimi anni ha subito un forte decremento numerico a causa della pesca indiscriminata e della distruzione dell’habitat costiero, con la costruzione di grandi porti ed impianti petroliferi in luogo dei siti riproduttivi delle femmine.
Tutte le specie sono minacciate dall’inquinamento da plastica che viene scambiata per cibo dalle tartarughe.
Negli ultimi anni le associazioni che si dedicano alla conservazione delle tartarughe marine hanno fatto passi da gigante anche grazie alla rinnovata attenzione di sempre più persone che attraverso i social manifestano la volontà di proteggere questi affascinanti abitanti dei mari.
Perché e come salvare le tartarughe marine
Ho scritto due articoli che affrontano in maniera dettagliata la questione del perché dovremmo salvare le tartarughe marine e soprattutto perché dovremmo farlo.
Eccoli:
Leggi gli articoli così scoprirai l’importanza di contribuire alla conservazione delle tartarughe marine.
Keep the Planet ha selezionato per i soci dell’associazione l’elenco completo delle associazioni sparse per i quattro angoli del pianeta che organizzano progetti di volontariato ambientale.
Se vuoi partecipare ad un meraviglioso viaggio volontariato per la salvaguardia delle tartarughe marine, diventa uno di noi associandoti a Keep the Planet e scaricare il database riservato seguendo questo link.
Le tartarughe marine ti ringrazieranno.
Alessandro Nicoletti