Un articolo lungo e dettagliato sulle caratteristiche dello scimpanzè comune, una delle specie di primate più simili e vicini all’essere umano che purtroppo rischia di sparire. Conoscere per amare, amare per proteggere. Buona lettura!!!
Per un amante della natura come me è difficile assistere in maniera passiva al disastro ecologico che stiamo provocando praticamente ovunque nei quattro angoli del pianeta.
La passione e l’amore per l’ambiente mi hanno portato a studiare biologia, a viaggiare in angoli remoti, a discutere di conservazione, di fauna selvatica e molto altro.
Tuttavia, nonostante gli sforzi, mi sento impotente, vedo con i miei occhi il declino quotidiano, ma nonostante tutto non voglio e non posso arrendermi.
Ho deciso di portare avanti la mia piccola lotta contro l’ignoranza diffusa sui temi ambientali creando questa piccola oasi di speranza che è la mia associazione ambientalista Keep the Planet.
Tra le varie attività che svolgo, scrivo articoli di divulgazione per informare e sensibilizzare le persone ai temi ambientali tenendo esclusivamente un approccio scientifico. Per proteggere bisogna prima amare, e per amare bisogna prima conoscere.
Ed è con questa speranza che oggi ti voglio parlare dell’animale forse più simile a noi, lo scimpanzè comune.
Lo scimpanzè comune è una delle sette specie ancora esistenti di grandi scimmie o ominidi che a sua volta sono divisi in 4 generi distinti di cui fanno parte anche i gorilla e gli orango.
Insieme al Bonobo, lo scimpanzè appartiene al ramo evolutivo collaterale alla specie umana più simile all’uomo con circa il 98% del nostro patrimonio genetico condiviso.
L’antenato comune tra uomo e scimpanzè è datato 5 milioni di anni fa, avvicinando di fatto la nostra specie a quella dello scimpanzè in maniera molto accentuata.
Nonostante il legame indissolubile dello scimpanzè comune con la specie umana, proprio per colpa nostra è una delle tante specie selvatiche in pericolo di estinzione che rischiano di soccombere all’avidità e alla stupidità umana.
Le ragioni sono note a tutti, deforestazione, inquinamento e bracconaggio stanno minacciando la biodiversità mondiale, a noi amanti della natura non ci resta altro che combattere contro la follia e cercare di arginare questo fenomeno globale.
La lotta è dura, ma noi non molliamo di un centimetro.
Scimpanzè comune: cenni generali
Lo scimpanzè comune (Pan troglodytes) è, insieme al bonobo, l’unica specie vivente del genere pan.
In passato, il bonobo e lo scimpanzè erano considerati una sola specie, ma nel 1928 le due specie vennero divise.
La speciazione avvenne per allopatria, cioè quel processo evolutivo che porta alla nascita di nuove specie per via di suddivisioni geografiche che impediscono il contatto tra i due gruppi.
Nel caso del bonobo e dello scimpanzè, le differenze evolutive derivano dalla presenza del fiume Congo che impedì il contatto tra le specie: la speciazione iniziò circa un milione di anni fa.
Le differenze più evidenti tra le due specie sono che lo scimpanzè è più grande, aggressivo e dominato da una società maschilista, mentre il bonobo è più piccolo, tranquillo e composto da società dominate dalle femmine.
Una teoria sul differente grado di aggressività è basata sul fatto che gli scimpanzè condividevano l’ambiente con i gorilla, primati più grandi, mentre il bonobo no.
Molte delle informazioni che abbiamo sugli scimpanzè dipende dagli studi della nota etologa e antropologa Jane Goodall. La sua ricerca, durata ben 40 anni, si focalizzò sullo studio dei comportamenti e sull’intelligenza degli scimpanzè del parco nazionale di Gombe Stream, in Tanzania.
La ricercatrice rivoluzionò la scienza dell’epoca, per la prima volta chiamò gli individui per nome, rifiutandosi la nomenclatura dell’epoca fatta di codici alfanumerici.
Grazie agli studi della Goodall, l’umanità scoprì l’utilizzo degli utensili da parte dei primati, la struttura sociale e le interazioni all’interno dei gruppi.
Un’atra osservazione che rivoluzionò le credenze dell’epoca fu che gli scimpanzè non erano affatto vegetariani, ma che all’occorrenza diventavano predatori di piccole scimmie e altri animali.
Entrambe le specie, bonobo e scimpanzè, sono gli animali più simili all’essere umano con un antenato comune datato circa 5 milioni di anni fa.
Il genere Pan fa parte della sottofamiglia Homininae, la stessa del genere Homo al quale noi umani apparteniamo.
In passato, gli scimpanzè furono inseriti addirittura all’interno del nostro genere con il nome scientifico di Homo troglodytes.
Questo l’albero evolutivo che evidenzia la vicinanza degli scimpanzè con l’essere umano rispetto alle altre specie di primati:
A sua volta lo scimpanzè comune è composto da 4 sottospecie presenti in diverse aree dell’Africa centrale:
- Scimpanzè centrale (Pan troglodytes troglodytes);
- Scimpanzè occidentale (Pan troglodytes verus);
- Scimpanzè orientale (Pan troglodytes schweinfurthii);
- Scimpanzè sud-est (Pan troglodytes elliotti).
Vediamo ora alcune delle caratteristiche della specie, il suo aspetto, la sua ecologia, ma soprattutto la sua complessa struttura sociale e intelligenza che lo avvicina in maniera indiscutibile alla nostra specie, una similitudine che lo evidenzia dal resto delle specie animali.
Aspetto e corporatura
Il maschio adulto dello scimpanzé comune pesa tra i 40 e i 60 kg, mentre la femmina pesa dai 32 ai 47 kg.
Gli esemplari maschi più grandi possono raggiungere e superare anche i 70 kg, mentre due maschi tenuti in cattività hanno raggiunto il peso record di 91 kg.
I maschi raggiungono una misura di circa 1,5 metri, mentre le femmine fino a 1,3 metri.
Entrambi i sessi hanno corpi ricoperti da una peluria nera e lunga tranne che sul viso, le dita, le dita dei piedi, i palmi delle mani e le piante dei piedi. Raro, ma presente, il fenomeno dell’albinismo.
Ha sia il pollice della mano e l’alluce del piede opponibili, permettendo una forte presa sui rami degli alberi dove trascorre la notte, mentre spende la maggior parte delle ore del giorno a terra.
Ha un’andatura quadrupede, ma può camminare in maniera bipede per brevi distanze. Le braccia sono più lunghe e forti delle gambe.
E’ caratterizzato da una forte e massiccia massa muscolare che lo rende fino a 7 volte più forte fisicamente rispetto a noi umani.
La testa dello scimpanzè ha una forma molto simile a quella umana ed è caratterizzata da una forte gestualità che rappresenta lo stato emozionale dell’animale. La dentatura robusta è contenuta in un’ampia mandibola che permette una dieta varia.
Riproduzione
Gli animali si accoppiano durante tutto l’anno: sono tra le poche specie animali che praticano il sesso oltre al mero scopo di riprodursi. Ricerche hanno infatti evidenziato dei legami tra sesso e interazioni sociali.
Gli scimpanzè sono promiscui, hanno più partner durante lo stesso periodo di riproduzione.
Dopo un periodo di gestazione di circa 8 mesi, le femmine partoriscono ogni 5-7 anni un solo cucciolo e occasionalmente gemelli.
Per i primi 6 mesi, il piccolo vive a stretto contatto con la madre che lo sostiene, successivamente si tiene aggrapparo aggrappato alla schiena della mamma fino al primo anno di età.
Dopo questo periodo, il cucciolo diventa via via più indipendente, fino a raggiungere la completa indipendenza dalla madre verso i 4 anni d’età.
Sebbene gli scimpanzè raggiungano la maturità sessuale a circa 7-8 anni, le femmine non generano prole prima dei 13-14 anni, mentre i maschi diventano capaci di riprodursi dopo i 12 anni di età. Gli scimpanzé possono vivere anche fino a 60 anni.
Etologia e dieta
Gli scimpanzè sono animali sociali che vivono in grandi gruppi formati da 20 fino a 150 individui dalla precisa e ordinata struttura sociale dominata dai maschi.
Al vertice troviamo il maschio alpha, un maschio adulto dominante che deve affrontare le continue sfide dei maschi più giovani che sfidano il suo ruolo. I maschi dominano sulle femmine, quest’ultime durate l’adolescenza possono cambiare gruppo, mentre i maschi rimangono all’interno del gruppo di appartenenza.
Sono dei grandi viaggiatori, cambiano spesso luogo esplorando le foreste ed infatti si costruiscono ogni notte un nido diverso su alberi diversi.
Rispetto ai bonobi, sono animali aggressivi, non è raro che i maschi attaccano ed uccidono cuccioli di altri maschi per poi cercare di riprodursi con la femmina.
Sono animali territoriali, avvengono spesso scontri tra gruppi diversi per la difesa del territorio. Comunicano tra loro attraverso un ampio range di suoni ed espressioni facciali ampiamente studiati dai ricercatori. Utilizzano utensili quali bastoni, pietre, rami e foglie per raccogliere e raggiungere il cibo.
Per quanto riguarda la dieta, sono animali onnivori prevalentemente vegetariani, il cibo preferito è infatti la frutta che consuma abbondantemente a seconda delle stagioni: tra i frutti preferiti troviamo i fichi, pere, mele e banane selvatiche della foresta tropicale.
Integrano la dieta con germogli, foglie, erbe, semi, uova e prodotti di derivazione animale come il miele raccolto dagli alveari e diverse specie di insetti come ad esempio le formiche. Sono anche dei predatori efficaci che non disdegnano la caccia verso altre specie di scimmie come i colobi rossi.
In natura, gli scimpanzè sono la preda naturale dei giaguari, ma il vero pericolo come sempre avviene arriva dai cugini evoluti chiamati comunemente uomini.
Dove vivono gli scimpanzè
In natura, gli scimpanzè vivono esclusivamente nell’Africa centrale, mentre sono numerosi gli esemplari in cattività in tutti i continenti del mondo.
Gli scimpanzè hanno l’areale più vasto tra le tutte grandi scimmie, hanno infatti una distribuzione discontinua dal sud del Senegal, fino ad arrivare al confine orientale della Tanzania e dell’Uganda.
L’habitat ideale è composto da foreste tropicali, sia montane che di pianura, ma si spostano anche nelle aree coltivate e la savana priva di manto forestale.
Dalla mappa vediamo come le differenti aree che occupano le diverse sottospecie.
Ad ovest, nei paesi di Liberia, Costa d’Avorio, Guinea, Senegal e Sierra Leone troviamo lo scimpanzè occidentale, con una popolazione totale stimata compresa tra i 18.000 e i 65.000 esemplari.
Lo scimpanzè del sud est è il meno numeroso con soli 6000-9000 esemplari ed è confinato all’interno di due soli paesi: Nigeria e Camerun.
Lo scimpanzè centrale con circa 140.000 esemplari vive prevalentemente nelle foreste del Gabon, del Congo e del Camerun.
L’ultima sottospecie, la più numerosa, vive quasi esclusivamente nella Repubblica democratica del Congo con una popolazione stimata di circa 150.000- 250.000 individui.
Le stime vengono fatte attraverso indagini statistiche di abbondanza e conto dei nidi sugli alberi per una popolazione totale delle 4 sottospecie situata tra i 180.000 e i 300.ooo individui.
Status di conservazione
Se paragoniamo lo status di conservazione dello scimpanzè con le altre specie di grandi scimmie come i gorilla e gli oranghi, la situazione potrebbe sembrare tutto sommato positiva.
Se pensiamo ai soli 300 esemplari ancora in vita di gorilla di montagna, le grandi popolazioni di scimpanzè ancora presenti potrebbero trarci d’inganno.
Purtroppo, come per quasi tutte le specie selvatiche, gli scimpanzè sono oggetto di studio e conservazione perché le popolazioni sono in drastica diminuzione.
Nonostante siano protette da leggi nazionali e internazionali, la loro effettiva protezione è debole per colpa della scarsa implementazione dei controlli e delle leggi.
Perdita di habitat, malattie, crescita demografica umana e distruzione dell’habitat naturale hanno infatti ridotto le popolazioni selvatiche che nel 1975 erano ancora stimate in circa mezzo milione di individui.
Si stima che nel periodo 1975-2050, le popolazioni di riduranno per il 50% facendo preoccupare la comunità internazionale che per questo motivo ha inserito la specie nelle liste rosse dell’IUCN delle specie in pericolo di estinzione.
Se fino al 1994 era considerata una specie vulnerabile, nello stesso anno venna dichiarata in pericolo e pertanto oggetto di leggi internazionali rivolte alla sua protezione.
Pericoli per lo scimpanzè
Nonostante sia una specie protetta, gli scimpanzè rischiano di sparire da questo maltrattato pianeta per colpa delle attività umane non sostenibili.
La prima causa di pericolo mettiamo certamente la riduzione degli habitat naturali che vengono convertiti in attività umane.
L’Africa centrale, l’habitat dello scimpanzè, è infatti sotto attacco dalla globalizzazione, dalla società consumistica che non guarda in faccia il futuro, ma lo ignora in maniera criminale e consapevole.
L’aumento vertiginoso della popolazione umana compie l’atto finale, non cresciamo in maniera sostenibile, ma l’argomento è ancora tabù per diversi motivi, religiosi ed economici.
Il capitalismo infatti si basa sul modello della crescita infinita o, come preferisco chiamarlo io, della follia infinita. Il successo di un’azienda non si basa sul profitto, ma sulla percentuale di crescita rispetto all’anno precedente.
E’ ovvio che è un modello economico che va bene solo sui modelli matematici, ma che non è applicabile ad un pianeta dalle risorse finite come il nostro.
In Africa occidentale si sono perse circa l’80% delle foreste, le coltivazioni industriali crescono, la costruzione delle strade pure, nuove miniere vengono aperte senza sosta e tutto questo per la ricchezza di pochi individui a scapito dell’ambiente e delle fasce povere della popolazione.
Altro aspetto da considerare nel declino degli scimpanzè è certamente il bracconaggio. Nonostante l’uccisione e il commercio di carne di scimpanzè sia illegale, il consumo rimane alto soprattutto nelle aree remote dove la fauna selvatica rimane la sola fonte di proteine animali.
L’aumento delle prede cacciate è direttamente proporzionale all’apertura di nuove strade per lo sviluppo di attività commerciale come le piantagioni che facilitano l’accesso alle aree una volta remote e irraggiungibili.
Ed è la riduzione degli habitat e l’aumento dei contatti con l’essere umano che incrementa la terza causa di riduzione delle popolazioni, le malattie.
Vista la vicinanza genetica tra uomo e scimpanzè, le malattie sono simili e trasmissibili. Un esempio è la strage di Ebola che ha ridotto del 14% le popolazioni selvatiche in Gabon e Congo.
Come aiutare lo scimpanzè
Il futuro è cupo per gli scimpanzè e non solo, non ci sono specie selvatiche esenti dal problema dell’estinzione. La notizia è ormai di dominio pubblico, viviamo nell’era geologica denominata Antropocene, l’era dominata dall’uomo che devasta, uccide, trasforma, distrugge.
Non c’è scampo, o cambiamo direzione o finiremo per distruggere anche noi stessi. Il cambiamento è sotto gli occhi di tutti, se non prendiamo misure energiche contro il cambiamento climatico rischiamo veramente grosso.
Aiutare noi stessi significa aiutare anche le specie selvatiche come lo scimpanzè appunto.
Per difendere animali e foreste non rimane altra via che istituire parchi nazionali praticamente ovunque, dobbiamo proteggere le ultime aree remote rimaste, le foreste primarie africane sono uno dei polmoni della terra, crediamo veramente che possiamo vivere senza esse?
La foresta è la base dalla vita, produce ossigeno e assorbe anidride carbonica, insieme agli oceani sono la base sulla quale si basa il resto della vita sulla terra.
Come comuni cittadini possiamo fare molto, ma dobbiamo unirci e combattere insieme. Dobbiamo boicottare le aziende che non si attengono agli standard di sviluppo sostenibile, dobbiamo rivedere il nostro stile di vita e organizzare dei viaggi nei parchi nazionali così da portare valore aggiunto alla popolazione locale e creare un’economia alternativa fatta di turismo sostenibile.
Noi possiamo scegliere, facciamolo.
Scimpanzè comune: considerazioni finali
Insieme a gorilla, oranghi e bonobi, gli scimpanzè sono la testimonianza vivente del nostro passato, la nostra avidità non può farli sparire per sempre.
La vicinanza genetica ovviamente non è la sola ragione per difendere le grandi scimmie, tutti gli animali in pericolo di estinzione meritano piena protezione e conservazione.
Per farlo si devono instaurare aree protette dove le attività dell’uomo devono essere limitate solo ad una discreta e silenziosa presenza.
Evidenze sul campo hanno dimostrato che le attività sostenibili sono le sole percorribili per garantire benessere e sicurezza non solo alla fauna selvatica, ma anche alle popolazioni locali.
Quasi sempre questi animali vivono in aree povere e disagiate, tuttavia lo sviluppo di attività come il turismo sono capaci di migliorare nettamente la qualità della vita nella zona mentre le altre attività legate alla deforestazione fanno guadagnare solo ad un ristretto gruppo di persone.
Noi di Keep the Planet continuiamo nell’opera di divulgazione, tu dacci una mano, condividi l’articolo, parlane con i tuoi amici, aiutaci a proteggere l’ambiente.
Diventa socio dell’associazione, parti per un’esperienza di volontariato con gli scimpanzé e aiutali nella lotta per la conservazione.
Alessandro di Keep the Planet.