Chi di voi non conosce Ailuropoda melanoleuca, l’animale probabilmente più famoso al mondo?
Mai sentito nominare?
E se ti dicessi invece Panda gigante?
Eh già, il nome scientifico dei panda è proprio Ailuropoda melanoleuca ed è dovuto dall’origine greca del nome che infatti in greco significa letteralmente piede di gatto nero bianco, mentre il termine panda deriva dal Nepal, uno degli habitat del passato dell’animale.
Scelto come animale simbolo della conservazione delle specie in pericolo di estinzione, il Panda gigante è un animale più unico che raro, una delle tante testimonianze di quanto spettacolare sia la natura sulla terra.
Come fondatore di un’associazione ambientalista che lotta per la conservazione degli habitat naturali, non potevo non scrivere un articolo sul panda, l’animale che più di tutti indica che proteggere la natura è un dovere, e che quando questo avviene i risultati arrivano.
Non è un caso che nel 2016, durante la conferenza dell’IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura), il Panda gigante sia stato promosso da specie in pericolo di estinzione a specie vulnerabile.
Il miglioramento del suo status di conservazione è conseguenza diretta dell’attenzione del governo cinese e dell’opinione pubblica e degli sforzi fatti per preservare l’habitat dei panda.
Il caso del panda è la dimostrazione che salvare le specie in via d’estinzione è possibile, ma questo avviene quando gli sforzi sono reali e l’attenzione del pubblico alta.
Purtroppo questa vittoria non rappresenta la situazione globale, la terra sta perdendo specie animali a ritmi vertiginosi, tuttavia specie simbolo come il Panda possono e devono essere degli apripista per ulteriori progetti di conservazione.
Il panda infatti è considerato una specie ombrello o specie bandiera, cioè una specie dal forte valore simbolico capace di attirare l’attenzione del pubblico e con questa aumentare gli sforzi di conservazione.
Altre specie ombrello sono gli oranghi, le tigri, i gorilla, gli elefanti, i leoni e i rinoceronti.
Grazie al loro forte impatto, si crea quel circolo virtuoso che poi porta alla conservazione degli habitat con la conseguenza che anche specie meno carismatiche, ma di vitale importanza per gli ecosistemi, vengano protette.
Panda Gigante: cenni generali
Il Panda gigante è una delle 8 specie di Ursidi ancora in vita e il solo rappresentante della famiglia Ailuropodini.
Per anni la classificazione del panda è stato oggetto di studio e discussione, tuttavia le ultime analisi genetiche lo hanno inserito all’interno della famiglia degli orsi.
La specie più vicina dal punto di vista genetico è l’Orso degli Occhiali del Sud America, mentre l’altra specie con cui condivide il nome comune –Panda rosso – è più lontana dal punto di vista evolutivo.
L’uso del nome panda deriva dal fatto che si cibano entrambi di germogli di bambù e condividono le tipiche macchie nere intorno agli occhi.
La fama del Panda gigante è dovuta dal suo aspetto buffo e simpatico: nonostante sia un animale selvatico potenzialmente pericoloso, nel pensare comune è visto come un animale amichevole e innocuo.
Il suo folto pelo a chiazze nere e bianche lo ha trasformato nell’animale simbolo nella lotta alla conservazione della natura.
Il ventre è bianco, mentre il dorso neo, mentre tipica è la testa bianca e le due grandi occhiaie nere intorno agli occhi.
Una particolarità è il suo palmo modificato che sembra composto da 6 dita, mentre in realtà il sesto dito chiamato pollice non è anatomicamente un dito vero e proprio, ma una modificazione dell’osso del polso.
E’ un’animale piuttosto grande, raggiunge il metro e mezzo di lunghezza per un peso di anche 150 chilogrammi. Vive circa 35- 40 anni.
I sensi più evoluti sono l’udito e l’olfatto, mentre la vista è meno sviluppata.
Ecologia e abitudini del panda
Il Panda gigante è un animale schivo e solitario che si raduna solamente nel periodo degli amori che dura solo poche settimane all’anno e il periodo fertile solo pochi giorni.
La bassa capacità riproduttiva è uno dei problemi principali della conservazione dell specie.
Le femmine infatti riescono ad allevare un solo cucciolo, quando in natura nascono due piccoli, la madre ne abbandona uno. La maturità sessuale è raggiunta intorno al 5° anno di vita.
In cattività, gli esemplari abbandonati dalle madri vengono prese in cura dal team di veterinari che alimentano artificialmente il nuovo nato.
Lo svezzamento dura 9 mesi, ma il cucciolo rimane con la madre per 18 mesi, periodo durante il quale apprende come cibarsi e sfuggire ai predatori.
Il panda infatti, quando è ancora cucciolo, può diventare la preda occasionale di leopardi, orsi e lupi. Ma ovviamente il nemico numero uno sono le attività umane che hanno ridotto l’antico areale del panda.
Se dal punto di vista tassonomico il panda dovrebbe essere un animale carnivoro, in realtà si ciba quasi esclusivamente di germogli, gambi e foglie di bambù che occasionalmente associa con uova, insetti e carogne, ma rimane comunque un animale erbivoro.
Grazie alla sua forte mandibola e ampia dentatura, macina con pazienza i germogli di bambù.
Il Panda gigante infatti passa gran parte della propria giornata a masticare e ingoiare il suo cibo preferito, mentre investe l’altra parte della giornata a dormire trasformandolo in un animale poco attivo.
Mangia dai 15 ai 40 chili di bambù al giorno, pari a quasi la metà del suo peso corporeo.
A differenza degli altri orsi, non entra nella fase del letargo, ma piuttosto scende a valle nei periodi più freddi. Sono degli abili arrampicatori e nuotatori, in casi di emergenza possono anche trasformarsi in forti combattenti.
Dove vive il Panda
In passato, il Panda gigante occupava un ampio areale compreso tra il sud est della Cina, il Vietnam del nord e la Birmania.
Oggi, l’habitat dei panda si è ridotto in sole 20 aree isolate tra loro comprese nelle zone montuose delle province cinesi di Gansu, Sichuan e Shanxii.
La quasi totalità degli esemplari vivono sulla catena montuosa delle Minshan and Qinling mountains.
Queste due catene montuose hanno preservato le foreste di bambù, ultimo rifugio del panda e di altre specie locali.
I panda infatti vivono all’interno di queste foreste comprese tra i 1800 e i 3500 metri di altitudine. Questo è un habitat molto delicato e in futuro potrebbe soffrire degli effetti del cambiamento climatico.
Qui sono presenti diverse specie di bambù che forniscono cibo agli animali durante tutto l’anno.
In questi ultimi anni, il governo cinese in collaborazione con le principali associazioni ambientaliste ha creato un network di aree protette che coprono la metà dell’habitat dei panda selvatici e ha implementato la creazione di corridoi di foreste di bambù per permettere agli animali di attraversare le varie aree un tempo scollegate per aumentare la variabilità genetica delle popolazioni selvatiche.
Il punto di partenza per un viaggio alla scoperta dei panda è la città di Chengdu, capoluogo del Sichuan.
Appena fuori città, si sviluppa il Chengdu Panda Base, importante riserva naturale e centro di ricerca per la conservazione del panda.
E’ proprio qui che si sono sviluppate le ultime tecniche per aumentare la fertilità e le probabilità di accoppiamento dei panda.
Stato di conservazione del Panda Gigante
Nel 1965, il Panda gigante fu definito dagli esperti come un animale rarissimo sull’orlo dell’estinzione.
Per secoli i panda furono oggetto di caccia e bracconaggio che associato alla perdita di habitat, ridussero gli esemplari in natura a poche centinaia. Ai tempi, la pelle di panda era un oggetto di lusso molto richiesto dalle elitè asiatiche.
Il forte declino della specie, portò al governo cinese nel 1958 ad emanare la prima legge per la protezione della specie e l’instaurazione di alcune aree protette.
Negli anni 90′, furono emanate altre leggi più severe e nel corso degli anni il numero di aree protette aumentò.
Le stime dei panda selvatici furono oggetto di dibattito scientifico, nel 1975 si stimò una popolazione inferiore ai 1000 esemplari, mentre altre ricerche erano più ottimiste, tuttavia all’epoca i panda in natura erano creature molto rare.
Le popolazioni rimasero costanti nel tempo, tuttavia a partire dagli anni 2000 le popolazioni iniziarono ad aumentare anche grazie alle nuove scoperte tecnologiche che aumentò il numero di nuovi nati in cattività e poi reinseriti in natura.
E’ notizia recente che, dopo decenni di sforzi, il Panda gigante è uscito dalla lista degli animali a rischio di estinzione e considerato specie vulnerabile.
Il motivo è dovuto dall’aumento costante della popolazione fino ai 1864 esemplari oggi in natura e dall’aumento delle aree protette a lui dedicate.
Secondo l’IUCN, le popolazioni sono cresciute grazie agli sforzi del governo cinese a proteggere gli animali e soprattutto gli habitat della specie creando sempre nuove riserve e la riforestazione delle foreste di bambù.
Pericoli per il Panda Gigante
Nonostante gli sforzi e l’impegno della comunità internazionale, il Panda gigante rischia di sparire nei prossimi decenni per colpa del cambiamento climatico.
Il Panda infatti è un animale poco adattabile ai cambiamenti, è una specie molto specifica e legata al suo habitat naturale molto di più di altre.
Se per colpa del cambiamento climatico le foreste di bambù di montagna dovessero sparire, il panda farebbe la stessa fine.
Ci sono proiezioni infatti che mettono a rischio queste foreste di alta quota piuttosto sensibili ai cambiamenti.
Per questo motivo, gli sforzi della conservazione del panda sono stati messi in discussione da diversi ambientalisti come l’inglese Chris Packham che ha fortemente criticato il programma di riproduzione artificiale assumendo che è inutile perché non c’è sufficiente habitat naturale dove rilasciare i nuovi nati.
Come aiutare la conservazione del Panda
Proteggere il panda significa proteggere il pianeta intero, gli ecosistemi terrestri sono connessi tra loro, quello che succede in Cina si riflette in Europa e viceversa.
Forse come singoli individui possiamo fare poco, ma come comunità possiamo influenzare le decisioni dei governi e delle multinazionali.
La rivoluzione inizia dal supermercato, boicotta le aziende che usano l’olio di palma direttamente connesso con la deforestazione, prima causa di riscaldamento globale, boicotta le carni industriale anch’esse prime responsabili delle emissioni, boicotta tutto quello che non rispetta l’ambiente, anche un solo fiammifero accesso può illuminare l’oscurità della notte.
Sempre importante inoltre è visitare i parchi nazionali per vedere i panda in natura e finanziare la ricerca. Nel caso del panda questo è meno importante perché un animale simbolo sotto l’occhio delle autorità, ma non possiamo dire lo stesso con altre specie come i gorilla che invece vedono sparire il loro habitat alla velocità della luce.
Chi ama la natura non si sofferma ad un like sui social, ma partecipa attivamente alle attività della conservazione.
Panda Gigante: considerazioni finali
Grazie all’attenzione mediatica, il Panda gigante è uscito dalle liste rosse delle specie in pericolo, tuttavia il futuro della specie rispecchia il destino dell’intero pianeta: se non agiamo in fretta, molte specie spariranno per colpa del riscaldamento terrestre.
I ricercatori sono ormai stanchi di avvertire i governi, sono anni che lo fanno rimanendo inascoltati.
Nel nostro piccolo dobbiamo fare pressione, dobbiamo scegliere consapevolmente i prodotti che compriamo, dobbiamo obbligare i governi a mettere i temi ambientali in cima alle discussioni politiche.
Ai problemi globali servono risposte globali, dobbiamo ripiantare milioni di ettari di foreste, abbassare le emissioni, modificare le nostre diete con prodotti a Km zero e sostenibili dal punto di vista ambientale.
Una delle fonti più sostenibili al mondo ad esempio è la molluschicoltura, che associata ad una dieta prevalentemente vegetariana aiuta il pianeta e il futuro delle generazioni.
Se vogliamo salvare i panda, dobbiamo prima di tutto salvare noi stessi dall’avidità e dall’autodistruzione, un percorso che la società umana sembra aver intrapreso.
Ed ancora, il controllo delle nascite, il ritmo di crescita demografica è insostenibile, quando raggiungeremo i 10 miliardi di esseri umani forse non rimarrà spazio per le specie animali, ecco che la pianificazione diventa necessaria.
Stesso discorso per la lotta agli sprechi, nella sola Italia non è fattibile che il 40% dell’acqua sia oggetto di sprechi e perdite.
Non diteci che manca il lavoro, ma piuttosto le competenze e l’onestà intellettuale di affrontare i veri problemi del pianeta.
Alessandro di Keep the Planet.