Qual è il futuro dell’orso polare?

Ciao a tutti ragazzi, io sono Alessandro Nicoletti, biologo marino e fondatore dell’associazione Keep the Planet e oggi volevo parlarvi di Ursus Maritimus, conosciuto meglio come orso bianco e/o orso polare.

Insieme a orso bruno, orso nero, orso dal collare, orso malese, orso labiato, orso dagli occhiali e panda gigante, l’orso polare è una delle 8 specie di ursidi ancora esistenti.

Descritta per la prima volta nel 1974 dall’esploratore inglese Constantine John Phipps, gli fu dato il nome scientifico di Ursus Maritimus per via dell’habitat prevalentemente acquatico dell’orso polare.

Nonostante non sia in pericolo imminente di estinzione dato il suo ampio areale, l‘orso bianco è una specie simbolo dei cambiamenti climatici in atto e se nulla verrà fatto, presto o tardi questa specie dovrà affrontare il terribile spettro della completa sparizione.

Da ormai 5 anni ho deciso di dedicarmi completamente alla divulgazione ambientale perché per difendere e amare qualcosa o qualcuno, bisogna prima conoscerlo.

Ecco perché ti chiedo di unirti a noi nella lotta contro l’estinzione di specie animali uniche che da milioni di anni abitano questo meraviglioso pianeta.

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Chi è l’orso polare?

L’orso bianco è il carnivoro terrestre più grande al mondo, agile nuotatore in acqua e veloce sulla terraferma.

Gli esemplari maschi adulti pesano mediamente dai 400 ai 700kg e misurano dai 2 ai 3m di lunghezza.

Le femmine, sono grandi circa la metà e pesano tra i 150 e i 250kg.

Nonostante le grandi dimensioni, riesce a raggiungere i 40 km/h, se un orso polare ti insegue, non pensare di riuscire a scappare.

Rispetto alle altre specie di Ursidi, questa specie ha una sagoma più slanciata dovuto al suo adattamento alla vita semi-acquatica.

Riescono infatti a nuotare fino a 10 giorni consecutivi, coprendo una distanza di oltre 600 km alla ricerca di cibo. Non a caso, le zampe anteriori fungono da potenti e affidabili remi, mentre gli arti posteriori agiscono come un timone.

Gli orsi polari trascorrono la maggior parte del loro tempo sulla banchisa polare ghiacciata, dove cacciano, si riproducono e allevano i cuccioli.

Cuccioli che alla nascita sono piccoli ed indifesi, spesso il parto da alla luce due piccoli orsi lunghi solamente venticinque centimetri che pesano circa 1 kg ciascuno.

Grazie al latte di mamma orsa, i cuccioli crescono velocemente e diventeranno individui indipendenti dopo circa due anni.

Origine e habitat dell’orso bianco

orso polare600 mila anni, questo è il tempo stimato dell’origine dell’ursus maritimus che secondo diversi studi genetici si è separato evolutivamente dall’orso bruno.

L’habitat dell’orso polare è situato all’interno del circolo polare artico, a livello legislativo occupa i territori di Alaska, Canada, Russia, Groenlandia e le Isole Svalbard.

Gli esperti valutano le popolazioni attuali di orsi polari in un numero compreso tra i 20.000 e i 30.000 esemplari sparsi in varie popolazioni.

Ci sono 19 sottopopolazioni , tredici di queste che costituiscono circa il 60% della popolazione mondiale di orsi polari, si trovano in Canada.

Caratterizzato dall’incofondibile manto bianco che lo mimetizza perfettamente nell’habitat naturale dominato dai ghiacci, il suo adattamento evolutivo lo ha portato ad occupare l’emisfero polare nord.

Ovviamente per vivere nell’ecosistema artico, questa specie ha sviluppato delle caratteristiche peculiari che lo differenzia dalle altre specie di orsi.

Caratteristiche dell’orso bianco

La prima è sicuramente il colore della pelliccia che lo rende meno visibile sulla banchina artica, i peli non sono bianchi, ma trasparenti così da riflettere il colore dell’ambiente .Questo è anche il motivo per cui in estate, quando non sono sul ghiaccio appaiono di colore giallognolo.

Il secondo adattamento alla vita sui ghiacci è lo spesso strato di grasso che lo protegge dalle basse temperature.

Grasso che deve essere integrato da una dieta specifica fatta di altri mammiferi marini adattati a loro volta alla vita del polo nord.

La preda preferita dagli orsi polari sono le foche, che nel mar Artico sono rappresentate da ben 6 specie, le due foche maggiormente predate sono la foca dagli anelli e la foca barbata, tuttavia in assenza di queste, l’orso essendo un predatore alfa non disdegna altre prede come giovani trichechi, beluga e narvali.

Data la struttura e la biologia dell’orso polare, in condizioni normali non caccia mammiferi terrestri in quanto questi non apportano riserve di grasso sufficiente al suo fabbisogno calorico.

Purtroppo, le immagini arrivate dalla Siberia sono indici di un grave problema ecologico: gli orsi polari in mancanza di prede naturali si cibano infatti di tutto quello che trovano: renne, piccoli roditori, uccelli marini e ahimé anche rifiuti urbani.

Status di conservazione dell’orso bianco

Gli orsi polari frequentano quasi esclusivamente ambienti marini perennemente ghiacciati e da questi ambienti dipende la loro sopravvivenza, rendendo questa specie particolarmente minacciata dai cambiamenti climatici.

Non a caso, la Lista Rossa delle specie minacciate valuta l’Orso polare come Vulnerabile, e gli andamenti numerici delle popolazioni indicano chiaramente che la specie è in diminuzione.

Si prevede infatti una riduzione del 30% del numero di orsi entro il 2050.

Ma non tutto è perduto, due recenti studi effettuati in Canada hanno evidenziato il recupero di diverse popolazioni di orsi grazie agli sforzi di conservazione.

Nel canale di M’Clintock e nel golfo di Boothia, insieme alle locali popolazioni di inuit, si è stabilito un programma di protezione degli orsi polari con una riduzione delle uccisioni che ha portato ad un incremento del numero di esemplari e in una migliore condizione fisica degli animali.

Questo incremento, avvertono gli esperti, è purtroppo temporaneo.

Qui infatti grazie all’assottigliamento dello strato di ghiaccio è aumentata la produttività degli oceani che ha portato ad un aumento del numero di pesci, e a cascata di foche e quindi orsi polari.

Saranno gli orsi polari capaci di adattarsi a queste nuove condizioni climatiche?

ursus maritimusQuello che è certo è che ogni anno si registrano nuovi record negativi nell’estensione dei ghiacci del polo nord e se questo nel breve periodo potrebbe anche rappresentare un beneficio per orsi e altre specie animali, uomo compreso, nel lungo periodo sicuramente i cambiamenti climatici rappresentano una seria minaccia alla sopravvivenza di tante specie.

Stime recenti suggeriscono estati completamente prive di ghiaccio nell’Artico già nel 2030.

Un tale cambiamento avrebbe impatti monumentali sull’ecosistema marino artico, orsi polari inclusi.

Per onor di cronaca, dobbiamo precisare che l’orso polare è sì una specie vulnerabile, ma non è in rischio imminente di estinzione.

L’orso bianco gioca comunque un ruolo fondamentale nella conservazione ambientale perché è una specie bandiera, cioè una specie carismatica capace di attirare l’attenzione del grande pubblico.

Pubblico che deve essere educato non solo nella difesa di specie simbolo come l’orso polare, ma di interi ecosistemi sempre più fragili come quello artico.

Gli orsi bianchi sono solo uno dei tasselli che compongono quella rete complicata che è madre natura, madre natura che in alcuni luoghi è più delicata che in altri.

L’ecosistema artico gioca un ruolo fondamentale nella regolazione del clima e nella circolazione oceanica. Ogni cambiamento in questa regione, anche lieve, si riflette ovunque sul pianeta.

Noi comuni cittadini possiamo forse fare ben poco per contribuire alla conservazione di specie simbolo come l’orso bianco, ma se agiamo tutti insieme, possiamo sicuramente fare la differenza.

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