Un articolo scritto da Alessandro Nicoletti, fondatore dell’associazione ambientalista Keep the Planet, sulla divulgazione dell’Orso bruno marsicano, una sottospecie dell’Orso bruno europeo. Buona lettura!!!
Tra tasse, burocrazia e problemi, troppo spesso ci dimentichiamo delle meraviglie che abbiamo l’onore di ospitare sulla nostra penisola.
Ma non è utile dimenticare le eccellenze del nostro paese, anzi dobbiamo valorizzarle e proteggerle per le generazioni future.
Quando si parla di patrimonio italiano, troppo spesso ci si dimentica di quello faunistico: non avremmo la biodiversità della foresta Amazzonica, ma tutto sommato non possiamo lamentarci della natura italiana.
Tra le meraviglie italiane, un posto d’onore è certamente riservato a sua maestà l’Orso Bruno Marsicano, una sottospecie unica dell’Orso bruno europeo che vive nell’Italia centrale, più specificatamente nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Con una piccola popolazione di circa 50 esemplari confinati nei confini del parco e nelle aree circostanti, l’Orso bruno marsicano rimane una specie in pericolo di estinzione.
Il Parco Nazionale d’Abruzzo lavora alla conservazione della specie da oltre 90 anni con impegno e dedizione, ci sono norme nazionali e internazionali che proteggono le popolazioni di orsi in tutto il mondo, Italia compresa.
Ma per proteggerle l’orso bisogna prima conoscerlo, bisogna educare la popolazione al rispetto della fauna selvatica ed è proprio con questi intenti che scrivo questo articolo divulgativo sulla situazione dell’Orso bruno marsicano.
Orso Bruno Marsicano: cenni generali
L’Orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus, Altobello 1921) è mammifero onnivoro della famiglia degli Ursidi, nello specifico una sottospecie dell’Orso Bruno.
La sottospecie è stata classificata grazie a Giuseppe Altobello, zoologo e naturalista italiano, che attraverso le sue analisi mise in evidenza le differenze tra la specie appenninica e quella alpina composta da orsi bruni europei.
E’ una specie endemica dell’Appennino centrale, infatti si è isolato dalle popolazioni europee che vivono sull’arco alpino differenziandosi nel corso dei secoli adattandosi all’ambiente circostante.
Alcuni studiosi hanno individuato circa 90 sottospecie di orso bruno tra cui quella marsicana, mentre le recenti analisi del DNA hanno identificato non più di cinque cladi diversi.
Le ultime analisi genetiche del DNA hanno evidenziato che le sottospecie identificate di orso bruno sono geneticamente quasi omogenee, e che il loro aspetto differente dipende più che altro da adattamenti secondari.
Aspetto e dimensioni
L”Orso marsicano è un robusto animale che raggiunge anche i due metri di lunghezza per 150 Kg di peso che tuttavia è leggermente più piccolo di quello alpino. Lo strato di peluria e grasso è infatti minore per via delle condizioni ambientali più miti.
Ha una corporatura massiccia più slanciata rispetto alle specie alpine europee, ha una testa grande e tondeggiante, con muso lungo e cilindrico.
Le orecchie sono pronunciate verso l’alto, mentre gli occhi sono piccoli e frontali. Il pelo bruno scuro ricopre tutto il corpo, gli arti sono lunghi e possenti dotati di zampe con artigli. L’andatura prevalente è quadrupede, tuttavia l’Orso bruno può drizzarsi su due zampe quando vuole aumentare il campo visivo.
Con l’arrivo dell’inverno, quando le fonti di cibo iniziano a scarseggiare, gli orsi scendono a valle aumentando le interazioni nei centri abitati.
Quando le riserve di grasso sono sufficienti, l’orso cerca un rifugio asciutto dove trascorrere il periodo di letargo che tuttavia non è profondo come le specie del nord.
A differenza di altre specie, gli orsi marsicani rimangono reattivi agli stimoli esterni e possono addirittura uscire fuori dalla tana durante le giornate più tiepide.
In questo periodo non si alimentano e sopravvivono grazie al grasso accumulato in autunno che funziona sia come riserva energetica che da isolante termico.
Dieta, ecologia e riproduzione
L’orso, nonostante la classificazione che lo include nell’ordine Carnivora, ha una dieta onnivora: si nutre sia di piante che di animali, anche se la sua dieta è costituita per ben l’80% da specie vegetali.
L’alimentazione varia a seconda delle stagioni: in estate ad esempio si rifugia sulle foreste di alta quota cibandosi di insetti, bacche e frutti di stagione, mentre nel periodo autunnale scende più a valle alla ricerca di animali per incrementare le fonti di riserva per l’inverno.
In primavera lo troviamo nelle aree di fondovalle alla ricerca dei primi cibi che emergono a seguito dello scioglimento delle nevi.
Dal miele, alle mele selvatiche, alle formiche e alle carcasse di animali, la dieta dell’Orso marsicano è molto varia e ricca di nutrienti.
Solo sporadicamente attacca grossi animali come cinghiali e cervi. A parte l’uomo, l’orso non ha predatori naturali situandosi al vertice della catena alimentare.
Studi sull’ambiente e le foreste dell’Appennino hanno evidenziato che le fonti di cibo sono attualmente sufficienti per il sostentamento della piccola popolazione presente.
Il ciclo della riproduzione segue il ritmo delle stagioni e quindi della disponibilità di cibo.
Durante il mese di maggio inizia il periodo degli amori: sia i maschi che le femmine possono accoppiarsi con più individui differenti durante la medesima stagione e di conseguenza i piccoli di una stessa cucciolata possono essere figli di padri diversi.
Dopo circa 9 mesi di gestazione, generalmente la femmina partorisce da 1 a 3 cuccioli. Alla nascita i piccoli pesano meno di 500 grammi e dipendono completamente dalla mamma per il primo anno di vita.
Grazie al latte materno particolarmente ricco di grassi, i cuccioli crescono velocemente per poi svolgere lo svezzamento nel periodo estivo.
Al di fuori del periodo di riproduzione, l’Orso bruno marsicano è un animale schivo e solitario, nonostante gli stereotipi e le leggende metropolitane, l’orso appenninico non ha mai attaccato l’uomo.
In condizioni normali, la specie tende ad evitare i contatti con l’uomo utilizzando lo sviluppato senso dell’olfatto.
Dove vive l’Orso Marsicano
L’Orso bruno marsicano è il simbolo del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ed è proprio qui che si concentra la quasi totalità degli esemplari rimasti.
Le aree montane dell’Appennino rappresentano l’habitat ideale dell’Orso marsicano che è una specie molto adattabile ai vari ambienti, tuttavia necessità di tranquillità e manti boschivi dal quale ricavare il cibo.
Come illustrato nella cartina qui di lato, vediamo che l’areale principale coincide con i confini del parco nazionale, tuttavia possiamo notare che l’areale periferico si estende anche più a nord verso il Parco Nazionale del Gran Sasso e i Monti Sibillini, ad est nel Parco Nazionale della Maiella e verso ovest nel Parco regionale dei Monti Simbruini e Sirente Velino.
Gli avvistamenti più distanti dal cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo sono generalmente di maschi giovani in esplorazione, mentre le femmine sono stanziali.
Il forte attaccamento al territorio da parte delle femmine rappresenta uno dei problemi che rallentano l’aumento di habitat e quindi nel numero di individui, tuttavia, gli ultimi monitoraggi hanno evidenziato alcune femmine al di fuori del parco nazionale sui Monti della Maiella e il Monte Genzana.
Pericoli per l’Orso bruno marsicano
Nonostante gli sforzi iniziati da ormai diversi decenni, la popolazione rimane pressoché costante e ruota intorno ai 50 esemplari.
Ogni anno si riproducono circa 3-4 femmine, tuttavia i nuovi nati non vanno ad aumentare il numero di orsi perché altrettanti esemplari vengono trovati morti dalle autorità.
Dagli anni 70′ in poi infatti, vengono ritrovati almeno 2-3 orsi morti all’anno, molti dei quali per cause antropiche.
Per via del limitato numero di femmine in età riproduttiva e per via delle morti per cause legate all’uomo, la ripresa numerica tanto sperata tarda ad arrivare mettendo quindi l’Orso bruno marsicano nella lista delle specie in pericolo critico di estinzione.
In particolare, tra il 2000 e il 2014, si segnalano:
- 13 casi di avvelenamento o uccisione con arma da fuoco;
- 5 casi per motivi sanitari;
- 3 casi di incidente stradale;
- 8 casi di morte naturale.
Le carcasse ritrovate non rappresentano la mortalità totale in quanto non tutti i resti vengono ritrovati. La mortalità per causa antropica rappresenta il primo pericolo per le popolazioni selvatiche e hanno un forte impatto perché agiscono su un ridotto numero di esemplari dalla ridotta variabilità genetica.
In questo scenario, si aggiunge la biologia della specie che si riproduce lentamente, investendo molto tempo ed energia nella cura della prole e dalla tardiva età sessuale.
Data l’unicità e l’isolamento della sottospecie, sono escluse le immissioni di esemplari provenienti da altre parti in quanto comporterebbe la perdita delle caratteristiche uniche della specie appenninica.
Un limite alla crescita delle popolazioni è anche rappresentato dalla scarsità di habitat naturali integri per il sostentamento della specie che necessita di ampie aree per la ricerca del cibo.
L’orso è una specie poco resiliente, cioè poco incline ai cambiamenti, specialmente se causati dall’uomo. Sebbene sia un animale onnivoro con una dieta varia, ha bisogno di cibi molto energetici e di alta qualità che lo rendono vulnerabile alle modificazioni dell’habitat naturale.
Come aiutare l’Orso Marsicano
Le autorità italiane sono al pieno lavoro per proteggere l’orso e forse non potremmo fare di più date le circostanze.
Da alcuni anni il manto forestale italiano è in crescita e la situazione è nettamente migliorata rispetto al passato.
Oggi i confini dei parchi nazionali sono generalmente rispettati dalle aziende, gli illeciti ci sono, ma comunque in diminuzione rispetto al passato.
Tutti i popoli occidentali hanno ormai compreso l’importanza di un ambiente salutare fatto da una rete di parchi nazionali sparsi sul territorio.
I costi ambientali vengono ormai esportati nei paesi del terzo mondo, esemplare è il caso dell’olio di palma utilizzato dall’occidente ma che scarica i danni nei paesi asiatici. Una delle tante contraddizioni del mondo contemporaneo.
Ritornano all’orso italiano, non resta che continuare nell’opera di conservazione attraverso programmi educativi nei confronti degli abitanti dei parchi che non sempre vedono l’orso come un valore aggiunto, ma come un pericolo per i propri affari.
Una situazione analoga alla difficile convivenza uomo-lupo.
Come normali cittadini possiamo fare molto come ad esempio andando a visitare il Parco Nazionale d’Abruzzo: non solo aiuti la conservazione, ma vivi un’esperienza indimenticabile adatta a tutta la famiglia.
Altra importante azione come attivisti ambientali è quello di partecipare ai programmi di conservazione organizzati in tutta Italia.
Orso bruno marsicano: considerazioni finali
Sperando nella ripresa nel numero di orsi presenti in Italia, non posso non condividere l’approccio delle autorità italiane che hanno fatto molto per proteggere il simbolo delle nostre montagne.
L’orso marsicano è un animale schivo che non ama il contatto umano, se lasciato in pace non attacca mai l’uomo, e gli eventuali danni alle coltivazioni e agli allevamenti vengono rimborsati.
Non c’è ragione per temere l’orso, anche lui ha diritto di vivere in Italia proprio come noi, d’altronde non è l’ultimo arrivato, popola l’Appennino da migliaia di anni con la speranza di continuare a farlo.
Se non riusciamo a proteggere un animale simbolo come l’orso, difficilmente riusciremo a proteggere la natura italiana così importante per la salute umana e non solo.
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Grazie, Alessandro Nicoletti di Keep the Planet