Olio di palma sostenibile: realtà verificabile o leggenda?

Esiste l’olio di palma sostenibile?

Ciao a tutti ragazzi, io sono Alessandro Nicoletti, biologo marino e fondatore dell’associazione ecologista Keep the Planet.

Proviamo insieme a rispondere alla grande questione sulla possibilità di produrre olio di palma in modo da rispettare l’ambiente e i diritti umani.

Puoi leggere l’articolo o guardare il video su YouTube:

Trovare una soluzione è di vitale importanza in quanto è fondamentale sottolineare che, tra tutte le piante da olio, la palma è la coltura più efficiente in termini di resa per unità di superficie coltivata.

Se dovessimo eliminare l’olio di palma e sostituirlo con altri oli vegetali, avremmo bisogno di più terreno coltivabile.

Detto così, potrebbe sembrare ovvio dover difendere le palme in quanto produttive, tuttavia questa coltura presenta diverse problematiche che devono essere risolte.

I problemi dell’olio di palma

olio di palma sostenibilePrimo problema è l’habitat che la palma predilige.

Questa specie infatti ama i climi tropicali con abbondanti precipitazioni, l’habitat delle foreste pluviali ricche di biodiversità animale e vegetale.

Per accontentare la crescente domanda di olio di palma, milioni di ettari di foreste vergini sono state spazzate via per dar vita a gigantesche distese di queste coltivazioni con danni irrimediabili per specie simbolo come l’orango tango e la tigre di Sumatra.

Se da una parte non possiamo più permettere la distruzione delle ultime foreste primarie al mondo, dall’altra dobbiamo garantire la sostenibilità ambientale e la sicurezza alimentare del futuro.

Quello che conta veramente è spezzare il legame tra olio di palma e deforestazione selvaggia.

La seconda problematica dell’olio di palma è la forte concentrazione di coltivazioni in due paesi, l’Indonesia e la Malesia, che hanno già fornito sufficiente terreno per la continua domanda di olio di palma.

In questi due paesi infatti le coltivazioni hanno raggiunto dimensioni tali da mettere in pericolo il delicato equilibrio climatico e geografico della zona.

Non solo habitat unici al mondo persi per sempre, ma anche rischi concreti di desertificazione e rottura del normale ciclo climatico delle pioggie.

Le foreste infatti giocano un ruolo fondamentale nella regolazione del clima, senza queste importanti distese forestali, l’equilibrio potrebbe rompersi.

La terza questione sulla sostenibilità è rappresentato dalla biologia della pianta che ha specifiche esigenze per crescere e produrre in maniera produttiva per l’agricoltore.

Dobbiamo infatti considerare che negli ultimi decenni la metodologia di impianto è stata completamente insostenibile dal punto di vista ambientale.

Dopo l’abbattimento totale della foresta vergine, vengono infatti scavati dei canali di drenaggio che raccolgono tutta l’acqua in eccesso alterando irrimediabilmente la struttura del terreno che diventa così idonea all’impianto dei giovani alberi di palma.

Successivamente, vengono aggiunte grandi quantità di fertilizzanti per arricchire in maniera specifica il terreno per le esigenze produttive della coltivazione.

Ovviamente, come per tutte le colture del mondo, non dobbiamo dimenticarci dell’utilizzo dei pesticidi.

La parte peggiore deve comunque arrivare.

Dopo circa 25 anni di produzione, le palme infatti diventano troppo alte per poter essere lavorate e quindi vengono abbandonate a se stesse.

Per ripiantare nuovi alberi adatti alla coltivazione servirebbero ingenti fondi da parte delle aziende che invece preferiscono trovare nuove aree boschive da deforestare.

Questi terreni purtroppo nel corso degli anni hanno cambiato la loro struttura in maniera tale che difficilmente le foreste possono riprendere la loro normale crescita.

Nonostante le problematiche ambientali, dobbiamo sottolineare che l’olio di palma rappresenta un prodotto agricolo fondamentale per oltre metà della popolazione umana.

L’olio di palma sta all’Asia come l’olio di oliva sta ai paesi del Mar Mediterraneo.

Io stesso sono combattuto perché se da una parte come italiano non ho nessun problema ad evitare l’olio di palma, e anzi credo che dovremmo farlo perché dal punto di vista etico ed ambientale dobbiamo sempre e comunque scegliere prodotti a chilometro zero senza olio di palma, sono consapevole che in tantissimi paesi diversi dal nostro l’olio di palma è utilizzato come ingrediente fondamentale in cucina.

Di una cosa siamo certi, il mondo non rinuncerà all’olio di palma, ma questo non significa che dobbiamo arrenderci alla distruzione delle ultime foreste del Borneo e Sumatra.

Questo significa che la produzione di olio di palma deve diventare più sostenibile.

E per farlo deve essere conveniente per l’azienda, ma senza danneggiare lavoratori, animali e ambiente.

Esiste l’olio di palma sostenibile?

A livello internazionale esistono due organizzazioni che lavorano per garantire la produzione responsabile dell’olio di palma, l’RSPO – Roundtable on Sustainable Palm Oil e il Palm Oil Innovation Group.

Secondo l’ente certificatore internazionale, per essere sostenibile l’olio di palma deve:

  • essere tracciabile;
  • prodotto senza distruggere le foreste primarie;
  • rispettare condizioni ottimali per i lavoratori;
  • utilizzare la quantità minima di pesticidi;
  • gestire le coltivazioni in maniera tale da poter riutilizzare i terreni.

Tra il dire e il fare, purtroppo c’è di mezzo il mare.

Diverse inchieste giornalistiche hanno infatti evidenziato le enormi lacune in fatto di controlli e sanzioni per le multinazionali che non rispettano gli accordi presi.

Alcune aziende infatti hanno raggirato il divieto di deforestazione utilizzando terreni deforestati solamente pochi anni prima da enti terzi, per poi piantare le palme successivamente evitando quindi il diretto legame tra nuova coltivazione e foresta disboscata.

Se in linea teorica l’olio di palma sostenibile può esistere, dall’altra è necessario intensificare gli sforzi per controllare la filiera e punire i trasgressori.

Per mitigare la perdita di foreste e biodiversità dobbiamo sicuramente razionalizzare la domanda di olio di palma.

Una strategia è quella di disincentivare gli usi non alimentari come quello del biodiesel o nella produzione di cosmetici.

Alcuni passi in avanti nei metodi produttivi sono stati fatti quando le coltivazioni vengono alternate ad aree forestali interconnesse tra di loro.

Siamo solo agli inizi del percorso verso la piena sostenibilità delle coltivazioni di palma e non solo.

Stiamo vivendo un’epoca mai vista prima dove le nostre azioni stanno distruggendo equilibri millenari tra le varie forze della natura.

Noi di Keep the Planet per apportare il nostro contributo partecipiamo ad attività di volontariato ambientale.

Una delle zone preferite è certamente il Borneo e i nostri partner locali hanno sempre bisogno di aiuti per i tanti progetti di riforestazione attivi sul territorio.

Se vuoi partecipare, diventa nostro socio e diventa parte attiva del cambiamento.

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