L’impatto ambientale dei gatti domestici: tutta la verità

Gatti, insieme ai cani si contendono il podio degli animali domestici.

Nella sola Italia si stimano oltre 7,3 milioni di gatti da compagnia, con un trend in crescita.

Sempre in Italia, quasi il 40% delle famiglie possiede almeno un gatto.

E fin qui ad un occhio poco esperto ci si potrebbe domandare, e quindi? Qual è il problema?

Tralasciando il fatto che io sono allergico e se tocco un gatto divento un palloncino rosso, ma questo è un altro discorso, i gatti domestici purtroppo hanno un terribile impatto sulla salute degli ecosistemi. 

Guarda il video o leggi l’articolo:

https://www.youtube.com/watch?v=jAffk3E1ucU

Gli amanti dei gatti dopo questo video forse mi odieranno e mi insulteranno, ma come divulgatore ambientale è mio dovere dire le cose come stanno e mi auguro che prima di giudicare vedeste l’intero video fino alla fine.

Ulteriore premessa, questo non è un attacco frontale al gatto domestico in quanto tale, io non ce l’ho con i gatti, il gatto è un animale e non ha nessuna colpa, questo piuttosto è un attacco alla disinformazione, alle credenze popolari e alla non voglia di capire da parte di alcune persone che non hanno cuore e mente ben aperti per capire che hanno torto.

In ogni caso, la questione la dei gatti è un tema che riguarda noi umani, la colpa è dell’uomo così come la deforestazione, l’inquinamento e tutti gli altri mille problemi che stiamo causando alla natura.

L’impatto del gatto domestico sulla fauna selvatica

Per molti la compagnia di un gatto è essenziale. Sono amati, coccolati, considerati come veri e propri membri della famiglia. Tuttavia, il diritto di avere un animale domestico che si ama non deve arrecare danni agli altri.

E questi altri non sono quelli come me che sono allergici ai gatti, al massimo se mi invitate a casa e siete pieni di gatti, io rimango fuori, gli altri a cui mi riferisco sono uccelli, anfibi, rettili e mammiferi.

I gatti domestici sono predatori che gli esseri umani hanno introdotto a livello globale e che sono stati elencati tra le 100 peggiori specie invasive al mondo.

Si stima che il gatto domestico, nel ventesimo secolo, abbia inconsapevolmente portato all’estinzione di più di 30 specie di uccelli.

Ogni anno, nel mondo, il gatto domestico uccide diversi miliardi di uccelli e piccoli mammiferi , anfibi, piccoli rettili e invertebrati.

Molte specie, anche in Italia, sono a grave rischio di estinzione anche a causa dei gatti domestici. I danni sono particolarmente gravi sulle isole caratterizzate da fauna endemica che vive solamente nei ristretti confini isolani.

Nonostante questi effetti dannosi, le politiche per la gestione del crescente numero di gatti randagi e la regolamentazione dei comportamenti dei proprietari sono dettate da problemi di benessere degli animali piuttosto che dagli impatti ecologici sulla fauna selvatica.

Avere un animale domestico come il gatto è un diritto sacrosanto, ma deve allo stesso tempo portare ad assumere precise responsabilità.

Nonostante possa sembrare difficile crederlo, il gatto domestico se non è gestito in maniera responsabile può rappresentare una grave minaccia per la vita selvatica, la biodiversità e l’ambiente.

Con questo non voglio assolutamente farmi nemico dei milioni di italiani che possiedono e amano un gatto, ma piuttosto vorrei affrontare l’argomento con serenità e apertura mentale per illustrare da una parte i danni ambientali che provocano i gatti se non propriamente gestiti e dall’altra le soluzioni per arginare questo problema.

Ulteriore premessa, quando si parla di temi particolarmente sensibili che toccano determinate corde emotive si tende ad entrare sulla difensiva e sentirsi attaccati.

Non è questo lo scopo, non voglio attaccare nessuno, ma al contrario voglio far presente a quante più persone possibili l’impatto ambientale del gatto domestico.

Come nasce il gatto domestico

Per avere una panoramica generale della situazione iniziamo con il capire che cos’è un gatto domestico.

Il gatto domestico (Felis catus) è il risultato di una lunga selezione di addomesticamento iniziata dall’essere umano alcune migliaia di anni.

Si pensa che l’antenato selvatico del gatto domestico è molta probabilità il gatto selvatico africano (Felis lybica).

I primi reperti sono datati in un periodo compreso tra i 5000 e i 7000 anni prima di cristo, ma non ci sono prove di addomesticamento durante questo periodo.

Mentre, una prima prova dell’effettiva domesticazione è rappresentata da un immagine di un gatto con collare datata intorno al 2600 a.C. in Egitto. Alcuni reperti successivi raffiguranti gatti e relative ciotole datati intorno al 1900 avanti cristo confermano questa ipotesi

Insieme a cani, pecore, mucche, galline, capre e altri animali domestici, il gatto ha appunto attraversato quel processo di coevoluzione con gli esseri umani che lo rende dipendente a noi.

Nonostante ciò, a differenza dei cani che non riuscirebbero a sopravvivere in natura, ve lo immaginate un barboncino inseguire una lepre, i gatti non hanno perso del tutto il loro istinto selvatico.

Nel corso dei secoli il processo di selezione del gatto domestico ha favorito determinate caratteristiche rispetto ad altre, rendendo la specie domestica diversa dal suo cugino selvatico.

Cosa significa questo? Significa che il gatto domestico non è più parte integrante della natura, degli ecosistemi, ma deve essere considerato come una specie aliena che interferisce nelle normali dinamiche ecologiche.

E questo, cari lettori, è un punto fondamentale, da scolpire nella pietra.

E’ infatti vero che il gatto selvatico Felis silvestris esiste ed è presente in molte zone del mondo, Italia compresa, ma è una specie completamente diversa da quella domestica.

Differenze tra gatto domestico e selvatico

Il gatto selvatico è un animale molto raro da avvistare essendo poco abbondante ed elusivo.

La più grande differenza tra il gatto domestico e quello selvatico è il suo comportamento: felis silvestris infatti è un animale solitario e fortemente territoriale che non tollera suoi simili nelle vicinanze.

Il gatto domestico, invece, è stato selezionato per il suo carattere tollerante non solo con gli umani, ma anche con i suoi simili.

Ed è qui da questa specifica caratteristica che iniziano i problemi relativi alla fauna: un singolo gatto selvatico ricopre diversi ettari di territorio e quindi potrà cacciare un numero piccolo di prede, al contrario il gatto domestico formando grossi assembramenti e colonie ha la capacità di azzerare l’intera piccola fauna fatta da rettili, anfibi, roditori, creando di fatto un deserto ecologico.

Capisco l’amore per il proprio gatto, ma questo amore non può farci diventare ciechi di fronte alla realtà oggettiva dei fatti.

Non possiamo permetterci di perdere la fauna selvatica per colpa del nostro ego.

Qui sotto ti linkerò tutte le prove scientifiche di quello che ti sto dicendo. Non mi sto inventando nulla.

Il problema di fondo è che il gatto domestico non ha assolutamente perso il suo istinto predatorio, ma al contrario lo mantiene perfettamente.

Nonostante il gatto sia un animale amatissimo, dobbiamo fare i conti con la realtà.

Cosa provoca il gatto domestico agli ecosistemi

Da queste foto qui di fianco vediamo il numero di prede che un singolo gatto può catturare ogni anno, se moltiplichiamo questo per i 7 milioni di gatti in Italia possiamo tranquillamente dire addio a tutta la biodiversità del nostro paese.

E ovviamente questo non possiamo assolutamente permetterlo.

Il gatto domestico è purtroppo un eccellente cacciatore capace di catturate moltissime specie di animali selvatici, tra cui anche quelle in pericolo di estinzione.

Rapaci, scoiattoli, pipistrelli, uccelli, lucertole, rospi, la lista delle vittime è lunga e preoccupante.

Il gatto domestico caccia in ogni periodo dell’anno, non fa distinzione e che ci piaccia o no dobbiamo agire se non vogliamo ritrovarci con la biodiversità azzerata.

Non dimentichiamo inoltre che tutte queste specie uccise dai gatti , rischiano l’estinzione anche per l’inquinamento e la perdita di habitat.

I gatti domestici sono animali creati dall’uomo e per l’uomo, e non hanno nessuna colpa. La responsabilità è solo ed esclusivamente nostra.

Ogni volta che un gatto domestico uccide un animale selvatico sta danneggiando direttamente e indirettamente la salute degli ecosistemi naturali.

Le credenze popolari sui gatti domestici

Esiste tra gli amanti dei gatti la credenza che un gatto ben alimentato non diventi poi un predatore di fauna selvatica, questo non è purtroppo vero in quanto l’istinto predario del gatto rimane comunque.

Il gatto non è cattivo, segue solamente il suo istinto come tutti gli altri animali. Spesso, il gatto domestico non uccide per mangiare perché non ha fame, ma solamente perché segue solamente il suo istinto impresso nel suo comportamento innato.

Che fare quindi, come risolvere la questione gatto?

La buona notizia è che basterebbe una serie di regole chiare e precise per limitare i danni.

Come risolvere il problema dell’impatto ambientale

Primo aspetto, abituare il gatto sin da piccolo a vivere in casa.

Chi decide di prendere un gatto in teoria dovrebbe essere anche un amante della natura e come tale deve avere ben chiaro il problema e deve agire responsabilmente.

Se non si ha lo spazio necessario, forse è meglio ripensare alla scelta di prendere un gatto.

Il gatto a differenza di tutti gli altri animali domestici ha questo status di animale che può girovagare liberamente, mentre invece si dovrebbero semplicemente seguire le regole utilizzate per i cani.

Chi ha un cane non lo lascerebbe libero di andare dove vuole anche per evitare problemi legali, il proprietario di un gatto dovrebbe avere gli stessi obblighi.

Se abituato sin da piccolo, un gatto con spazio, cure adeguate e un ambiente stimolante, non soffre, non è chiuso in gabbia, ma svolge il ruolo per cui è stato selezionato, fare compagnia al suo padrone.

Prendere un gatto non significa lasciarlo libero e accontentarsi di vederlo una volta ogni tanto!

Un gatto, inoltre, uscendo rischia di venire predato da una volpe, oppure di finire investito da un’automobile, incontrare qualche malintenzionato, ingerire un boccone avvelenato, finire in una trappola, prendersi delle malattie.

Una considerazione importante è quella relativa alla sterilizzazione che se da una parte è un’azione doverosa che dovrebbe essere obbligatoria per legge, dall’altra non elimina il problema perché non elimina l’istinto predatorio della specie.

Un gatto sterilizzato va comunque tenuto in casa.

Servirebbero nuove leggi, anche molto severe, come la sterilizzazione obbligatoria, obbligo di microchip già obbligatorio per i cani e sanzioni severe per chi lascia il gatto libero, ma purtroppo per ora la politica tace.

Se avete un gatto adulto ormai abituato alla vita di strada, vi sarà utile comprare un collare colorato come in questa immagine.

Una recente indagine dell’università di Exeter ha inoltre rilevato come un gatto alimentato con cibi ricchi di proteine della carne ha diminuito del 36% le prede riportate a casa, mentre quelli che ogni giorno giocavano con il proprietario per un periodo compreso tra i 5 e i 10 minuti del 25 %.

Cibo migliore per i felini, giocare con loro, arricchire la casa con stimoli ambientali. Per salvare la natura non c’è bisogno di stermini o carcerazioni ingiuste.

Moltissimi padroni purtroppo pensano che sia un loro diritto lasciare il loro gatto libero di sterminare la fauna selvatica. Una grossa colpa ce l’hanno le istituzioni che per decenni non stanno facendo nulla per educare la popolazione e sanzionarla quando necessario.

Non ci rendiamo ancora conto che frasi come “il gatto fa parte della natura” o “ chissà che danni farà un gatto” non è sinonimo di amore per la natura e per gli animali, ma di non voler ascoltare le ricerche e le parole degli esperti che da anni studiano l’impatto ambientale dei gatti sulla fauna selvatica.

La natura e i suoi delicati equilibri si sono formati nel corso dei milioni di anni e noi umani stiamo sconvolgendo tutto a nostro piacimento perché ci crediamo padroni della terra.

Continuare in quello che stiamo facendo senza porci delle domande avrà un impatto che forse non potremmo reggere.

Anche se in alcuni habitat i gatti domestici siano ormai presenti da molti secoli, nella scala naturale del tempo e dei processi evolutivi non sono nulla. I gatti domestici non fanno parte della natura, prima lo capiamo e meglio sarà.

Troppo spesso, quando si discute il problema si tende a voler minimizzare il problema spostando l’attenzione su altre questioni ritenute più importanti.

I politici ovviamente che hanno a cuore il consenso e non il bene comune fanno orecchie da mercante, avvallando il disinteresse generale.

Bibliografia:

https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fevo.2019.00477/full?fbclid=IwAR2CAmZumJmI0NCHh2UCE5ielETBwTH-zr85MKXbDUBeLma8C5XuP4LPUbs

https://www.nature.com/articles/ncomms2380#:~:text=We%20estimate%20that%20free%2Dranging,6.3%E2%80%9322.3%20billion%20mammals%20annually

https://www.aphis.usda.gov/wildlife_damage/reports/Wildlife%20Damage%20Management%20Technical%20Series/free-ranging-and-feral-cats.pdf

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