Cosa sono le foreste? Perché sono importanti?
Vediamolo insieme.
Foresta Nera, Amazzonica, di Sherwood e persino Rossa, la natura ha nei secoli dato vita a scenari mozzafiato che nel tempo hanno tessuto la fitta scenografia di celebri film e amatissimi libri.
Alcuni di questi luoghi, che nell’immaginario collettivo rappresentano quel luogo a metà tra l’incanto e la perdizione, sono di inestimabile valore, rientrando a pieno merito tra i più magnifici patrimoni dell’ UNESCO.
Ma tirando le somme, quando si parla di foresta, di cosa parliamo in effetti?
Per foresta si intende quel paesaggio di zone incolte dove la vegetazione, e in particolare gli alberi ad alto fusto, cresce incontaminata, riuscendo ad essere risparmiata dall’intervento, troppo spesso dannoso, dell’uomo.
Secondo il FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, sotto la nomenclatura vanno quelle aree la cui ampiezza minima registra gli 0,5 ettari e che sono caratterizzate da presenza di alberi ad alto fusto che ne ricoprono almeno il 10% della superficie.
Etimologicamente la parola foresta deriva dal latino forestis (foris > fuori); se in un primo momento, col termine, si era soliti indicare le piante “di fuori”, successivamente si andava indicando la tenuta del re, fino a giungere poi alla concezione moderna. Sebbene la foresta possa considerarsi riduttivamente quell’area dall’estensione vasta e con alberi ad alto fusto, è in realtà un luogo dalle mille e più sfaccettature.
Innanzitutto si distinguono quelle naturali da quelle artificiali, meglio note come foreste primarie, nel primo caso, e secondarie nel secondo.
La differenza consiste nel fatto che il luogo può presentarsi in tutta l’integrezza del suo stato originario, e senza quindi l’intervento dell’uomo, oppure modificato a causa di danni di varia natura ed entità.
Anche il luogo nel quale si trova, e il clima di quest’ultimo, possono considerarsi variabili della medesima situazione.
A seconda della natura, infatti, la foresta può essere pluviale, equatoriale, tropicale, temperata, a conifere, mista, monsonica, a latifoglie, a galleria, inondata o torbiera.
La natura della stessa, varia a seconda del suolo, del clima e della suddivisione geografica. Questi tre elementi, infatti, combinati insieme, rappresentano la causa principale del carattere forestale.
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Differenza tra foresta spontanea e foresta artificiale
Si è già parlato di foreste primarie, quelle cioè le cui condizioni originarie sono rimaste immutate nel tempo, e di foreste secondarie, quelle che hanno invecchiano subito le conseguenze di modifiche effettuate dall’intervento dell’uomo, che in misura diversa può averne cambiato l’aspetto.
Vi è poi un’altra diversificazione che deve essere necessariamente fatta: quella tra foreste spontanee e foreste artificiali.
Queste ultime, a differenza delle prime, vengono concepite e costruite dall’uomo. Si tratta di una straordinaria invenzione agricola, dalla cui costruzione trae beneficio l’intero ecosistema.
É necessario infatti ricordare che la foresta non solo ospita numerose specie animali, ma gioca anche un ruolo fondamentale per l’ambiente. Essa è necessaria per ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici e delle catastrofi naturali. Hanno infatti la capacità di mitigare i cambiamenti climatici, catturando e immagazzinando carbonio e assorbendo una significativa quantità di anidride carbonica.
Possono prevenire calamità naturali, fornendo il giusto riparo di fronte a piogge torrenziali, forti venti e inondazioni. La foresta, inoltre, giova all’intera economia, fornendo materie prime, cibo e mezzi di sussistenza per le popolazioni.
Non è da sottovalutare l’acquisto di prodotti a base di legno e carta, prodotti però con materie prime provenienti da foreste sostenibili che possono sdoganare i danni arrecati dalla plastica.
Per queste valide ragioni si è largamente diffusa la pratica delle foreste artificiali, nate da uno studio preventivo del suolo, dalla preparazione di canali d’acqua e lunghe distese di alberi ad alto fusto.
Cosa sono le foreste di pietra
Abbandonando quello che nell’immaginario collettivo è la foresta tipica, possiamo addentrarci in una scoperta del tutto inusuale: le foreste di pietra.
Si tratta di formazione di rocce aguzze, innalzate come pinnacoli e che assumono la forma tipica degli alberi da bosco. Una delle più famose foreste di pietra, detta anche Shilin, è quella di Kunming e si trova in Cina.
Attraverso i pinnacoli frastagliati sbucano alberi ad alto fusto che regalando uno scenario naturale del tutto diverso da quelli a cui si è abituati.
Altri esempi di questa innovazione tutta naturale si possono trovare in Madagascar, presso il parco nazionale Tsingy de Bemaraha, o in Malesia presso i pinnacoli di Gunung Mulu. La formazione di queste foreste di pietra ha avviato i più disparati studi, ma le teorie più accreditate confermano che la loro nascita è più semplice di quel che si pensi.
Per studiare il fenomeno, alcuni fisici, hanno elaborato un esperimento con le caramelle dure a forma di cilindro che, bloccate in posizione verticale in una vasca di acqua si sono dissolte, non ritirandosi ma affilandosi. L’acqua, infatti, scorrendo lungo i lati affila la caramella.
Le rocce sono più complesse e probabilmente, a innescare il fenomeno, vi sono stati, nei secoli, numerosi altri fattori.
Cosa sono le foreste controllate
Per chiunque abbia a cuore il fattore ambientale, nessuna azione ecosostenibile può e deve essere sottovalutata. In Italia e nel mondo stanno prendendo piede proprio in questa direzione le FSC, quelle realtà che rispondono cioè all’organizzazione Forest Stewardship Council.
Si tratta di foreste controllate e certificate che permettono quindi di acquistare mobili o carta che riportino la sigla e che certifichino il controllo sostenibile.
L’organizzazione, fondata nel 1993 in Messico, ha sede a Bonn, in Germania e si è proposta come obiettivo la certificazione delle foreste industriali, al fine di limitare danni ambientali irreparabili. Negli anni, l’attività della FSC ha garantito il controllo di 70 milioni di ettari di foresta in tutto il mondo e 50 milioni di ettari di piantagioni industriali, per un totale del 3% della superficie globale.
L’iniziativa nacque prima per le sole foreste tropicali ma successivamente l’etichetta sostenibile conobbe un successo inaspettato, estendendosi in più aree del mondo e inglobando ettari dalle più disparate aree.
Le FSC hanno creato però uno spaccato tra due scuole di pensiero, perché se è vero che la sostenibilità è decisamente a favore della natura, è anche vero che la realizzazione di mobili e carta non escludano di fatto la deforestazione.