Scopriamo insieme i delfini e balene che vivono nel Mar Mediterraneo.
Parlando di balene e delfini, la prima immagine che ci viene in mente sono i grandi oceani dove queste meravigliose creature vivono e viaggiano per migliaia di chilometri.
Ed in effetti è così, gli oceani rappresentano l’ambiente naturale ideale per molte specie di cetacei che seguono le grandi rotte che da nord a sud attraversano l’intero pianeta.
Tuttavia, questa idea comune non deve farci dimenticare che anche il nostro relativamente “piccolo” Mar Mediterraneo è la casa di alcune delle principali specie di cetaceo.
Nel “Mare Nostrum” infatti troviamo regolarmente ben 8 specie stanziali che ogni anno vengono avvistate da pescatori, ricercatori e semplici appassionati.
Quali cetacei vivono in Mar Mediterraneo
Delle 8 specie del Mediterraneo, una sola appartiene al sottordine dei Misticeti ed è la Balenottera comune; tutte le altre rappresentano famiglie diverse di Odontoceti e sono il Capodoglio, lo Zifio, il Globicefalo, il Grampo, il Tursiope, la Stenella striata e il Delfino comune.
I cetacei infatti si dividono in due sottordini: gli Odontoceti ossia i “cetacei con i denti”, e i Misticeti, i “Cetacei con i baffi”.
Questi due gruppi si differenziano, infatti, proprio per la presenza di due diverse strutture all’interno della bocca: i denti nei primi e i fanoni nei secondi.
I denti permettono a questi animali di cacciare attivamente le loro prede, ossia pesci, calamari e crostacei.
I fanoni, invece, sono lamine cornee triangolari con un lato dotato di molte setole che permettono alle balene di filtrare dall’acqua i piccoli crostacei – il krill – di cui sono ghiotte.
Delfini e balene del Mar Mediterraneo
Vediamo nello specifico le specie di balene e delfini che popolano il Mar Mediterraneo.
Nonostante siano specie presenti anche in altri mari, le specie del Mediterraneo sembrano appartenere a delle sotto popolazioni stanziali nel nostro mare e pertanto vanno monitorate come tali.
Il motivo di tale separazione potrebbe essere ricercato nella poca profondità dello Stretto di Gibilterra.
Balenottera comune
Secondo animale al mondo per grandezza dopo la balena azzurra, la balenottera comune (Balaenoptera physalus) è l’unica specie appartenente all’ordine dei misticeti che vive stanzialmente in Mar Mediterraneo.
Può raggiungere i 26 metri di lunghezza per 80 tonnellate di peso, tuttavia le dimensioni medie degli esemplari adulti sono inferiori ai limiti massimi.
Con una forma fine e slanciata, la balenottera comune può vivere fino a 80 anni.
Si stimano circa mille esemplari a profondità anche fino ai 1.000 m, soprattutto d’estate quando il krill è abbondante.
La Balenottera comune è un cetaceo prevalentemente pelagico, vive cioè in mare aperto, lontano dalla costa, in acque profonde.
Nel Mediterraneo viene osservata più abbondantemente nei bacini centrale ed occidentale, in particolare nel Mar Ligure occidentale.
La Balenottera necessita di un imponente fabbisogno energetico, circa 330 tonnellate di cibo annue, che viene rapidamente immagazzinato nel corso della stagione alimentare, come grasso sottocutaneo.
La dieta della Balenottera comune è piuttosto varia. Le componenti principali sono: krill, pesci e piccoli cefalopodi, la tecnica di caccia è particolare: si avvicina a notevole velocità ad un banco di pesci per buttarsi nel punto in cui questo è più fitto.
Ogni anno si effettuano avvistamenti di nascite o di piccoli neonati (di circa 6 m e 2 tonnellate) in prossimità delle coste della Provenza o della Corsica.
Non evita né si avvicina alle barche. È quasi impossibile valutare quando emergerà o si allontanerà: può essere difficile osservarla da vicino.
Il tipo di emersione varia a seconda che stia nuotando in superficie oppure stia emergendo da un’immersione profonda. Soffia tipicamente da 2 a 5 volte, a intervalli di 10 o 20 secondi, prima di immergersi per 5-15 minuti (anche se può restare immersa più a lungo).
Tra le specie di balene, è una di quelle che rischia di più l’estinzione per il basso numero di individui censiti, nella lista rosse delle specie è catalogata come in pericolo.
Capodoglio
Non molti sanno che in Mediterraneo abbiamo l’onore di ospitare il capodoglio (Physeter macrocephalus) che con ben 18 metri di lunghezza massimi, è la specie più grande tra tutti gli Odontoceti e quindi il più grande animale vivente munito di denti.
La testa molto grande rappresenta il suo tratto distintivo che agli occhi meno esperti lo fa confondere con la forma delle balene, testa che occupa circa un terzo del corpo.
Il nome specifico macrocephalus deriva infatti dal greco e significa “grossa testa”. I capodogli hanno 20-26 paia di denti a forma di cono nella mandibola inferiore, lungo ognuno 8–20 cm. Ogni dente può pesare quasi un chilogrammo.
Tra i cetacei, il capodoglio è quello che mostra le maggiori differenze tra maschi e femmine, maschi che sono lunghi e pesanti circa il doppio rispetto alle femmine.
Oltre alle dimensioni, il capodoglio detiene alcuni primati come quello di essere l’animale più rumoroso al mondo, il mammifero che si immerge alle profondità marine maggiori e il cervello più grande al mondo.
Si pensa che siano in grado di immergersi fino a 3 km di profondità e che possano restare sul fondo dell’oceano fino a 90 minuti. Le immersioni più tipiche si aggirano intorno ai 400 m di profondità, durano 30-45 minuti.
La dieta è da predatore apicale della catena trofica, oltre a varie specie di pesci, il suo cibo preferito è rappresentato dai calamari, giganti e non. L’unico predatore che attacca i capodogli, oltre all’uomo, è l’orca che attacca i gruppi di femmine e cuccioli per predare quest’ultimi.
In passato il capodoglio era soggetto ad una caccia massiva che stava portando la specie sull’orlo dell’estinzione, oggi grazie alle leggi internazionali la specie è protetta in tutto il mondo e la caccia bloccata.
Ad oggi il numero esatto di individui è sconosciuta, si stima una popolazione variabile tra i 200.000 ai 2.000.000.
Nonostante la situazione a livello internazionali non desti preoccupazioni, nel 2012, la popolazione Mediterranea di capodoglioè stata listata come endangered nella lista rossa dell’IUCN, a causa del declino numerico della popolazione e soprattutto a causa dell’esiguo numero di individui maturi.
Globicefalo
Il globicefalo (Globicephala melas) è un odontocete del genere Globicephala, della famiglia dei delfini che tuttavia ha caratteristiche simili alle balene.
Sono di colore completamente nero o grigio molto scuro, ed è il delfinide più grande dopo l’Orca: misura fino a 6 m e può arrivare a pesare 3 tonnellate.
I maschi vivono circa 60 anni, mentre le femmine possono raggiungere 80 anni. E’ conosciuto anche con il nome di delfino pilota o balena pilota.
È un animale molto socievole che vive al largo in gruppi di varie decine di esemplari, a volte si osservano dei gruppi praticamente fermi in superficie, comportamento che permette l’avvicinamento per l’osservazione.
I forti legami all’interno del gruppo sono all’origine di spiaggiamenti molto numerosi che coinvolgono anche centinaia di esemplari contemporaneamente.
I Globicefali si nutrono quasi esclusivamente di calamari, che catturano spesso a più di 500 m di profondità. Vivono sopratutto in Nord Atlantico e nell’emisfero sud vicino al continente antartico.
Nel Mediterraneo nord-occidentale, si stima che la popolazione sia compresa tra 2.000 e 10.000 esemplari. Viene avvistato regolarmente, soprattutto in estate.
I dati non sono sufficienti per quantificare la popolazione globale e di conseguenza lo status di conservazione.
Stenella striata
La stenella striata (Stenella coeruleoalba) è un cetaceo odontoceto appartenente alla famiglia dei delfinidi che vive nelle acque temperate e tropicali di tutti gli oceani del mondo.
Si trovano in abbondanza nel nord Atlantico, fino a Groenlandia, Islanda, isole Isole Fær Øer e Danimarca; nel mar Mediterraneo, nel Golfo del Messico, nell’Oceano Indiano, dall’Australia all’Africa del Sud e nel Pacifico dal Giappone alle coste degli Stati Uniti.
Raggiunge la lunghezza di circa 2,5 m e il peso di circa 160 kg.
Si nutre di calamari e piccoli pesci e per cacciare può spingersi fino alla profondità di 200 m.
È capace di compiere spettacolari salti fuori dall’acqua e similarmente al tursiope, è uno dei delfini più studiati e più conosciuti.
Nel Mediterraneo, la Stenella striata può raggiungere 2,2 m di lunghezza e pesare un centinaio di chili. Ha una vita media di circa 40 anni.
Al di là della zona costiera, è il delfino più diffuso nel Santuario (sono stati censiti tra 20.000 e 45.000 esemplari).
La popolazione stimata per l’intero Mediterraneo è di circa 250.000 esemplari.
Molto socievole, la si incontra spesso in banchi di qualche decina di esemplari (addirittura fino a 100 esemplari). Curiosa, giocherellona e acrobata, gioca volentieri a prua delle navi.
La sua alimentazione varia in funzione del luogo e della stagione e questo può forse spiegare il successo della sua diffusione.
Nel Mar Ligure si nutre principalmente di pesci (sardine e acciughe). Frequenti gli avvistamenti al largo delle coste, in qualsiasi periodo dell’anno.
I dati ora in possesso degli scienziati non indicano un pericolo di conservazione per la stenella che tuttavia soffre i problemi ambientali comuni per gli altri cetacei.
Zifio
Lo zifio (Ziphius cavirostris) è un cetaceo della famiglia degli Zifiidi e unica specie del genere Ziphius. Tra i cetacei, è la specie più elusiva e la meno studiata.
Misura circa 6 m, con un peso medio compreso tra 2 e 3 tonnellate.
Vive al largo, spesso confinato in un canyon sottomarino. Generalmente vive solitario, tuttavia lo si incontra saltuariamente in piccoli gruppi.
La specie è ben rappresentata nel Mediterraneo ma, a causa del suo comportamento, l’avvistamento è difficoltoso. Si nutre di cefalopodi e di pesci batipelagici.
I pochi resoconti disponibili descrivono lo zifio come un nuotatore rilassato e tranquillo, con una velocità che si aggira sui 3 nodi (5 km/h).
Secondo lo studio “First Long-Term Behavioral Records from Cuvier’s Beaked Whales (Ziphius cavirostris) Reveal Record-Breaking Dives” pubblicato su PlosOne da un team di ricercatori statunitensi rivela che è lo zifio (Ziphius cavirostris) il cetaceo (e quindi il mammifero) campione mondiale di immersione.
È presente in tutti gli oceani e i mari del mondo, dalle acque tropicali e temperato-fredde, fino all’isoterma dei 10 °C; sembra invece assente dalle acque polari.
Purtroppo, quasi tutti i dati riguardanti la sua distribuzione provengono dall’esame degli spiaggiamenti, il che non costituisce certo una forma di informazione diretta e totalmente attendibile.
Lo zifio è senza dubbio un cetaceo pelagico di acque temperate e tropicali, che raramente si avventura nei pressi della costa e sopra la piattaforma continentale, ma sembra preferire acque dove la profondità raggiunge e supera i 1000 m
Delfino comune
Il delfino comune (Delphinus delphis) è un mammifero marino della famiglia Delphinidae. Con le sue numerose sottospecie, è un cetaceo presente in tutti i mari temperati e tropicali del mondo.
In Mediterraneo era molto abbondante, tuttavia oggi la specie pare aver subito un declino abbastanza drastico e la si trova con relativa frequenza solo nei mari Ionio ed Egeo e nei pressi dello Stretto di Gibilterra.
I delfini comuni sono animali sociali, che vivono generalmente in gruppi che contano una ventina di individui: sono stati tuttavia avvistati in più occasioni banchi di centinaia od anche migliaia di individui, a volte associati con la stenella striata o il tursiope.
Il Delfino comune pesa circa 100 kg e, in età adulta, arriva a misurare 2 m. Come la Stenella striata, il Delfino comune ha un regime alimentare vario, pur avendo una predilezione per i pesci. Frequenta preferibilmente le coste e i fondali meno profondi, risultando così maggiormente esposto alle attività umane.
I delfini sono animali molto intelligenti e traggono divertimento nel giocare fra loro, saltando e spruzzando l’acqua, oltre che nello sfruttare le onde generate dalla chiglia delle imbarcazioni o dalle grandi balene per potersi muovere senza sforzi: sono però dei grandi nuotatori, tanto che, coi loro 40 km/h ed oltre di velocità massima, sono considerati fra i cetacei più veloci.
Emettono notevoli e differenziati versi con cui comunicano: pare esservi una regionalizzazione delle tipologie di suoni, con un substrato di suoni comuni ed altri invece tipici di determinate popolazioni o gruppi. In ogni caso, la differente tonalità e frequenza del suono indica un differente contenuto del messaggio
Tursiope
Il tursiope (Tursiops truncatus) o delfino dal naso a bottiglia, è un cetaceo odontoceto appartenente alla famiglia dei Delfinidi.
È una delle poche specie di delfini che sopporta la cattività; anche a causa di ciò è il più studiato e il più comune nei delfinari.
A causa dell’influenza dei media pilotato maggiormente per la serie televisiva “Flipper” che era un appunto tursiope, è considerato il delfino per antonomasia.
Il Tursiope è più grande della Stenella striata e del Delfino comune. Può raggiungere 3,5 m di lunghezza e pesare 300 kg. Può vivere fino a 40-50 anni.
Si osservano facilmente gruppi che comprendono di solito meno di una dozzina di esemplari, ma che possono arrivare fino a 50 animali.
È diffuso in tutti i mari del mondo, ad eccezione delle zone artiche ed antartiche e ne esistono due popolazioni distinte, una costiera ed una di mare aperto.
Utilizza per cacciare la tecnica dell’ecolocalizzazione e si nutre principalmente di pesci.
Raggiunge la maturità sessuale intorno ai 12 anni[6] e le femmine partoriscono un solo piccolo.
Vive generalmente in branchi formati dalle femmine ed i piccoli, mentre i maschi possono formare delle associazioni chiamate “alleanze”.
In Italia sono frequenti lungo le coste siciliane, nell’Adriatico e in alcune porzioni del Santuario dei Cetacei. Raramente si allontana dalla piattaforma continentale.
Questa situazione geografica lo espone quindi a forti pressioni umane. Il suo regime alimentare comprende pesci, gamberetti, seppie o calamari, spesso catturati sui fondali.
Il Tursiope viene avvistato regolarmente in ogni periodo dell’anno.
Grampo
Il grampo o delfino di Risso (Grampus griseus) è un cetaceo appartenente alla famiglia Delphinidae, ed è l’unica specie del genere Grampus.
Misura circa 3 m e il suo peso varia tra 250 e 400 kg. I giovani sono grigi, ma il corpo è ricoperto di cicatrici procurate, crescendo, nelle schermaglie amorose e in altre attività sociali, per diventare poi totalmente bianco negli esemplari più anziani (verso 40 anni).
Si ritiene che tali graffiature siano un effetto di interazioni sociali, ma l’eventuale funzione adattativa di questa particolarissima depigmentazione rimane un mistero. Si pensa che alcuni graffi derivino dai morsi dei calamari.
Questi cetacei non hanno il rostro.
È una specie circumglobale pelagica e di mare profondo, ma non è raro incontrarlo vicino a costa. È frequente nei mari tropicali e temperati caldi di tutto il mondo (Oceano Atlantico, Oceano Pacifico e Oceano Indiano), in estate si spinge anche in acque più fresche.
Nel Mar Mediterraneo è piuttosto comune, soprattutto in Mar Ligure, nell’Arcipelago Toscano e a nord della Sicilia
Si stima che la popolazione nel Mediterraneo nord-occidentale raggiunga circa 3.000 esemplari, che frequentano principalmente i fondali da 600 a 1.000m, soprattutto la scarpata continentale e i precipizi degli strapiombi e dei canyon sottomarini.
La sua dieta è a base di calamari.
Viene avvistato regolarmente nel Santuario durante tutto l’anno.
Dove vivono i cetacei in Mar Mediterraneo
Data la difficoltà di studiare le profondità marine e data la particolare etologia di delfini e balene, è difficile stabilire i punti precisi in cui vivono balene e delfini del Mediterraneo e tracciare i loro spostamenti.
Nonostante gli studi fatti e quelli in corso, molto ancora rimane da scoprire circa le abitudini di questi giganti del mare.
Quello che possiamo comunque definire è la zona dove gli avvistamenti sono maggiori e nel caso del Mar Mediterraneo possiamo con certezza definire che questa zona è rappresentata dal cosiddetto Santuario dei Cetacei.
Nonostante il Mediterraneo viene considerato un mare povero e poco produttivo per quanto riguarda la produttività primaria, grazie a un fenomeno oceanografico particolare, questa “povertà” non si osserva in una zona specifica del Mediterraneo, che coincide con il Bacino corso-ligure-provenzale.
Questa è l’aerea delimitata dalla costa italo-francese tra Genova e Tolone, la Corsica occidentale e la Sardegna occidentale.
Questo tratto di mare è caratterizzato da una profondità media di 2300 metri ed è direttamente collegato all’Oceano Atlantico grazie ad una corrente superficiale proveniente dallo Stretto di Gibilterra.
Qui si creano le condizioni ideali per la creazione di una risalita delle acque profonde ricche di nutrienti, fenomeno noto con il nome di upwelling.
Grazie alla risalita di acque profonde ricche di nutrienti in superficie, si ottiene per una elevata produttività primaria, non riscontrabile in nessuna altra zona del Mar Mediterraneo.
Ed è grazie alla produttività che qui troviamo un’abbondante biomassa di pesci, calamari, gamberi e plancton che attirano le balene e i delfini del Mar Mediterraneo.
Ogni specie ha il suo ambiente naturale preferito, ipotizzando di dividere il mare in tre zone principali, l’ambiente pelagico, con profondità media superiore ai 2000 mt, l’ambiente di scarpata, tra i 1000 e i 500 mt e quello costiero, inferiore ai 500 mt, balenottera, globicefalo e stenella striata sono animali pelagici, capodoglio, zifio, e grampo di scarpata e infine, tursiope e delfino comune sono costieri.
Minacce per i cetacei del Mar Mediterraneo
Le principali minacce per i cetacei del Mare Nostrum derivano come sempre dalle attività umane.
La prima minaccia diretta alla salvaguardia dei cetacei arriva dalla pesca industriale sia in maniera diretta che indiretta: diretta perché le reti da pesca catturano accidentalmente balene e delfini, indiretta perché pescando riduciamo le fonti di cibo per balene e delfini.
Un’altra minaccia concreta deriva dalla forte antropizzazione delle coste dove la numerosa popolazione costiera del Mar Mediterraneo comporta la diminuzione di tratti di mare puliti e protetti dove gli stock ittici possono rigenerarsi, e in più le città sono una fonte importante di inquinamento.
Tra i vari inquinanti, il peggiore per i cetacei è sicuramente quello provocato dalla plastica dispersa in mare.
La plastica è un prodotto industriale non degradabile che rimane nella colonna d’acqua per anni e che viene scambiato per cibo dai cetacei e non solo.
L’ingerimento massiccio di plastica provoca l’avvelenamento degli animali portando inevitabilmente la morte dello stesso. In aggiunta, la plastica in acqua tende a rompersi formando le cosiddette microplastiche, piccoli pezzetti che vengono assimilati a livello molecolare dallo zooplancton che diventa a sua volta un vettore di inquinamento.
Un ulteriore minaccia per i cetacei del Mediterraneo arriva dalla presenza di molte navi che con le loro eliche disturbano l’ambiente marino.
Un discorso a parte è rappresentato dai sonar marini, specialmente militari, che sono capaci di uccidere i cetacei più sensibili come lo zifio.
I cetacei infatti utilizzano un sonar naturale per orientarsi e per comunicare tra loro e i sonar militari interferiscono in questo sistema provocando la disorientamento dell’animale.
Un problema dei sonar che viene ritrovato anche nelle esplorazioni marine alla ricerca di idrocarburi che utilizzano onde sonore per trovare le riserve di combustibili fossili.
Le perforazioni del fondale oceanico aggravano il problema non solo con eventuali sversamenti di petrolio, ma anche e soprattutto con l’inquinamento acustico provocato.
Leggi: dove avvistare balene e delfini
Come proteggere i cetacei
L’istituzione del Santuario dei Cetacei è certamente un passo importante per la protezione di balene e delfini, tuttavia le leggi non trovano sempre applicazione in mare che pertanto vanifica gli sforzi di conservazione.
All’interno del santuario infatti la pesca è sì regolamentata, ma non vietata in toto.
Quello che serve non solo al Mar Mediterraneo, ma a tutti i mari e oceani del mondo, è una rete di parchi marini vigilati attivamente che proteggono totalmente una percentuale minima del 20% della superficie in modo da garantire l’area minima di protezione degli stock ittici alla base della catena alimentare marina.
Purtroppo questo progetto sognato dagli ambientalisti di tutto il mondo è ostacolato dai tanti interessi locali e regionali che affliggono la nostra società.
Un piano educativo e lungimirante andrebbe finanziato per informare gli addetti del settore della pesca dell’importanza delle aree marine per la conservazione degli stock.
Un altro passo da compiere è quello di bandire l’utilizzo della plastica usa e getta in tutti i paesi del bacino mediterraneo.
Se l’europa si sente il bacino culturale e civile del mondo, allora dovrebbe dimostrarlo con i fatti vietando l’abuso insano della plastica che sta soffocando la nostra società.
Importante inoltre è partecipare come volontari ambientali con le balene e come volontari ambientali con i delfini.
Balene e delfini del Mar Mediterraneo: conclusioni
Il degrado ambientale è ormai un argomento noto alla maggioranza del pubblico, tuttavia l’indignazione generale e il sentimento ecologista non trova sufficiente applicazione sul campo.
Servono fondi, team di ricercatori, istituzioni e professionisti che tutti insieme lavorino per il bene comune del nostro ambiente.
Senza un mare in salute, la specie umana non può prosperare, il mare è una delle fonti principali di proteine animali, di mitigazione del clima, del sequestro di anidride carbonica e soprattutto di relax per la mente umana, il mare rappresenta sin dall’origine dell’umanità un senso di libertà e piacere che non possiamo distruggere.
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