Come si diventa biologo della fauna selvatica

Chi è, cosa fa, come si diventa e quali sono gli sbocchi lavorativi per un biologo della fauna selvatica.

Se vuoi lavorare per la conservazione delle specie animali, leggi l’articolo o guarda tutto il video:

https://www.youtube.com/watch?v=BiADQdG1hcY

Conosciuto a livello internazionale con il nome di wildlife biologist, il biologo faunistico è un professionista che studia gli animali selvatici e il loro rapporto con l’ambiente.

Sono dei professionisti indispensabili per la tutela delle specie selvatiche sempre più a rischio di estinzione.

Il lavoro mira a capire non solo come gli animali interagiscono tra loro, ma anche come interagiscono con le altre specie, con gli umani e con l’ambiente nel suo insieme.

In tempi in cui la fauna selvatica è tornata a ripopolare significativamente i nostri boschi, occorre la figura di un professionista capace di mettere in contatto le esigenze degli animali, con la società degli uomini.

Un bravo biologo della fauna selvatica infatti non conosce solamente la biologia e l’ecologia degli animali da tutelare, ma possiede anche conoscenze giuridiche atte a tutelare le stesse specie che ha studiato.

Il biologo della fauna selvatica conosce gli animali, approfondisce il loro ruolo all’interno dell’ecosistema per poi determinare le migliori strategie per la loro tutela.

Ovviamente molti biologi durante il loro percorso di studi si specializzeranno in una particolare area di studio come determinati ecosistemi o specie.

I biologi della fauna selvatica sono figure professionali estremamente importanti per preservare la biodiversità purtroppo minacciata dalle attività umane.

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Ma come si diventa biologi della fauna selvatica?

Per lo meno in Italia, non esistono dei corsi di laurea specifici capaci di fornire l’intero bagaglio di conoscenze teoriche e pratiche necessario alla professione.

Dopo una laurea triennale in Scienze Scienze Naturali, alcuni percorsi di Scienze Biologiche oppure Agraria, occorre seguire dei percorsi appositi come dei master in Gestione della Fauna Selvatica e fare un tirocinio di tesi che permetta di avviarsi alla specializzazione desiderata.

In Italia ad esempio per diventare biologo della fauna selvatica si può frequentare il percorso di studi proposto dal Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell’Università di Torino.

Qui oltre alla laurea triennale in Scienze naturali, si propone la laurea magistrale in Evoluzione del Comportamento animale e dell’uomo, e la laurea magistrale in Scienze dei sistemi naturali.

In Sardegna segnalo la Laurea Magistrale in gestione, controllo e conservazione della fauna selvatica proposto dall’Università di Sassari.

Molto interessante inoltre il master universitario in Amministrazione e gestione della fauna selvatica proposto dall’Università Ca Foscari di Venezia dove si approfondiscono tematiche importanti quali il rapporto tra le competenze in campo biologico e quelle in campo giuridico, senza trascurare gli aspetti etici, economici e socio-culturali coinvolti nella conservazione della fauna selvatica.

Ovviamente queste sono solo alcune delle possibilità presenti in Italia, se hai delle domande su un particolare corso di studi, scrivimelo nei commenti.

Sbocchi lavorativi biologo della fauna selvatica

biologo fauna selvaticaLa figura professionale che esce da questo percorso sarà un professionista capace di gestire la fauna selvatica, risolvere le annose questioni come il controllo delle specie invasive e alloctone, la gestione del territorio e delle quote caccia, prima di affrontare questo percorso, si deve essere consapevoli delle questioni che si andranno ad affrontare con professionalità basate su solide basi scientifiche e giuridiche.

Un bravo biologo della fauna selvatica conosce bene sia la scienza di base, cioè la scienza che ha come obiettivo la risposta a domande fondamentali, sia la scienza applicata, cioè quella branca della ricerca scientifica che applica le conoscenze di base acquisite per risolvere problemi pratici.

Facciamo un esempio di una domanda che rientra all’interno della scienza di base:

  • perché le zebre hanno strisce bianche o nere, oppure perché le giraffe hanno il collo lungo?

La scienza di base si preoccupa di rispondere a domande fondamentali che non hanno necessariamente un’applicazione pratica, al contrario la scienza applicata deve applicare queste conoscenze alla vita di tutti i giorni.

Un esempio di scienza applicata potrebbe essere: come possiamo progettare una coltivazione di palma da olio che riduca al minimo la perdita di biodiversità e che permetta la sopravvivenza degli orango?

Capire questa fondamentale differenza è importante per definire al meglio il percorso professionale di interesse e specializzarsi nell’ambito che si preferisce.

Generalmente in questo contesto la ricerca applicata è rivolta alla conservazione delle specie e degli habitat naturali.

Comunque puoi decidere di specializzarti in ricerca di base, applicata o entrambe.

Domandati cosa vuoi studiare, cosa ti appassiona di più per poi prendere le giuste decisioni.

I 4 settori lavorativi per il biologo faunistico

All’interno del mondo della biologia della fauna selvatica possiamo riconoscere 4 categorie lavorative.

Ogni categoria di lavoro ha ovviamente le sue caratteristiche e i suoi compiti da svolgere.

Il primo ambito di lavoro è quello accademico, il percorso tradizionale che molti neo laureati sognano di intraprendere. Il punto di arrivo, il traguardo finale è quello di diventare professori universitari, conquistare la propria cattedra, avere un proprio laboratorio che porta avanti i vari filoni di ricerca, insegnare agli studenti e tutte le attività che questo comporta.

Per intraprendere questa carriera il percorso è piuttosto lineare.

Dopo il conseguimento della laurea specialistica, devi ottenere una borsa di dottorato, all’estero conosciuta come PHD, generalmente della durata di 3 anni.

In questo periodo avrai un tuo personale progetto di ricerca da realizzare che sfocerà in una tesi finale.

In questo periodo, nonostante la supervisione di un professore, sarai il responsabile diretto del tuo lavoro, sarà tutto nelle tue mani e determinerai il successo o il fallimento della tua carriera accademica.

E’ un periodo formativo piuttosto impegnativo e selettivo, è qui infatti che spesso si gioca il futuro lavorativo in ambito universitario. Dovrai riuscire a farti pubblicare articoli scientifici su riviste di settore, dovrai iniziare a farti un nome, a creare connessioni, anche internazionali, dovrai saperti gestire tra lavoro sul campo, lavoro di analisi e relazioni.

Il secondo ambito di lavoro per un biologo della fauna selvatica è quello privato: potrai lavorare per ONG , acquari (quelli senza cetacei in cattività), musei, associazioni, enti, aziende, l’ambito è piuttosto ampio, variegato e in continua crescita.

Per farti spazio in questo settore, sia durante sia dopo gli studi ti suggerisco di fare il prima possibile esperienza sul campo attraverso lavori stagionali, partecipazione ad attività di volontariato e a conferenze di settore.

Dovrai pian piano farti un nome, acquisire abilità e crearti un network di contatti e relazioni. Devi sapere infatti che spesso e volentieri molti posti di lavoro non vengono nemmeno pubblicati, ma condivisi attraverso queste reti fatte di contatti diretti e relazioni reali.

Terzo ambito di lavoro, gli enti governativi. In Italia i due esempi principali sono il CNR, il consiglio nazionale delle ricerche e l’ISPRA, l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ma anche uffici ambientali all’interno di regioni, provincie, enti parco e altre strutture governative implicate nella conservazione animale e ambientale.

Puoi iniziare a frequentare questi ambienti direttamente durante il percorso di studi, puoi effettuare qui il tirocinio formativo così da conoscere sin da subito l’ambiente di lavoro e capire quali passi intraprendere per farlo diventare il tuo lavoro.

Quarto ambito, consulente privato, un libero professionista capace di stipulare per conto terzi, generalmente aziende, valutazioni d’impatto ambientale e studi ecologici.

Questo è un settore in costante crescita che offre le opportunità di lavoro probabilmente più redditizie.

Negli ultimi anni, con la rinnovata necessita di proteggere e tutelare gli ecosistemi, le leggi per lo sviluppo economico si sono fatte sempre più stringenti e viene richiesta una sempre crescente mole di studi e valutazioni che sono anche una fonte di lavoro per il biologo della fauna selvatica, il professionista capace di valutare gli impatti sulla conservazione animale.

Un esempio potrebbe essere quello di valutare l’impatto della costruzione di un gasdotto, oppure della costruzione di un albergo su un’isola e altre attività economiche.

Qualsiasi sia la tua area di interesse, oltre ad esperienze, titolo di studio e connessioni personali, è essenziale conoscere bene l’inglese, avere capacità comunicative, di scrittura, di parlare in pubblico ed essere aperti agli spostamenti.

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4 commenti su “Come si diventa biologo della fauna selvatica”

  1. Buonasera Alessandro,
    ho visto che hai citato un master, quello di Venezia, ho visto online che altre Università iniziano a proporre master di questa tipologia. Secondo te si tratta di una buona opportunità formativa, vista la diffusione che sta iniziando ad avere? Non so se hai avuto occasione di leggere i programmi di studio, mi domando se possono essere un buon mezzo per poter avviare un’attività di consulenza, e nel caso nel concreto in cosa potrebbe realizzarsi. Tali master prevedono sempre di effettuare un tirocinio, nell’ottica di avviarsi ad una forma privata di attività in quale tipo di ente consigli di svolgerlo? Contando ovviamente che bisogna crearsi una rete il più possibile locale per poter operare sul territorio.
    Grazie in anticipo dell’opinione, ho colto l’occasione perché erano percorsi che stavo proprio valitando in questo periodo.

  2. Ciao , attualmente sono una studentessa del corso di studi in scienze ambientali e vorrei continuare con una magistrale che mi porti a lavorare con gli animali selvatici . Mi piacerebbe salvaguardare le specie a rischio e, se ce ne fosse la necessità, aiutare quelle ferite ed aiutarle nella riabilitazione. Hai qualche consiglio? Inoltre so che anche a Ferrara è presente un corso sulla biodiversità ed evoluzione, è ugualmente valido? Grazie mille

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