Domanda da un milione di dollari: è possibile allevare il tonno rosso?

E’ possibile allevare il tonno rosso?

Questa è una domanda da miliardi di dollari perché i soldi che girano intorno a questa specie sono da capogiro.

Ciao a tutti ragazzi, io sono Alessandro Nicoletti, biologo marino e fondatore dell’associazione ecologista Keep the Planet e oggi parliamo di allevamento di tonno.

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Il tonno rosso è una delle specie marine più ricercate dal punto di vista commerciale, le sue carni sono oggetto di gare incredibili che hanno fatto la storia delle aste di prodotti alimentari.

In Giappone sono famosi per il sushi e per gli eccessi: un solo esemplare nel 2019 fu venduto alla “modica” cifra di 3 milioni di $.

Il ricco paese asiatico è il primo consumatore al mondo con ben l’80% di tutto il tonno rosso consumato annualmente.

Ad alcuni, compreso il sottoscritto, tutto questo potrebbe sembrare una pura follia, e probabilmente lo è, tuttavia queste notizie da prima pagina ci fanno riflettere circa gli interessi economici che ruotano intorno a questo pesce.

A differenza di altre specie di tonno infatti, il rosso è quello più ricercato per via delle sue carni particolarmente pregiate, per il colore accesso e per l’alto contenuto di grassi.

Diventare un prodotto apprezzato da tutti i chef internazionali che hanno trasformato il tonno in una e vera superstar, ha un prezzo da pagare.

Da specie abbondante, a specie in pericolo critico di estinzione.

Il boom internazionale del sushi

Situazione che è messa in pericolo proprio in questi ultimi anni dove la tradizione millenaria del sushi in Giappone, è diventata una moda senza precedenti.

Nel solo 2019 nella nostra Italia siamo letteralmente impazziti per il sushi, un italiano su due dichiara di amare questi prodotti e la tendenza continua inesorabilmente a crescere.

Ma come sempre accade in natura, se una cosa cresce, un’altra cala, questo significa che più aumenta il consumo di tonno rosso, più diminuiscono gli stock ittici di questa specie.

Come fare quindi per evitare il collasso ecologico della specie?

Proteggere il tonno rosso

Data l’importanza della specie, nel 1966 venne istituito l’ICCAT, The International Commission for the Conservation of the Atlantic Tuna, l’organismo internazionale deputato alla conservazione del tonno rosso e di altre specie oceaniche.

Nel corso dei decenni, questa struttura intergovernativa fu duramente criticata dalla comunità scientifica per il rilascio di quote di cattura eccessive agli stati interessati, tuttavia negli ultimi anni l’approccio è finalmente cambiato diminuendo la quantità di pescato permesso con la conseguente ricrescita degli stock ittici.

Dalle 22.000 tonnellate di tonno pescato del 2008, finalmente l’organizzazione abbassò la quota a poco più della metà per andare incontro alle richieste degli scienziati e degli ambientalisti.

Oggi, gli ultimi dati sembrerebbero dar ragione alle politiche restrittive in quanto 8 dei 13 stock di tonni non sono più sovrasfruttati.

Ma la domanda di sushi e sashimi rimane alta, la pesca illegale pure, così come il rischio del tonno di sparire per sempre dai nostri mari che rimane alto.

L’allevamento dei tonni potrebbe forse un giorno soddisfare la grandissima richiesta di questo animale, tuttavia ad oggi non dobbiamo farci ingannare quando sentiamo parlare di acquacoltura di tonni.

E’ possibile allevare il tonno rosso?

è possibile allevare il tonno rossoA differenza di altre specie molto utilizzate come orate, branzini e salmoni che sono allevate dall’uovo all’esemplare adulto, gli allevamenti di tonni attuali per funzionare devono attingere dagli stock selvatici.

Ogni anno da Aprile a Giugno grandi banchi di tonni entrano in Mar Mediterraneo dall’Oceano Atlantico per riprodursi.

Qui ad aspettarli ci sono imponenti flotte di barche da pesca che li catturano per poi rinchiuderli in grandi gabbie in mare aperto, molte situate lungo le coste maltesi, per poi subire un periodo più o meno lungo di alimentazione controllata

Questa fino ad oggi è quello che si intende per allevamento di tonni, una pratica completamente insostenibile perché non solo gli esemplari nelle gabbie sono selvatici, ma per essere alimentati in cattività si necessitano tonnellate di altri piccoli pesci come sardine e sgombri che a loro volta sono pescati in grandi quantità per il sostentamento dei tonni.

La verità è che i tonni sono animali che mal sopportano la cattività e che pertanto sono molto difficili da allevare.

Uno dei primi problemi che da oltre 30 anni i ricercatori provano a risolvere è l’altissima mortalità delle larve dei tonni che non riescono a superare le prime settimane di vita.

Sono stati investiti ingenti capitali per riuscire a chiudere il ciclo biologico dall’uovo all’esemplare adulto, sono stati compiuti grandi passi in avanti, ma è ancora lontana la fattibilità dell’impresa.

Questo è solo uno dei problemi che per anni stanno impedendo l’allevamento dei tonni, una delle sfide infatti è anche l’incapacità dei giovani tonni di vivere nelle vasche.

Dobbiamo considerare che il tonno è un animale straordinario che nuota per centinaia di miglia al giorno in mare aperto, ha un’ecologia complessa e variegata, è un pesce pelagico migratorio, molte delle fasi biologiche del tonno sono ancora sconosciute e sicuramente difficili da replicare in vasca o gabbia.

Ma ovviamente, difficile non significa impossibile.

Dopo quasi 40 anni di ricerche e annunci, la Kinday University in Giappone reclama il successo del completo controllo del ciclo biologico del tonno, dall’uovo all’ adulto, passando per la larva.

In Giappone la Kindai University ha addirittura aperto due ristoranti con i loro tonni di allevamento, ma al momento non si hanno dati verificabili circa il ciclo produttivo utilizzato.

Nonostante i proclami, attualmente, almeno qui da noi in Europa, siamo ancora in fase sperimentale sia per motivi tecnici, sia per motivi economici.

Se è possibile gestire il ciclo biologico del tonno dal punto di vista scientifico, questo non significa che sia anche profittevole.

Negli impianti sperimentali infatti le morie sono ancora molto alte così come i costi produttivi.

La grande difficoltà di allevare il tonno rosso infatti risiede anche nei mangimi che devono contenere alte quantità di pesci selvatici che non sono sostenibili né dal punto di vista ambientale, né da quello economico.

Per un chilo di tonno, sono necessari 15 kg di altro pesce, dopo la moria della larve, questa è la seconda grande problematica che la scienza non è ancora riuscita a risolvere.

Il tonno è un top predator situato tra i vertici della catena alimentare, non a caso è denominato la tigre degli oceani.

Se sulla terraferma non alleviamo tigri, ma polli, un motivo c’è.

Se è vero che per soddisfare la grande richiesta di prodotti ittici per una popolazione sempre più esigente, la sola risposta può arrivare solo dall’acquacoltura e dai miglioramenti tecnologici, nel caso del tonno forse questo non è poi così vero.

Per la conservazione della specie dovremmo semplicemente ridurre il consumo modificando i nostri gusti e diete.

Il futuro del tonno dipende anche da noi, noi semplici cittadini possiamo infatti diventare cittadini consapevoli che per il bene delle specie marine in pericolo come il tonno rosso, sono capaci di fare dei sacrifici.

Nonostante sia un prodotto molto ricercato e non è possibile impedire per legge il consumo del tonno, noi possiamo dare il nostro piccolo contributo riducendo il nostro consumo personale.

Forse, invece del sushi, la prossima volta al ristorante dovremmo ordinare una pepata di cozze.

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