L’alimentazione dei pappagalli granivori per aiutare la conservazione

Con estremo piacere ospito un intervento di Simone Durigon, esperto di allevamento pappagalli e consigliere dell’Associazione Italiana Allevatori Pappagalli (AIAP). Insieme a lui parleremo dell’alimentazione dei pappagalli.

Salve a tutti gli amici di Keep the Planet, mi chiamo Simone Durigon, sono nato nel 1984 e vivo a Cisterna di Latina, un piccolo centro dell’agro pontino. Fin da quando avevo 7 anni, allevo uccelli esotici con grande predilezione per i pappagalli.

Come già accennato da Alessandro, faccio parte del consiglio direttivo dell’Associazione Italiana Allevatori Pappagalli (AIAP) e possiedo un allevamento amatoriale basato principalmente su:

  •  Pappagalli neotropicali (Specie sudamericane dei generi Pionites e Pionus)
  • Pappagalli africani (Alcune specie del genere Poicephalus).

L’obiettivo principale dei miei sforzi di allevatore, è lo studio, la conservazione e la creazione di nuove generazioni delle specie che possiedo, rigorosamente nella loro forma naturale.

La mia personale idea di allevamento non concepisce alcuna forma di ibridazione / meticciamento o mutazione, ma tende a valorizzare il patrimonio genetico e comportamentale puro di ogni specie, tentando anche di ricreare le condizioni ambientali naturali per gli animali ospitati.

Una corretta alimentazione è alla base di una vita salutare, nei pappagalli, come in ogni altro essere vivente.

Allo stesso modo, le principali cause di patologie derivano proprio da regimi alimentari squilibrati e non idonei.

In natura, i pappagalli scelgono e mangiano necessariamente ciò che gli offre la “nicchia ecologica” in cui si sono evoluti, vale a dire, l’ambiente che naturalmente ne ha selezionato le loro caratteristiche.

Una situazione tale, rappresenta la “dimensione ideale”, infatti, il loro organismo assume esattamente le sostanze di cui necessita, senza dover applicare una logica di regolazione.

In cattività, la dieta giornaliera va ponderata adeguatamente, perché è impossibile offrire la totalità dei cibi consumati in natura, inoltre, i pappagalli sono notoriamente inclini ad assecondare i loro gusti, e spesso, non coincidono con le sostanze che giovano alla loro salute.

In questa articolo fornirò le informazioni generali sui principali alimenti utilizzati nell’alimentazione dei pappagalli granivori, con accenno alle specie da me allevate.

Sono esclusi i lori e lorichetti in quanto meriterebbero un approfondimento specifico per le loro esigenze di nettarivori/frugivori.

Alimentazione nei pappagalli granivori

Le tipologie di alimenti consumati in natura, sono estremamente varie: semi freschi o lattiginosi, frutta e vegetali in genere, fiori, bacche, gemme, foglie, insetti, larve, nettare, polline, argilla, tutti nelle adeguate quantità.

Rispetto al passato, oggi si conoscono meglio le esigenze nutrizionali delle varie specie, ma ancora c’è molta strada da percorrere in questo senso.

In ogni caso, ci sono sufficienti indicazioni per replicare con cibi diversi, il fabbisogno di zuccheri, grassi, proteine, vitamine, minerali, fibre ecc.

Ad esempio, i pappagalli neotropicali (Pionus, Pionites, Forpus, Brotogeris, Triclaria ecc.), le amazzoni e i vari cacatua (tranne i neri), hanno bisogno di molti alimenti freschi (frutta e verdura), pochi grassi e una discreta quantità di proteine.

Questi pappagalli necessitano quindi di una dieta leggera, povera di calorie, dove le erbe, i piccoli semi di graminacee e la frutta non mancano mai, pena incorrere in problemi di obesità e patologie epatiche.

Al contrario (generalizzando), i pappagalli africani (Poicephalus, Psittacus), le ara, i cacatua neri, alcuni conuri ed alcuni Psittacula, presentano un regime alimentare più calorico, facendo un discreto uso di noci, datteri, semi oleosi e cibi ricchi di grassi e oligoelementi.

C’è da dire che tutti i pappagalli hanno una grande predilezione nel consumare semi oleosi, primo su tutti il girasole.

La ragione di questa tendenza è prettamente evolutiva: i cibi ricchi di calorie, garantiscono energia per più tempo in confronto agli altri, così i pappagalli tendono a consumarne in grande quantità per “investire” in riserve energetiche, che nell’ambiente naturale sarebbero ottime soluzioni per la sopravvivenza.

Modalità di alimentazione

Allo stato attuale, decenni di osservazioni empiriche, divulgazione, studi, prove e risultati di allevamento, hanno permesso di conoscere più approfonditamente sia le modalità di somministrazione più adeguate, sia le effettive caratteristiche dei cibi più coerenti con i fabbisogni specie-specifici e stagionali.

Personalmente sono convinto che un’alimentazione integrata e ben bilanciata sia la chiave per il successo riproduttivo e la longevità dei soggetti: di seguito troverete elencati i cibi che offro ai miei pappagalli:

Miscele di sementi secche.

Usate da sempre in campo ornitologico, le miscele secche sono ben accette dagli animali, ma abbastanza carenti soprattutto dal punto di vista vitaminico e minerale.

Usare solamente miscele secche, significa esporre i propri animali a pesanti squilibri metabolici nel tempo, perciò, è importante usare sempre i semi in associazione ad altri cibi, e soprattutto, limitare la quantità di semi oleosi nella miscela (girasole, cartamo, lino ecc.).

I semi più usati sono avena, miglio, scagliola, canapa, grano saraceno, cartamo, girasole bianco o striato, frumento, riso, e molti altri.

Un buon modo per equilibrare le miscele è inserirvi una parte di semi di cardo mariano, notoriamente depurativi naturali del fegato e dei reni.

Di seguito la tabella che riassume la quantità di grassi e proteine di alcuni dei semi più utilizzati:

Seme %Grassi %Proteine
Zucca 46 24
Girasole striato 45 23
Cartamo 38 16
Girasole bianco 34 17
Canapa 32 20
Avena 7 17
Scagliola 6 15
Miglio 4 12
Frumento 3 12
Grano saraceno 3 13
Risone 2 7

La quantità di sementi che fornisco è sempre pari e mai superiore al 40-50% del pasto giornaliero, in modo da limitarne il consumo e fare in modo che anche gli altri cibi della razione siano consumati senza sprechi.

Nel mio allevamento, il periodo di somministrazione dei semi secchi parte da agosto-settembre e termina gradualmente tra l’inizio di febbraio e la metà di aprile, dove sarà completamente sostituito dalla miscela di legumi e cereali bollita o ammollata, e talvolta, da una miscela di semi e legumi germinata.

I rischi che si corrono usando solamente semi secchi, riguardano soprattutto la carenze di elementi troppo importanti per l’organismo degli uccelli: la vitamina A (essenziale per le mucose, pelle e piumaggio), il calcio (fondamentale per la salute delle ossa e durante la riproduzione) e le proteine (responsabili della corretta crescita dei piccoli, di un buon ricambio del piumaggio, nonché di numerose altre funzioni).

Tali rischi diminuiscono sensibilmente facendo germinare la miscela di semi per 48 ore (24h in ammollo + 24h in setaccio coperti da un panno umido).

Il processo germinativo aumenta notevolmente la quantità di vitamine, e rende molto più assimilabili le proteine disponibili. Inoltre, i grassi diminuiscono.

L’uso dei semi germinati apporta i massimi benefici quando il germoglio non supera il mezzo centimetro di lunghezza: ben asciugati con una centrifuga o del pastone secco, sono letteralmente presi d’assalto dagli uccelli che ne divorano in pochi minuti la parte commestibile.

Durante lo svezzamento dei nidiacei è bene fare attenzione nel somministrarli solo poche ore al giorno, evitando una carica batterica troppo “invadente” per i piccoli.

Estrusi

Gli estrusi rappresentano l’ultimo ritrovato dalla zootecnia degli uccelli esotici, e, soprattutto negli ultimi 15 anni, hanno invaso corposamente il mercato dei cibi per uccelli.

Il vantaggio degli estrusi è che si presentano esattamente come le famose crocchette per cani e gatti, quindi, in ogni singolo granulo, sono contenute le stesse sostanze bilanciate della ricetta che la casa produttrice ha realizzato.

Altro vantaggio, è lo scarsissimo contenuto di umidità, che rende questo prodotto molto meno contaminabile da funghi e batteri.

Esistono estrusi specie-specifici ed estrusi generici; per riproduzione o per periodi di riposo; in pezzature grandi o in granuli molto piccoli; colorati artificialmente o grezzi, ecc.

Io utilizzo un estruso multispecie, per circa il 40% della razione giornaliera.

Lo fornisco sempre in una ciotola separata dal resto dei cibi per evitare sprechi, e per fare in modo che non venga inumidito dalla frutta.

Di solito i pappagalli mangiano l’estruso solo dopo aver terminato tutti i semi o i legumi, quindi, è importante controllare i consumi e gestire bene le quantità.

Gli estrusi possono benissimo rimanere nei contenitori per più giorni, a patto che non siano stati sporcati o inumiditi.
Ritengo molto importante l’utilizzo degli estrusi, per lo meno nei grandi pappagalli, in quanto forniscono (teoricamente) un insieme degli elementi nutrizionali necessari, per cui, garantiscono un’ assunzione minima di nutrienti che i pappagalli non riuscirebbero ad assorbire facilmente dagli altri cibi, bilanciando così l’alimentazione.

Certamente, si può offrire un ottimo regime alimentare anche senza gli estrusi, ma sarebbe molto complicato ampliare la varietà della dieta, e soprattutto, richiederebbe un quantità di tempo che solo gli allevatori di qualche decade fa potevano permettersi.

Dall’altro lato, utilizzare solamente gli estrusi nell’alimentazione dei pappagalli è cosa altrettanto sconsigliabile: un cibo dalla forma, gusto e colore sempre uguali, non farebbe altro che annoiare e impoverire la vita “psicologica” degli animali.

E’ sicuramente preferibile una soluzione di compromesso che veda presenti almeno altre 2-3 categorie di cibi oltre agli estrusi, soprattutto freschi e non essiccati.
Alcuni allevatori si affidano totalmente all’estruso, senza fornire altro; altri, lo vedono come un diabolico prodotto

lavorato industrialmente di cui non possono conoscere tutti gli ingredienti che sono contenuti all’interno e lo evitano rigorosamente.

Personalmente, credo che la soluzione dei mangimi estrusi sia un ottimo “bilanciatore”, che ci permette di stabilizzare la dieta di molte specie senza incorrere in problemi di obesità o carenze di vitamine, ma sono anche convinto che possano essere addirittura dannosi, se usati in quantità eccessive.

Alcune coppie possono essere scoraggiate dagli estrusi quando devono allevare i piccoli, altre possono esibire comportamenti aggressivi (se si usano troppo gli estrusi da riproduzione), per alcune specie particolari, invece, gli estrusi risultano troppo nutrienti, ed è bene ricordare che l’eccesso di alcune sostanze è pericoloso quanto la carenza delle stesse.

Frutta e verdura fresca

I vegetali e la frutta sono un altro ingrediente basilare della dieta equilibrata: fonti di vitamine, calcio e sali minerali, in natura vengono consumate in grande quantità.

In cattività è bene fornire quotidianamente frutta e verdura, meglio ancora se vengono rispettate le disponibilità stagionali o se provengono dall’orto di casa.

Se non si conosce la provenienza, è bene lavare i frutti in acqua e bicarbonato.

I più utilizzati per i pappagalli sono: mela, pera, banana, melograno, arancia, mandarino, fragola, pesca, melone, mango, papaia, anguria, kiwi, uva, frutti di bosco, ecc., l’unica accortezza da prendere è limitare il consumo eccessivo di frutti con alto contenuto di vitamina C, onde evitare l’eccesso di ferro nel sangue, dannoso agli uccelli in generale.

Anche per quanto riguarda le verdure c’è una gran varietà: cicorione, carota, zucchina, peperone, finocchio, melanzana, spinaci, radicchio, sedano, broccolo, cavolo, zucca, erbe prative, ecc.

I frutti o vegetali da evitare sono: l’avocado (altamente tossico) e le erbe come prezzemolo e basilico (moderatamente tossici), infine, la lattuga che non crea alcun problema, ma è poverissima di nutrienti, quindi sconsigliata.

Personalmente fornisco ogni giorno frutta e verdura sotto forma di una macedonia tagliata poco prima in piccoli cubi e ben mescolata.

La servo sempre accanto ai semi secchi o insieme ai legumi e la offro per tutto l’anno, ad eccezione di un breve periodo tra la metà di novembre e l’inizio di gennaio, per non stimolare le coppie alla riproduzione prima del tempo (il cibo umido stimola gli accoppiamenti).

In alternativa, si può fornire la verdura in foglie incastrata tra le sbarre della voliera: verrà consumata con più interesse dagli animali.

Se volete invece appendere la frutta dovete utilizzare appositi stiletti in acciaio che permettono di realizzare dei veri e proprio spiedini di frutta mista, sui quali i pappagalli si aggrapperanno per mangiarne la polpa.

C’è da dire che la nostra frutta o verdura non è nemmeno paragonabile a quella che cresce ai tropici , divorata dai pappagalli selvatici:

E’ quindi importante assortire bene la fornitura giornaliera e non limitarsi a dare uno spicchio di mela (peraltro molto povera di vitamine).

Di seguito sono riportate le tabelle relative ai frutti e gli ortaggi che contengono maggiormente vitamina A e calcio:

Frutto/Ortaggio Calcio

(mg/100gr)

Tarassaco 316
Cicoria 150
Broccoli 97
Spinaci 78
Arance 49
Piselli 45
Carote 44
Radicchio 36
Fragole 35

 

Frutto/Ortaggio Vit. A

(retinolo equivalente-µg)

Carote 1148
Tarassaco 992
Peperoncini 824
Zucca 599
Mango 533
Spinaci 485
Peperoni rossi 424
Albicocche 360
Papaia 265
Sedano 207

I Pionites sono i più avidi divoratori di frutta, seguiti dalle amazzoni, Pionus e Psittacula.

La dose giornaliera che offro è di 3 cucchiai di macedonia al giorno per coppia.

Gli africani e le ara ne consumano una minor quantità, anche se le specie piccole ne assumo 1-2 cucchiai, mentre quelle più grandi anche 2-3.

E’ bene insistere con i vegetali anche quando sembra che i pappagalli proprio non si interessano a loro, molte volte, è solo questione di tempo per abituarsi.

Miscele di legumi e cereali

I misti di legumi e cereali rappresentano un’ottima alternativa ai semi secchi, e ritengo che siano indispensabili quando i pappagalli allevano la prole. Infatti, sono un’eccellente fonte di proteine e carboidrati, poveri di grassi e, se forniti germinati, garantiscono anche una corposa quantità di vitamine.

Si possono acquistare miscele di legumi e cereali secchi per poi prepararli in casa, in ammollo, quando lo si desidera, volendo, si può surgelare il preparato e poi scongelare la quantità desiderata ogni giorno.

Le ditte specializzate producono ottime miscele per pappagalli, ma è possibile anche acquistare una miscela destinata ai colombi e successivamente addizionare legumi a seconda delle esigenze personali.

I componenti principali di queste miscele sono: frumento, mais, veccia, favino, fagioli di varie qualità, lenticchie, piselli, sorgo, ceci, soia (da fornire solamente cotta), ecc.

Se si desidera bollire la miscela dopo 8-12 ore di ammollo, si ottiene un composto molto simile ad una zuppa, dalle proprietà organolettiche eccellenti.

La bollitura “uccide” parte delle vitamine, ma queste possono essere recuperate con integratori o semplicemente fornendo frutta, verdura ed estrusi. Inoltre, la morbida consistenza ottenuta, risulta utilissima nel favorire il passaggio del cibo dei pappagalli ai loro nidiacei di pochissimi giorni.

In alternativa, si possono lasciare in ammollo per 48 ore, e scolare il tutto al momento della fornitura, oppure, farli germinare o germogliare.

La miscela di legumi e cereali, funge anche da input per stimolare i pappagalli al periodo riproduttivo in quanto “simula” le condizioni ambientali del cambio di stagione.

Infatti, al comparire dei germogli, gli animali “realizzano”, che, nei periodi a seguire, ci sarà molta abbondanza di cibo, decidendo quindi di accoppiarsi ed allevare i piccoli.

Uso questa miscela da febbraio-marzo fino a settembre, sostituendola alla quantità di miscela secca, ma associandola comunque agli estrusi e ai vegetali.

Pastoni

I pastoni o pastoncini, sono prodotti sotto forma di sfarinato largamente usati dagli allevatori di canarini esotici ecc, oggi molto in voga anche nei pappagalli.

Quasi sempre a base di uova e prodotti del panificio, oggi si può scegliere tra moltissime ditte che forniscono pastoni per tutte le esigenze: morbidi, secchi, con uova o senza, con più proteine o più grassi, con miele, insetti o altre aggiunte ecc.

Io fornisco il pastone solamente come integrazione per brevissimi periodi, ad esempio durante l’allevamento dei nidiacei, o quando desidero mescolarvi all’interno prodotti in polvere o l’olio di palma rossa (toccasana per le specie africane).

Volendo, si possono utilizzare anche piccole quantità di pastone per insettivori o per tucani, con dentro proteine animali (insetti o gamberetti).

I caicchi sembrano gradire moltissimo una soluzione del genere, ma il mio consiglio è di usare esclusivamente pastoni di ditte conosciute ed affidabili.

Frutta secca

La frutta secca può rappresentare un diversivo che è molto gradito ai pappagalli, la presenza di grassi e oligoelementi la rende molto appetibile e gustosa al palato degli animali, inoltre è una fonte genuina di omega 3 e vitamine o di zuccheri semplici (fichi secchi e uvetta).

E’ buona regola utilizzare solamente la frutta secca che viene venduta per uso umano, viste le maggiori garanzie di conservazione.

Nel caso delle derrate destinate all’alimentazione animale, ci sono altissimi rischi di contaminazione da aflatossine e muffe, invisibili sul frutto, ma pericolosissime per i pappagalli.

Sguscio sempre la frutta secca che fornisco, poco prima di offrirla, mentre faccio bollire per almeno 3-4 minuti i fichi secchi.

Le specie africane e le ara possono ricevere qualche noce o nocciola anche 3-4 volte la settimana, ma andrebbe limitata moltissimo la frutta con guscio per tutti gli amazzonici e neotropicali compresi i cacatua bianchi e rosa, offrendo qualche volta uva sultanina o fichi secchi bolliti.

Frutta secca / disidratata Calcio

(mg/100gr)

Lipidi

(gr/100gr)

Proteine

(gr/100gr)

Noci 83 68 14
Noci pecan 61 71 8
Nocciole 150 64 14
Mandorle 240 56 22
Arachidi 64 50 29
Fichi secchi 186 3 4
Uva sultanina 78 1 2

Ricordo che i grassi maggiormente benefici per l’organismo dei pappagalli sono contenuti nelle nocciole ed in parte nelle noci, quindi è consigliabile usare queste tipologie più che altre.

Cibi “naturali” o “selvatici”

Questa categoria di cibi è estremamente importante al fine di offrire elementi che arricchiranno i pappagalli sia dal punto di vista psicologico, che alimentare.

Offrire erbe spontanee (tarassaco, centocchio, cicorione, romice, cardo ecc..), spighe immature (grano, orzo, avena, grano saraceno, panico di diverse varietà ecc..), pannocchie di mais allo stato lattiginoso e quant’altro, aiuterà a completare ed arricchire una dieta che spesso è piena di cibi lavorati a livello industriale, come quelli che si sono elencati in precedenza.

Riscoprire il gusto di manipolare, assaporare, sbucciare direttamente dalle parti della pianta stessa, sarà un’esperienza coinvolgente e stimolante per ogni specie, soprattutto se impegnati ad allevare la prole.

Per le specie africane, o le ara, sono graditissimi ed indicati i frutti delle più comuni palme dei nostri giardini, mentre vanno bene per ogni altro pappagallo le spighe e le erbe sopra elencate, incluso il mais che viene letteralmente divorato.

Utilizzando queste integrazioni si potranno abbassare i costi sostenuti e gli animali riceveranno i benefici delle vitamine ed antiossidanti contenuti nelle piante, ben prima che le loro parti siano essiccate.

Insetti o larve

E’ dimostrato che in natura i pappagalli si nutrono anche di piccole quantità di insetti o larve, fonte di proteine nobili.

In cattività il loro utilizzo non è necessario, ma possono essere fornite saltuariamente, soprattutto per stimolare i maschi all’accoppiamento, prestando grande attenzione a non esagerare.

Le tarme della farina possono essere somministrate in vivo, in ragione di pochissime unità al giorno.

Alcune specie come i caicchi le gradiscono, ma non consiglio di fornire più di 5 tarme al giorno per un massimo 7 giorni, e solo immediatamente prima degli accoppiamenti.

Si possono anche utilizzare gamberetti essiccati, ma non è una soluzione che ho mai sperimentato.

Integratori artificiali

Gli integratori artificiali riguardano tutti quei prodotti che vengono confezionati appositamente per uccelli, in polvere, liquidi o sotto forma di blocchi minerali.

Anche in questo caso, non ci sono indicazioni precise e il loro uso dipende molto dalle esigenze personali dell’allevatore.

Esistono integratori di polivitaminici, probiotici, prebiotici, minerali, aromatizzanti, disintossicanti, antistress, naturali ecc.

Il mercato fornisce ampissima scelta, ma consiglio di usare solamente quelli in polvere e mischiati nel cibo visto che i prodotti da sciogliere in acqua perdono in pochi minuti tutte le loro proprietà e vengono assorbiti con molta difficoltà.

Consiglio l’uso polivitaminici ed antistress in caso di uccelli appena trasportati o in convalescenza; probiotici, per le coppie che allevano i piccoli o dopo trattamenti farmacologici; carbonato di calcio in polvere, prima della stagione riproduttiva.

Inoltre, in ogni voliera di può appendere un blocco di minerali realizzato artigianalmente, che può essere utilizzato come fonte di calcio e sali minerali, oppure come diversivo per limare il becco.

Tra gli ingredienti per la preparazione figurano: cemento, calce, sabbia calcarea, carbone vegetale, sale, argilla cotta e osso di seppia sbriciolato.

Alimentazione pappagalli: conclusioni e bibliografia

Per finire, ricordo, come in precedenza, di prestare molta attenzione alla qualità degli alimenti.

I pappagalli possono essere molto sensibili alle sostanze dannose che attaccano i cibi quando vengono conservati in cattive condizioni, o quando sono semplicemente realizzati con ingredienti di scarto.

Spendere qualche euro in più per buoni cibi, può significare garantire vita lunga e stare al riparo da imprevisti spiacevoli.

Bibliografia

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Low R. (2012). “Parrots and finches healthy nutrition”. Insignis publications.
Massa R. (2001). “I pappagalli africani”. Edizioni FOI.
Silva T. (1991). “Psittaculture”. Silvio Mattacchione & Co.
Sweeney R. (2001). “Pionus parrots: a complete guide”. Silvio Mattacchione & Co.

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